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Musei Usa: stop alle donazioni macchiate di sangue

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mecenati ed etica

Musei Usa: stop alle donazioni macchiate di sangue

l'ala del Metropolitan Museum realizzata grazie alle donazioni della famiglia Sackler
l'ala del Metropolitan Museum realizzata grazie alle donazioni della famiglia Sackler

Alla serata inaugurale della Biennale del Whitney Museum, il 15 maggio 2019, non è mancata la “performace” degli indignati che chiedono le dimissioni del vice-presidente del consiglio direttivo del Whitney Trust, Warren B. Kanders. Dopo la scoperta che Safariland eSierra Bullet, società del gruppo Kanders (la prima acquistata nel 2012 per 124 milioni di dollari) producono gas lacrimogeni e proiettili utilizzati in tutto il mondo e, in particolare, nel conflitto isreliano-palestinese. A fine aprile, un gruppo di artisti - tra cui Dread Scott, Barbara Kruger, Cameron Rowland, Nan Goldin, Yvonne Rainer, Hans Haacke, Andrea Fraser e Laura Poitras – prominenti critici e storici dell'arte (in totale 450) hanno firmato unalettera di protesta per richiedere che il museo rimuova Kanders dalla sua posizione. Esposto alla Biennale è il breve documentario-inchiesta del collettivo Forensic Architecture, che traduce in fotogrammi un'indagine approfondita in cui è spiegato come il collettivo londinese utilizzi machine learning techonology per rintracciare nelle foto provenienti da tutto il mondo l'impiego degli aggressivi chimici di Safariland e dei proiettili di Sierra Bullet. Il video non prende una posizione in merito alla vicenda, limitandosi a riportare i fatti, ma i risultati sono già stati condivisi con l'European Center for Constitutional and Human Rights(ECCHR), che ha immediatamente contattato Sierra Bullets facendo sapere che l'esportazione e fornitura dei proiettili alle truppe israeliane integra il reato di favoreggiamento a genocidio e crimini di guerra.

È sempre del 15 maggio, la dichiarazione rilasciata dal Metropolitan Museum che non accetterà più donazioni provenienti dalla famiglia Sackler collegata con la compagniaOxyContin, principale produttrice di ossicodone, oppioide agonista puro, simile alla morfina. La decisione è stata ponderata per mesi, ma finalmente il museo ha deciso di seguire l'esempio della Tate Modern di Londra, delSolomon R. Guggenheim di New York e dell'American Natural History Museum e prendere le distanze dalla famiglia che sta dietro la potente casa farmaceutica Purdue Pharma. Il presidente e ceo del Met, Daniel H. Weiss, fa sapere che: “il museo è grato e rispetta chiunque lo supporti, ma a volte è necessario allontanarsi dalle donazioni contrarie all'interesse pubblico o nell'interesse dell'istituzione museale”.

Questa fase “introspettiva” e di purgazione che i musei americani stanno attraversando è figlia delle proteste dei recenti anni, ma allo stesso tempo è foriera di una presa di coscienza del ruolo che il museo deve avere nella società odierna. In un recente passato i principali musei e biennali hanno cavalcato l'onda dell'attivismo politico-artistico insistendo su temi quali anti-razzismo, diritti LGBTQ, violenza sulle donne, femminismo e, in generale, ogni discriminazione contro le minoranze etniche. Intellettualmente indipendente e politicamente vivace, nel 2019 l'ideal-tipo di museo sembra avvicinarsi alla strada e slegarsi dal giogo dei donatori in cerca di redenzione.

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