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Dossier Ecco Banksy a volto scoperto

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    Dossier | N. 5 articoli L’arte che scrive sui muri

    Ecco Banksy a volto scoperto

    Per la prima volta Banksy mostra il suo volto a Venezia. O meglio, i due personaggi che hanno realizzato l’azione artistica firmata dall’artista misterioso di Bristol su Instagram hanno un viso: l’anziano artista di strada che mette in scena la performance in via Garibaldi potrebbe essere Ivo Papadia, un professore di scuola. Il video postato da Banksy non mostra il suo volto, nascosto sotto le falde di un cappellaccio calzato sugli occhi, ma molti turisti e anche fotografi professionisti hanno immortalato la messa in scena. Per caso? Nella foto che il Sole24Ore è in grado di mostrare, le facce sono chiare. Uno dei due è Banksy o, ancora una volta, si tratta di una beffa del più sfuggente artista invisibile? Intanto ieri il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha fatto sapere, dopo che la polizia municipale ha invitato il fantomatico artista a sgombrare la bancarella dalla via ripresa nel video su Intagram, che sarebbe lieto di invitare Banksy in laguna. Ma chiede chi può fornirgli l’indirizzo...

    (Ph. Courtesy Banksy - www.banksy.co.uk)

    Ma chi è Banksy? Il nom de plume nasconde un’identità che neanche le società di gestione del diritto d’autore, l’inglese Dacs e la nostra Siae – che gli ha corrisposto 2.128 euro di diritti di seguito su tre opere vendute in Italia – rivelano.

    (Foto tratta da: Corriere del Veneto)

    Sicuramente nella fotografia dietro l’anziano seduto, l’uomo magro dal volto scavato, la barba e i capelli scuri, che ha aiutato a montare la performance non somiglia né a Robin Gunningham, già studente della Bristol Cathedral Choir School, che uno studio condotto dal Mail on Sunday nel 2008, avrebbe identificato come Banksy (ipotesi confermata dagli studiosi della Queen Mary University di Londra servendosi del cosiddetto «profilo geografico criminale»), né sembra il musicista e writer britannico, di origine italiana, Robert Del Naja, noto anche con il nome di 3D (Bristol, 21 gennaio 1965) tra i fondatori del “collettivo musicale” inglese Massive Attack.

    (Ph. Courtesy Banksy - www.banksy.co.uk)

    Non si può escludere, naturalmente, che Banksy abbia raccolto attorno al suo “brand” un gruppo di street artist con cui collabora con una unità stilistica e concettuale. Insomma una factory “democratica” senza fissa dimora, senza uno studio, un piccolo collettivo artistico che lascerebbe dietro di sè tracce contrastanti, che portano a più piste in diversi luoghi. Azioni artistiche prodotte sotto l’ombrello dell’anonimato e secondo un criterio di parità. Almeno così ci piace immaginarlo.

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