Un colpo di scena inaspettato nella vicenda legale che ha coinvolto Franck Davidovici e Jeff Koons intorno alla sua opera “Fait D'Hiver“ (valore di 4.297.000 $). Il fotografo francese che l'8 novembre ha vinto il caso contro
Koons, incassando 168.000 $ come risarcimento per l'imitazione della campagna pubblicitaria da lui realizzata nel 1985 per
il marchio di abbigliamento Naf-Naf, ora potrebbe essere a sua volta citato in giudizio da Elisabeth Bonamy coautrice della stessa pubblicità.
Elisabeth Bonamy, infatti, è stata coinvolta dall'avvocato di Davidovici solo in un secondo momento e solo per paura che Koons
scoprisse il suo coinvolgimento nella produzione della campagna fotografica. Ma, a seguito di un suo rifiuto a schierarsi
contro Koons, la corte ha emesso un mandato di comparizione obbligatorio forzandola a scegliere se schierarsi a fianco di
Davidovici o rinunciare a tutti i suoi diritti autoriali. Così è stato: la Bonamy ha deciso di rinunciare ai suoi diritti
d'autore a patto che il suo nome apparisse ogni volta che la vicenda veniva citata dalla stampa e, nel caso di vittoria, le
venisse riconosciuta una somma simbolica rimasta confidenziale. Ma dopo la vittoria di Davidovici, la direttrice creativa
della campagna, vincitrice del prestigioso premioClub des Directeurs Artistiques, non ha visto rispettati i patti e ha accusato a sua volta il fotografo per appropriazione indebita.
I diritti di proprietà. Quello di Koons, Davidovici e Bonamy è solo uno degli ultimi casi legali che ha visto diversi autori scontrarsi sull'appropriazione
non autorizzata di un prodotto creativo. Nell'epoca della riproduzione compulsiva delle immagini, i diritti di proprietà morale
ed economica alimentano, infatti, la maggior parte di questi scontri. Sebbene esista il diritto d'autore, che ha proprio lo
scopo di tutelare e regolare la riproduzione dei frutti dell'attività intellettuale, quando si parla di fotografia è importante
ricordare che non tutti i lavori fotografici sono tutelati da questo diritto. In Italia, la Legge sul Diritto d'Autore (L.
N 633/1941 “Protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio”) distingue tre categorie fotografiche
a cui sono associate diritti di paternità e utilizzo completamenti diversi: le foto come opere d'arte, le semplici foto, cioè
immagini ottenute con processo fotografico, e le fotografie documentarie.
La definizione di fotografia come opera d'arte dipende dalla presenza di un carattere creativo, ovvero la capacità di un autore
di intervenire in modo da evocare suggestioni ed emozioni oltre la mera perizia tecnica e l'esperienza pratica acquisita,
come l'originalità dell'inquadratura, della prospettiva, dell'impostazione dell'immagine o di qualche altro accorgimento che
non ci sarebbe stato senza un intento espressivo. A prescindere dall'apposizione di una firma, l'autore di una foto che presenta
carattere creativo beneficia del diritto di utilizzare economicamente l'opera in ogni modo e di vietare che la stessa venga
utilizzata senza il proprio consenso. Accanto a tali diritti patrimoniali, il fotografo beneficia anche del diritto di rivendicare
la paternità dell'opera e quello di opporsi a qualsiasi modificazione. Inoltre, le fotografie considerate opere d'arte beneficiano
anche del diritto di seguito: un compenso percentuale sul prezzo di ciascuna vendita successiva alla prima, spettante all'autore
nonché ai suoi eredi fino al settantesimo anno successivo alla morte dell'ideatore. In mancanza di carattere creativo, invece,
il fotografo è titolare dei soli diritti di riproduzione, diffusione e vendita della fotografia. Alle fotografie che si limitino
ad una mera riproduzione documentale la legge non accorda, invece, alcuna tutela.
Gli artisti appropriazionisti. Nonostante questa categorizzazione giuridica, la distinzione e quindi la tutela tramite diritto d'autore non è sempre semplice.
Le vicende giudiziarie di Richard Prince, che per decenni ha lavorato al limite dell'Appropriazionismo artistico possono aiutarci a capire quanto sia difficile definire
lo stato di creatività e il soggetto legale nella fotografia. Famosissimo è lo scontro del 2013, che lo ha visto accusato
da Patrick Cariou per aver rielaborato e utilizzato 41 immagini contenute nel suo libro fotografico “Yes Rasta” (PowerHouse Books, 2000, 60
$) nella produzione della serie “Canal Zone”. Per questo caso, nel 2015 Prince è stato assolto dall'accusa di Appropriazionismo, in quanto il suo intervento è stato
definito trasformativo e senza alcun intento di dialogo con l'estetica dell'opera documentaria di Cariou. Al contrario, nel
caso del 2017 contro il fotografo Donal Graham, queste ragioni non sono bastate per scagionare Prince dalle accuse di plagio: il suo intervento alla foto “Rastafarian Smoking a Joint” scattata da Graham nel 1997 non è stato, infatti, ritenuto sufficientemente incisivo. Stiamo parlando di una delle 38 stampe
dal valore di 100.000 $ ciascuna ed esposta nella mostra prodotta dalla Gagosian Gallery“New Portraits” (2014), che altro non erano che gli screenshot di scatti trovati su Instagram e pubblicati da altri utenti.
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