ArtEconomy24

Lisippo, il Mibac avoca a sè le relazioni con il Getty Museum

  • Abbonati
  • Accedi
arte e diplomazia

Lisippo, il Mibac avoca a sè le relazioni con il Getty Museum

View of a newly reinstalled collection gallery at the Getty Villa. Center: Statue of a Victorious Youth, unknown, 300–100 BCE. Bronze. The J. Paul Getty Museum
View of a newly reinstalled collection gallery at the Getty Villa. Center: Statue of a Victorious Youth, unknown, 300–100 BCE. Bronze. The J. Paul Getty Museum

Il Getty Museum è sorvegliato speciale. Fatti salvi gli accordi già stipulati e quelli in fase avanzata di realizzazione, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali avocherà al proprio livello centrale qualsiasi tipo di accordo di scambio o di prestito con il Getty Museum di Los Angeles. Lo si apprende da fonti Mibac dopo la riunione del Comitato per il recupero e la restituzione delle Opere Trafugate che si è tenuta ieri sera alla presenza del ministro Alberto Bonisoli. Il Getty, infatti - sempre a quanto si apprende da fonti del Mibac -, non ha per ora dato alcun seguito alla sentenza della Corte di Cassazione italiana che prevedeva la restituzione dell'atleta di Fano di Lisippo all'Italia. Il ministro in gennaio in una precedente riunione del Comitato aveva affermato. “ Secondo la nostra legislazione deve ritornare allo Stato italiano”. A questo punto “la sentenza seguendo i canali normali – con una rogatoria internazionale – verrà trasferita alle autorità giudiziarie statunitensi. Ci aspettiamo che questa sentenza venga rispettata”. Ora la vicenda si sposterà oltreoceano davanti all'autorità giudiziaria (presumibilmente californiana) dove si darà esecuzione al provvedimento.
La decisione del Ministero, dopo la sentenza di confisca passata in giudicato, ha fatto piacere alla Procura di Pesaro che ottenne il provvedimento. “È un buon segno: rappresenta un sostegno alle nostre ragioni - dichiara il pm Silvia Cecchi, che ha seguito tutto l'iter giudiziario avviato anni fa dall'esposto di una associazione culturale del territorio -, ma dobbiamo ancora consegnare la rogatoria della sentenza alle autorità statunitensi. È in fase di traduzione. Crediamo che a fine aprile o massimo inizio maggio si possa notificarla alle autorità Usa. Se nel frattempo il Mibac, che è titolato a difendere gli interessi culturali italiani, ha assunto questa decisione di avocare a sé qualunque decisione su prestiti o scambi di opere d'arte col Getty, significa che avremo più possibilità di riavere indietro l'opera. Nel frattempo - conclude -, non abbiamo avuto segnali o contatti col museo californiano. Né li cerchiamo”.

I tempi della legge di certo non coincidono con le strategie del Getty Museum che lo scorso aprile ha reinstallato nella Getty Villa - com’è scritto nel “J. Paul Getty Trust Report 2018 Art and Science” - l’Atela di Fano con tutta la collezione di arte antica ponendo al centro di una sala la statua bronzea con la didascalia: “Statue of a Victorious Youth”. Nel Report è scritto: “La nuova galleria dedicata a “Il mondo classico nel contesto” ha importanti prestiti a lungo termine da importanti musei internazionali che rappresentano le culture impegnate attraverso il commercio, la diplomazia e le guerra dell'antica Grecia e di Roma”. Chissà se tra i prestiti in futuro potrà esserci anche l’Atela di Fano? Di certo il Mibac vuole che rientri in Italia e per il momento nessun prestito potrà partire dai musei italiani senza la firma del ministro.

Il Comitato ha discusso anche di altre quattro opere esposte al Getty, due che risultano rubate in Italia e due che sono state esportate illecitamente, su cui si avvierà immediatamente un percorso diplomatico per la restituzione. Nella medesima riunione si è parlato anche del Carro di Monteleone di Spoleto, una biga etrusca del VI secolo, che si trova dal 1903 al Metropolitan di New York. Il Comitato si è riservato di effettuare ulteriori approfondimenti del quadro normativo per decidere se procedere o meno alla eventuale richiesta di restituzione. Insomma i rapporti con i musei americani potrebbero diventare caldi.

Due pesi e due misure. Lo scorso 22 marzo il ministro Bonisoli aveva incontrato - in occasione della visita del presidente cinese Xi Jinping - presso il Museo Nazionale di Palazzo Altemps a Roma, il Ministro della Cultura della Repubblica Popolare Cinese, Luo Shugang. Nell’incontro fu ribadita la volontà di rafforzare la cooperazione culturale e l'impegno a collaborare sulla lotta al traffico illecito di beni culturali. E a conclusione del bilaterale è stato firmato un documento simbolico per la restituzione di 796 reperti archeologici sottratti al patrimonio culturale cinese ed esportati illegalmente in Italia, alla presenza del Vice Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri Generale Riccardo Amato, del Generale di Brigata Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Fabrizio Parrulli e della delegazione italo - cinese coordinata dal Consigliere Diplomatico Marco Ricci. “È un grande onore avere la possibilità di dialogare in maniera molto forte e approfondita con un Paese amico come la Repubblica Popolare Cinese - affermò il ministro italiano -. Oggi restituiamo una serie di oggetti che abbiamo trovato in Italia di provenienza illecita e che appartengono al patrimonio culturale della Repubblica Popolare Cinese, recuperati grazie all'attività del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. Siamo orgogliosi di poter restituire ai nostri amici questi reperti in quanto rappresentativi del proprio patrimonio e dell'identità del popolo cinese”. Le relazioni culturali con la Cina sembrano, invece, spianare i rapporti diplomatici sulla Nuova Via della Seta tra i due paesi.

Il recupero di 796 beni archeologici è frutto di una lunga attività investigativa, condotta dal Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza, su un lotto di reperti archeologici cinesi di dubbia provenienza messi in vendita a Roncadelle (BS). I beni provenivano da diverse aree della Cina e risalgono ad un arco di tempo compreso tra il Neolitico (3500 - 1700 a.C.) fino alla Dinastia Ming (907– 1664 d.C.). I primi accertamenti svolti dagli esperti hanno consentito di stabilire che i beni risultavano in prevalenza assimilabili a quelli ritrovati negli scavi archeologici eseguiti nella provincie di Gansu, Qinghai, Shaanxi e Sichuan, riferiti al periodo storico compreso tra il 3500 a.C. ed il XVII secolo.

© Riproduzione riservata