Ogni legge di bilancio ha, nelle misure dedicate alla “Cultura”, uno degli indicatori più sensibili. Spesso trascurate dall'informazione
non specialistica se non per casi clamorosi, le decisioni prese riguardo agli ambiti delle arti, del teatro, del cinema, dell'editoria,
gli interventi su musei e biblioteche o gli istituti di diversa vocazione, o ancora l'atteggiamento rivolto all'offerta e
al consumo di “prodotti culturali” consentono una lettura rivelatrice, se è vero che lo sguardo in questa direzione, attento
a profili considerati (a torto) di non immediato rilievo sull'economia, dà conto delle intenzioni e delle inclinazioni più
profonde del Governo in carica.
In questo senso è rilevante tentare una lettura di sintesi di quanto previsto dal testo della legge di bilancio per il 2019
alle soglie della sua approvazione, andando a vedere nel dettaglio sia i tagli che le contribuzioni previsti.
Le voci in entrata. Iniziamo dalle misure di contenimento della spesa e da quelle che, attraverso la riduzione di agevolazioni, portano comunque
a voci di entrata. Tra queste vi sono alcuni degli interventi che hanno sollevato già più clamore, non solo perché “dolorose”,
ma anche per il fatto che colpiscono attività particolarmente “sensibili”, mostrando i limiti di visione e progetto di una
manovra realizzata in corsa. Ben nota e non propriamente specifica per il settore qui in esame, è la decisione (comma 29-octiesdecies)
di abrogare l'art. 6 del dPR 601/1973 che dimezzava (dal 24 al 12%) l'IRES per soggetti operanti a scopi non commerciali.
L'incidenza sulle realtà alla nostra attenzione è di fatto fortissima, se si considera che, tra gli altri, sono interessati
(lett. b) “istituti di istruzione e istituti di studio e sperimentazione di interesse generale che non hanno fine di lucro,
corpi scientifici, accademie, fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, di esperienze e ricerche aventi
scopi esclusivamente culturali”.
Le entrate attese ammontano a circa 118 milioni di euro, cifra che non giustifica davvero la messa in crisi di centinaia di
realtà operanti nel Paese, indispensabili per coprire lacune e insufficienze dell'azione delle amministrazioni pubbliche.
Tagli ai crediti d'imposta su librerie, prodotti editoriali e sale cinematografiche. In secondo luogo, al fine di “assicurare effetti positivi sui saldi di finanza pubblica non inferiori a 5.590.250 euro annui, a decorrere dal 2020” la legge finanziaria (comma 471) determina un taglio molto significativo del credito d'imposta per gli esercenti delle sale cinematografiche (quasi 4 milioni di euro), librerie (-1,25 milioni di euro) e imprese che realizzano prodotti editoriali (-375 mila euro).
Abrogazione dei fondi all'editoria e alle radio private. Rispetto all'editoria, però, è ancor più rilevante la riduzione progressiva dei contributi diretti per le imprese editoriali
di cui Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione (istituito con l. 198/2016) che, a detta del Sottosegretario
all'Editoria, dovrebbe portare a un risparmio di circa 100 milioni nel prossimo biennio. Rivolta solo ai “quotidiani e periodici
di imprese cooperative di giornalisti, testate edite da società senza fini di lucro e giornali delle minoranze linguistiche”
la misura prevede una riduzione del contributo pubblico, rispetto alla parte eccedente i 500mila euro, del 20% per il 2019;
del 50%, per il 2020 e del 75% per il 2021 finché, dal 1° gennaio 2022, sarà del tutto abrogato.
Per contro, “al fine di perseguire obiettivi di valorizzazione e diffusione della cultura e del pluralismo dell'informazione,
dell'innovazione tecnologica e digitale e della libertà di stampa” si prevede che uno o più DPCM individuino modalità per
il sostegno e la valorizzazione di progetti, da parte di soggetti pubblici o privati, mirati a “diffondere la cultura della
libera informazione plurale, della comunicazione partecipata e dal basso, dell'innovazione digitale e sociale, dell'uso dei
media, nonché progetti volti a sostenere il settore della distribuzione editoriale anche avviando processi di innovazione
digitale”.
La decisione, forse la più esplicitamente “ideologica” della manovra e già fortemente contestata, appare francamente avventata.
Ricade su alcune delle testate più “fragili” presenti sul mercato (Avvenire, Italia oggi, Libero, Manifesto e Il Foglio) e
ben poco fa per aprire a un futuro di informazione “popolare” che soltanto si immagina radioso, e che piuttosto apre a scenari
inquietanti di notizie approssimative e mai verificate.
Le voci “in uscita” sono molto più articolate e meno note. Vista la varietà di dinamiche con cui si operano i diversi finanziamenti, proviamo a esaminarle per tipologia di intervento.
Politiche per il personale. 1. Le assunzioni (e gli scorrimenti) al MiBac. Cominciando dalle misure più “strutturali”, e in coerenza con le (sole memorabili)
dichiarazioni del ministro, il MiBac è autorizzato “ad esperire procedure concorsuali oltre gli attuali limiti imposti dalle leggi, per l'assunzione” di 500 unità
di personale di qualifica non dirigenziale sia nel 2020 che nel 2021. Inoltre (comma 181), nel limite di spesa di 3,75 milioni
di euro (circa 100 posti), si prevedono scorrimenti della graduatoria di concorso del 2016 “al fine di garantire una migliore
azione di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale nazionale”. Questi non potranno però cominciare prima del 15 novembre
2019, visto il blocco generalizzato delle assunzioni per il pubblico impiego nei ministeri fino a quella data.
Infine (comma 182), si consente lo scorrimento di personale già in servizio presso il Ministero dall'Area II all'Area III
(funzionari) “nel limite massimo del 50 per cento delle facoltà assunzionali per l'anno 2019” e per un importo di 1,4 milioni
di euro (all'incirca 460 persone).
2. Proroga dei contratti a termine. Sempre su questo fronte è da segnalare la previsione (art. 182 bis) di una proroga al 31 dicembre 2019 e nel limite di spesa
di 1 milione di euro per i contratti a termine stipulati negli anni passati dagli istituti e luoghi della cultura, “al fine
di fare fronte a esigenze temporanee di rafforzamento degli interventi di tutela, vigilanza e ispezione, protezione e conservazione
nonché valorizzazione dei beni culturali in gestione”. Una buona notizia che però (a parte l'evidente contraddizione con i
proclami contro il precariato) porta a chiedersi perché non si sia prevista espressamente, a favore degli istituti che più
impiegano questi lavoratori, la possibilità di bandire concorsi per l'arruolamento a tempo indeterminato.
3. Fondo risorse decentrate. Ultima notazione sul fronte delle politiche del personale: nella finanziaria si prevede sorprendentemente anche che, a decorrere
dal 2020 e in deroga ai limiti finanziari di cui alla legislazione vigente, si incrementi di ben 10 milioni il Fondo risorse
decentrate, in cui confluiscono “i fondi delle amministrazioni e degli enti del comparto destinati alla contrattazione integrativa
ed ai trattamenti accessori”.
Bonus cultura. La misura di sostegno al consumo culturale per i diciottenni, voluta dal Governo Renzi, viene confermata (comma 337), pur
se con una diminuzione da 290 a 240 milioni di euro, giustificata (a ragione) dallo scarso utilizzo fin qui registrato di
queste somme. Di un certo interesse è però andare a vedere come sono ridistribuite le somme qui risparmiate. Di fatto si procede
in molte (forse troppe) direzioni diverse, con interventi che assumono diversamente la logica territoriale o quella settoriale.
Gli interventi “territoriali”. Sotto il primo profilo si usa correttamente la “leva culturale” per azioni mirate al rilancio di specifiche aree del Paese,
o zone delle città. Da una parte si prevede che ad Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpite dal terremoto del 2016, vengano
assegnati 2 milioni di euro per non meglio precisate attività culturali, mentre un ulteriore milione viene stanziato a dieci
anni dal terremoto a favore de L'Aquila, per “la realizzazione di un programma speciale di iniziative culturali”.
Di segno diverso, ma ugualmente rilevante, è la previsione di 2 milioni di euro per “interventi per riqualificazione e il
recupero delle periferie urbane, anche attraverso progetti di arte contemporanea”, da realizzarsi specialmente nelle città
metropolitane e nei comuni capoluogo di provincia.
A fianco di questi abbiamo poi stanziamenti specifici, e cioè 2 milioni “per la realizzazione di iniziative culturali e di
spettacolo” a Matera (capitale europea della Cultura per il 2019) e 3 milioni per la valorizzazione del patrimonio culturale
di Parma (capitale italiana della Cultura per il 2020).
Gli interventi “per settore”
1. Fus. Più discutibili, e per diverse ragioni, sono invece gli interventi che possiamo rubricare come “settoriali”. In prima battuta
è da registrare un positivo aumento di 8 milioni nello stanziamento per il Fondo Unico dello Spettacolo. A questo proposito
non si deve dimenticare però che solo pochi giorni fa (il 18 dicembre) il MiBac, con decreto della Direzione Generale dello
Spettacolo, ha operato lo stanziamento integrativo per il 2018, e cioè la lista di quei “progetti speciali a carattere annuale
o triennale, che si caratterizzano per rilevanza nazionale ed internazionale” da finanziare “su esclusiva iniziativa del Ministro,
sentite le Commissioni consultive competenti per materia”.
Grazie a 10 milioni di euro reperiti dal ministro (in parte già destinati alle fondazioni lirico sinfoniche) si è operata
la (tradizionale) azione di “rimedio” alle rigidità del meccanismo suddetto. E lo si è fatto appunto con piena discrezionalità,
non solo vanificando l'intento “oggettivante” del regolamento sulla ripartizione del Fondo Unico, ma anche contraddicendo
in modo palese il contratto per il Governo del Cambiamento che all'opposto lamenta (al punto 7) “i criteri non del tutto oggettivi”
dell'attuale sistema.
Di fatto il ministro (come afferma in una nota del 13 dicembre) si è orientato a soddisfare “un'ampia platea di soggetti operanti
in tutti i diversi ambiti dello spettacolo dal vivo”, arrivando a finanziare ben 106 progetti (contro i 52 del 2017) nonostante
la somma residua a sua disposizione fosse decisamente limitata (2.650.000 contro i 3.992.000 euro del 2017). Il risultato
è che ciascun beneficiario godrà di un contributo medio di soli 25.000 euro (contro i 77.000 euro dello scorso anno).
Questa vicenda non lascia affatto ben sperare sul futuro di un FUS pur aumentato nella sua consistenza, sempre che il Fondo
stesso continui ad esistere e non si decida invece per una sua completa revisione (già variamente annunciata).
2. Le fondazioni lirico sinfoniche. Oltre al già consistente finanziamento del Fus, le Fondazioni lirico-sinfoniche si vedono assegnare altri 12,5 milioni di
euro per “le azioni e i progetti” proposti “avuto riguardo esclusivamente alla riduzione del debito esistente”. Di fatto il
Governo pare molto attento ai conti di queste fondazioni. Da un lato infatti legge finanziaria prevede che, per sostenere
e monitorare l'andamento dei loro piani di risanamento, siano prorogate al 31 dicembre 2020 le funzioni dei commissari straordinari.
Dall'altro, a supporto di questi, è prevista la possibilità che la DG Spettacolo conferisca fino a tre incarichi di collaborazione
per “persone di comprovata qualificazione professionale nella gestione amministrativa e contabile di enti che operano nel
settore artistico-culturale”.
3. Cinema e audiovisivo. Molto più scarno - solo 4 milioni - è l'aumento del Fondo di sviluppo per il Cinema e l'Audiovisivo (di cui alla l. 220 del
2016).
Il Fondo, che ha una consistenza annuale non inferiore a 400 milioni di euro, viene alimentato dall'11% delle entrate per
IRES e IVA derivanti da attività strettamente connesse (come la distribuzione di video e programmi televisivi o la proiezione
cinematografica). Di fatto, invece, che prevedere un aumento una tantum, modesto rispetto alla cifra garantita e allo stesso
tempo piuttosto oneroso rispetto ai fondi disponibili, si sarebbe potuto più opportunamente operare un aumento pur minimo
della percentuale del prelievo fiscale già in atto. Da segnalare a margine, rispetto all'uso di questo Fondo, è l'inclusione
della Fondazione Cineteca Italiana di Milano e della Cineteca del Friuli di Gemona del Friuli tra gli enti potenzialmente
beneficiari.
4. Digitalizzazione. Moda, grafica e design. Mentre altri 4 milioni di euro sono virtuosamente destinati al prosieguo nell'attività di digitalizzazione del nostro patrimonio
culturale, si segnala l'attenzione particolare alla valorizzazione e alla promozione di moda, design e grafica, per i quali
si prevede una spesa di 3,5 milioni di euro. Questi fondi però - almeno apparentemente - non vengono stanziati, in forma premiale
o con modalità competitive, a sostegno diretto degli operatori di settore, visto che si prevede che servano per “la realizzazione
di iniziative promosse dal ministero”. Una formula poco condivisibile se, come pare, assegna ai funzionari del MiBac la determinazione
delle azioni necessarie allo sviluppo di queste arti applicate.
5. Festival, bande, cori. Per molti versi inedita è, infine, la destinazione di un milione di euro al settore dei festival, cori e bande, da ripartire
in base a un bando del ministero che definirà “i termini, le modalità e la procedura per l'individuazione dei soggetti e dei
relativi progetti ammessi al finanziamento e per il riparto delle relative risorse”.
6. Il Piano per l'Arte contemporanea. Le critiche agli interventi settoriali non riguardano però soltanto le determinazioni relative ai 50 milioni risparmiati sul
Bonus Cultura. È il caso del Piano per l'Arte contemporanea. Previsto per “consentire l'incremento del patrimonio pubblico
di arte contemporanea, anche mediante acquisizione di opere di artisti italiani e stranieri” il Piano godeva di un fondo di
4 milioni di euro, destinato soprattutto a musei e istituzioni statali, o alla realizzazione di opere d'arte pubblica, nelle
ultime leggi di bilancio. La nuova finanziaria (comma 349 ter) ne destina ben 3 solo alla promozione dell'arte contemporanea
italiana all'estero, con un effetto di sicuro impatto negativo sui nostri luoghi di cultura (vedi le preoccupazioni per il
MAXXI cui è per legge destinata metà della somma), e un deciso allontanamento dall'intento originale, fin qui ampiamente condiviso
e apprezzato.
7. Musei autonomi. Per quanto riguarda gli istituti e i musei dotati di autonomia speciale (comma 470) sono da registrare luci e ombre. Infatti,
se da una parte si conferma che ad essi “non si applicano le norme di contenimento delle spese previste a legislazione vigente”,
dall'altra si riducono di 2.350.000 euro gli stanziamenti per spese di funzionamento, visto che gli stessi dovranno porre
in essere “processi per assicurare una più efficace realizzazione degli obiettivi istituzionali perseguiti, volti a garantire
maggiori entrate proprie”.
8. Contrasto al secondary ticket. Infine, come misura di sostegno al consumo nel settore spettacolo, si deve ricordare il provvedimento contro la rivendita
online di biglietti per concerti a prezzi maggiorati (comma 651) da parte di coloro che ne acquistano grandi quantitativi
per rivenderli a prezzo maggiorato. Dal 1° luglio 2019 per manifestazioni in strutture con capienza superiore ai 5.000 spettatori,
i biglietti diventeranno nominali, restando comunque invariata la possibilità di cessione a terzi se occasionale e a prezzo
uguale o inferiore a quello iniziale, attraverso una pratica di modifica dell'intestazione.
Misure destinate a singoli istituti. Le determinazioni che lasciano più perplessi sono quelle mirate a sostenere il cosiddetto intervento diretto, a favore cioè
di una pluralità di enti pubblici che operano su profili specifici lasciati indietro dall'impegno dei privati. In prima istanza
e in via generale, la manovra prevede per il prossimo triennio un positivo aumento di 3,75 milioni di euro dello stanziamento
destinato agli istituti culturali. Per il resto si assiste anche qui a una distribuzione diffusa, a soggetti o a iniziative
particolari, di finanziamenti anche di una certa consistenza. E a leggere nel dettaglio, ci si accorge che si tratta di misure
non solo destinate a soggetti di rilievo francamente diseguale, ma anche a finalità di segno molto diverso.
Vediamo in sintesi, cominciando da una serie di misure per alcuni degli istituti più attenti alla tradizione culturale italiana:
-alla Società Dante Alighieri sono destinati 4,725 milioni di euro (ai sensi del comma 67-ter) quali contributo straordinario per i lavori di recupero,
risanamento conservativo e straordinaria manutenzione dell'edificio demaniale Palazzo Firenze, sede della società;
-all'Accademia della Crusca(commi 189, 190 e 191) “al fine di sostenere la lingua italiana, tenuto conto del suo valore storico di fondamento dell'identità
nazionale, e di promuoverne lo studio e la conoscenza in Italia e all'estero” si concede in deroga un aumento della dotazione
organica di tre unità di personale non dirigenziale. Inoltre si prevede che la gestione amministrativa dell'Accademia della
Crusca sia da qui in poi “affidata a un Segretario amministrativo, scelto, tramite procedura di selezione pubblica, tra persone
di particolare e comprovata qualificazione professionale”;
-all'Accademia dei Lincei(comma 211 bis) sono, invece, attribuiti 970.000 euro in tre anni “per fronteggiare indifferibili esigenze di servizio di
particolare rilevanza e urgenza volte a garantire la continuità e lo sviluppo delle attività istituzionali in relazione agli
effettivi fabbisogni” da destinarsi ad assunzioni anche in questo caso “in deroga”;
-Al fine di favorire le attività di studio e ricerca dell'Istituto Storia del Risorgimento Italiano, è invece autorizzata la spesa di 400.000 euro annui “a decorrere dall'anno 2019”, con quello che è, apparentemente, un aumento
di contribuzione permanente.
Altro ambito verso il quale si mostra un'attenzione davvero speciale (e di sapore vagamente nostalgico) è quello per le relazioni
con le culture vicine al nostro nord est. Si prevedono infatti:
-un contributo di 100.000 euro per tre anni a favore delMuseo della civiltà istriano fiumano-dalmatae dell'Archivio museo storico di Fiume (comma 423);
-il ben più consistente stanziamento di 1 milione di euro per non meglio precisati interventi a favore della minoranza italiana
in Slovenia e in Croazia.
Seguono poi una serie di finanziamenti a iniziative commemorative di diverso genere, e che comprendono:
-le celebrazioni della figura di Nilde lotti a 30 anni dalla sua scomparsa e 100 dalla sua nascita, con una spesa pari a 100.000 euro per due anni;
-un programma straordinario (comma 281-quater) per l'inventariazione, la digitalizzazione e la diffusione dei fondi librari
e archivistici posseduti dalla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felicee per la promozione di ricerche e convegni per ricordare il filosofo lo storico (a 40 anni dalla scomparsa del primo e 90
anni dalla nascita del secondo) per un totale di 120.000 euro nel biennio 19-20;
-per quanto riguarda le Celebrazioni Ovidiane, si hanno una serie di rinnovi. Viene prorogato a tutto il 2019 l'operatività del Comitato promotore, e si rendono ancora
disponibili, nello stesso termine, le somme stanziate nel biennio precedente ancora non impegnate, pari a 700.000 euro da
destinare a progetti di promozione, ricerca, tutela e diffusione della conoscenza della vita, dell'opera e dei luoghi legati
alla figura di Ovidio.
Lo stanziamento “individuale” più consistente è però di gran lunga quello (comma 236) destinato allaBiblioteca italiana per i ciechi «Regina Margherita» di Monza di cui all'articolo 1 della legge 13 novembre 2002, n. 260, che conosce un aumento del contributo pari a 1 milione
di euro per tre anni.
Del tutto condivisibile è, infine, la misura che riconosce 500.000 euro all'anno alle istituzioni dell'alta formazione artistica,
musicale e coreutica (comma 416) per servizi e iniziative in favore dei loro studenti con invalidità superiore al 66 per cento
o con certificazione di disturbo specifico dell'apprendimento.
Interventi infrastrutturali. La legge finanziaria, in coerenza con quanto affermato nel Contratto per il Governo del Cambiamento, dà infine ampio rilievo
a una serie di provvidenze a favore dei luoghi materiali della Cultura.
In primo luogo (comma 304) si prevedono interventi per la prevenzione degli incendi, in due fasi. In prima battuta il MiBac
e gli altri ministeri che abbiano in disponibilità edifici sottoposti alle disposizioni di tutela del Codice dei beni culturali devono svolgere, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge, una ricognizione sulle condizioni degli stessi. A seguire,
entro altri 60 giorni e nei limiti delle risorse disponibili, procedono alla messa alla messa a norma delle situazioni critiche
rilevate (secondo modalità e tempi stabiliti con uno o più decreti del Ministro dell'interno). Rispetto a questa condivisibilissima
previsione viene soltanto da osservare soltanto che un'analoga disposizione per finanziamenti straordinari sarebbe opportuna
anche a favore del patrimonio nella disponibilità degli enti territoriali (specie i comuni) i quali lamentano la scarsità
dei fondi utili a queste finalità.
In questo senso si segnala ancora la destinazione di 600mila euro nel 19/20 per “la realizzazione di progetti sperimentali,
relativi a iniziative in materia di sicurezza del patrimonio culturale, nelle aree colpite dagli eventi sismici del 2016 da
affidare alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle Regioni Abruzzo, Marche, Umbria e per le province di Frosinone Latina
e Rieti ”.
Altra spesa che va qui ricordata, pari a 1 milione di euro, è infine quella che mira a sostenere gli investimenti per la riqualificazione
e la valorizzazione dei siti italiani tutelati dall'UNESCO, nonché del patrimonio culturale immateriale. Sarà qui di un certo interesse andare a verificare quali saranno le manifestazioni
che il Governo deciderà di rubricare sotto quest'ultima categoria che pure, com'è noto, non rientra tra quelle riconosciute
dal nostro Codice e che, rimandando alla pur generica definizione di cui alla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio
culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003, lascia all'interprete ampi spazi di discrezionalità.
* Docente di Diritto dei beni e delle attività culturali presso l'Università Alma Mater di Bologna
© Riproduzione riservata