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A Berlino apre al pubblico la Fluentum Collection dedicata alla video arte

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A Berlino apre al pubblico la Fluentum Collection dedicata alla video arte

Guido van de Werve. Nummer negen, The day I didn't turn with the world, 2007. © Guido van der Werve, Courtesy of Fluentum, Berlin
Guido van de Werve. Nummer negen, The day I didn't turn with the world, 2007. © Guido van der Werve, Courtesy of Fluentum, Berlin

Dal ponte aereo alla video arte. Le stanze dell'ex quartier generale dell'esercito americano a Berlino Ovest, dalle quali il comandante Lucius Clay organizzò la storica azione di salvataggio della città durante il blocco sovietico del 1948-49, cambiano radicalmente la loro funzione per iniziativa dell'imprenditore informatico e collezionista tedesco Markus Hannebauer. Cofondatore e ceo della compagnia di software Think-Cell, Hannebauer ha, infatti, acquistato la parte centrale dell'edificio famoso per la sua rappresentativa doppia scalinata in marmo e l'ha trasformato nella sua residenza privata e in uno spazio per la collezione, laFluentum Collectiondal nome della corrente in latino, aperta al pubblico su appuntamento a partire dal prossimo Berlin Gallery Weekend (25-28 aprile). Costruito dai nazisti nel 1936-38, lo stesso edificio ha ospitato i ricevimenti dei presidenti americani in visita a Berlino del dopoguerra, da John F. Kennedy a Ronald Reagan, ma anche di recente il set di vari film, tra cui “Inglorious Basterds” di Quentin Tarantino e “Operazione Valchiria” di Bryan Singer.

La scelta della video arte. La città di Berlino, che da anni lamenta la mancanza di collezionisti rispetto alla massiccia presenza di artisti e gallerie di ricerca, si arricchisce così di un nuovo spazio privato per la video arte dopo quello di Julia Stoschek, erede dell'azienda di componenti per automobili Brose, che nel 2016 ha inaugurato una dependance berlinese per la sua collezione iniziata a Düsseldorf nel 2007. Hannebauer, invece, ha iniziato a collezionare nel 2010; l'incontro con la video arte è avvenuto a Barcellona alla fiera Loop, dedicata a questo supporto. “Mi piace l'idea di passare più tempo con l'opera d'arte” spiega il collezionista, “e questo è quello che succede con il video, che richiede tempo e si rivela lentamente allo spettatore. Inoltre, il video possiede una profondità data dal fatto che c'è uno sviluppo della narrazione e vari registri espressivi, come la musica e il suono”. Ha giocato un ruolo anche il background professionale dell'imprenditore, la volontà di capire il funzionamento delle opere e della possibilità di collezionare qualcosa di immateriale.

Gli artisti in collezione. Il desiderio di dare ad ogni opera la giusta presentazione ha spinto Hannebauer a cercare uno spazio per istituzionalizzare la collezione, pur non rinunciando a vivere a contatto quotidiano con essa. Tra i 50 artisti in collezione ci sono Omer Fast, Christian Jankowski, Hito Steyerl, Sven Johne, Mario Pfeiffer e Christian Falsnaes. “Per ogni artista ho un'opera, di qualcuno più di una. Per il momento colleziono 'in ampiezza', più avanti collezionerò 'in profondità'”. Comunque l'idea non è quella di mostrare solo la collezione, bensì di organizzare mostre anche con opere in prestito. La prima è una personale dell'olandese Guido van der Werve, classe 1977, curata da Olaf Stüber, ex-gallerista di Berlino specializzato di video arte e co-iniziatore della serie di appuntamenti Videoart at Midnight” insieme ad un altro collezionista di video berlinese proveniente dall'ambito informatico, Ivo Wessel. “Ho deciso di iniziare con Guido van der Werve perché non ha mai avuto una personale in Germania ed è ora che ce l'abbia” spiega Hannebauer, “e anche perché sto producendo un suo lungometraggio che sarà pronto entro quest'anno. Oltre a collezionare, infatti, aiuto gli artisti nella produzione delle opere”.

I prezzi e le produzioni. Negli ultimi due anni Hannebauer ho prodotto sei o sette opere tra cui il lungometraggio “Remainder” di Omer Fast. “È un modo per essere vicini all'artista e partecipare al processo creativo” ha dichiarato. “Ed è anche una sfida, perché spendo soldi ancora prima di vedere il risultato. Non so se l'opera mi piacerà, ma fa parte del gioco”. Il price range in cui il collezionista acquista è all'incirca tra i 30.000 e i 60.000 euro. “Questi sono, di solito, i prezzi dei video, perché bisogna rientrare nelle spese di produzione - spiega -, che per gli artisti che hanno già una carriera avviata sono spesso a sei cifre”. Non ci viene rivelato, invece, l'investimento per l'acquisto dell'immobile e la ristrutturazione degli ambienti, durata tre anni e firmata dallo studio berlinese Sauerbruch Hutton. “Posso solo dire che la ristrutturazione è costata più o meno quanto l'immobile stesso” dice. Ma l'arte per Hannebauer è anche un investimento? “No, innanzitutto perché non desidero rivendere - risponde -. E poi perché per la video arte non esiste un mercato secondario funzionante. Per me è un hobby, la mia passione”.

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