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Liste, 21 nuove gallerie nella prima edizione diretta da Johanna Klemm

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fiere parallele

Liste, 21 nuove gallerie nella prima edizione diretta da Johanna Klemm

Kris Lemsalu, “Biker” 2018. Rocce, tessuto, metallo e ceramiche. Dimensioni variabili. Galleria Koppe Astner, 15.000 sterline. Lemsalu ha rappresentato l'Estonia all'ultima Biennale di Venezia
Kris Lemsalu, “Biker” 2018. Rocce, tessuto, metallo e ceramiche. Dimensioni variabili. Galleria Koppe Astner, 15.000 sterline. Lemsalu ha rappresentato l'Estonia all'ultima Biennale di Venezia

Liste, la fiera collaterale per eccellenza di ArtBasel ha celebrato, dal 10 al 19 giugno la sua 24ª edizione. Un'edizione particolarmente significativa per diverse ragioni, innanzitutto per il cambio al vertice, Johanna Klemm (ex gallerista) è diventata direttrice al posto di Peter Blauer. Blauer era direttore di Liste fin dalla prima edizione essendone anche co-fondatore insieme ai galleristi Peter Kilchmann ed Eva Presenhuber. Inoltre molte delle gallerie diventate con gli anni inquilini storici della fiera da Monitor a NoguerasBlanchard hanno lasciato il passo a ben 21 new entries, sulle 77 totali, abbassando e di molto l'età media delle gallerie partecipanti.
Liste è da sempre un labirinto a livello spaziale sviluppata com'è nei meandri della Warteck, l'ex fabbrica di birra di Basilea. Il continuo turn-over di gallerie e la globalizzazione delle stesse (ben 33 i paesi rappresentati in fiera) la rendono un labirinto anche cognitivo in cui è difficile capire il reale valore degli artisti e degli espositori, spesso ai più semi sconosciuti.

Attilia Fattori Franchini, curatrice della sezione Emergent di Miart e del BMW Open Work by Frieze, ha suggerito ad ArtEconomy24 un piccolo manuale di istruzioni per individuare alcune caratteristiche che rendono le gallerie giovani potenziali gallerie di successo.
•Vision/attitude: avere una visione artistica definita - così come un'identità chiara sia online e che offline - è fondamentale per sviluppare un programma artistico cosciente del proprio posizionamento ed in conversazione positiva con vari attori e operatori di sistema.
•Sviluppo organico: è importante crescere organicamente, insieme ai propri artisti ed alle possibilità economiche. A volte essere troppo frettolosi o impegnarsi in troppe fiere o progetti può essere letale per una galleria giovane, se la situazione finanziaria non è stabile.
•Voglia di sperimentare: in un momento in cui la situazione economica permette poca sperimentazione, è importante comunque portare avanti dei programmi artistici di ricerca a volte meno profittevoli nel breve periodo, ma funzionali ad un discorso critico complesso ed alla sperimentazione.
•Nuove economie: trovare nuovi modi per creare sinergie con altre gallerie e ripensare il sistema apportando cambiamenti positivi.
•Sostenibilità: essere coscienti delle proprie finanze e prendere decisioni ad hoc che permettano una crescita finanziaria organica, diversificando il rischio.
•Network: è spesso importantissimo per creare il contesto corretto per la distribuzione e ricezione.
Traducendo questo breviario in una visita guidata della fiera, gli stand che Attilia Fattori Franchini ha ritenuto particolarmente significativi e ben riusciti sono quelli della galleria pariginaBonny Poon, la cui stessa Bonny Poon è esposta tra gli artisti della scuderia, un cortocircuito decisamente punk. Federico Vavassori, che dà spazio a tre artisti italiani, Daniele Milvio, Giangiacomo Rossetti e Cinzia Ruggeri in un dialogo ben orchestrato. E ancora la galleria londinese Seventeen, che ha presentato un solo show di Patrick Goddard (1984). La sua installazione a terra costituita da 200 pesci di bronzo, oltre ad essere tra le più instagrammate della fiera, ha il merito di toccare temi come il cambiamento climatico e il ruolo dell'individuo nel caos contemporaneo. La galleria di Colonia Ginevra Gambino ha esposto un solo show di Catherine Czudej (1985) con opere caratterizzate da una brillante ironia. Anche la galleria messicana Lodos era per la prima volta a Liste e ha portato Noah Barker, Emanuele Marcuccio e Diego Salvador Rios, mentre l'americana Park View|Paul Soto ha presentato un solo show immersivo e coraggioso di Dylan Mira (1982).

Le vendite. Varie vendite sono arrivate fin dell'opening, alcuni come la galleria rumena Sabot, che ha portato in fiera un solo-show di Nona Inescu (1991) hanno fatto sold out, molti altri invece hanno riscontrato una maggior lentezza rispetto gli anni scorsi. Tra il venduto molta più pittura e piccoli formati piuttosto che installazioni temerarie e tra le gallerie che più hanno rischiato nella presentazione il raccolto non è stato pienamente soddisfacente.
La galleria turca Oktem Aykut ha portato in fiera una sorta di marchingegno alto fino al soffitto di Benji Boyadgian (1983) non venduto anche per il prezzo molto elevato 65.000 euro. Paul Soto/Park View come detto ha proposto una sola opera, una video-installazione immersiva, grande un'intera stanza. L'opera in edizione di cinque il penultimo giorno di fiera era ancora invenduta nonostante il prezzo di 8.000 dollari fosse tutt'altro che proibitivo.
Meglio è andata alla galleria olandese Durst Brytt and Mayhew che ha presentato un solo show di Lennart Lahuis (1986). Opere effimere ed evanescenti, create con i supporti più disparati. Testi a base d'acqua e braccialetti che lasciano impronte temporanee sulla pelle: la serie completa di sei braccialetti e un testo scritto con l'acqua di sei metri (non esposto in fiera) è stato acquisito dal più importante collezionista di arte concettuale in Brasile, Pietro Barbosa.
Anche le opere installative di Kris Lemsalu (1985) hanno sorprendentemente faticato a trovare un acquirente nonostante Lemsalu abbia rappresentato l'Estonia all'ultima Biennale di Venezia e in contemporanea con Liste avesse un solo show nella sezione Statement di ArtBasel . Le sue due installazioni dai tratti surreali erano in mostra dalla galleriaKoppe Astner di Glosgow e in vendita a 15mila sterline. Felice, invece, Federico Vavassori in uno stand, come detto con solo artisti italiani ha saputo vendere l'opera «Colombra» del 1990 di Cinzia Ruggeri, un enigmatico pupazzo nero di grandi dimensioni è stato accasato ad un'importante collezione svizzera, l'opera era proposta a 20.000 euro.
Liste sembra aver parzialmente perduto la fama di essere l'anticamera di Art Basel, e con essa forse la capacità di rassicurare il collezionista che anche l'opera più improbabile trovata tra i propri stand è destinata a diventare un ottimo investimento per il futuro.
Ultima novità, in fondo una reazione a Liste, è la nascita di Basel In June, fiera-piattaforma fondata da Christian Andersendell'omonima galleria di Copenhagen e Esperanza Rosales proprietaria della Galleria VI, VII di Oslo, solo 14 gallerie, una fiera autogestita in maniera orizzontale come la Liste delle origini da dove provengono appunto metà delle gallerie. La prima edizione è forse poco più di un esperimento e sarà da capire quale posizionamento avrà nelle prossime edizioni dell'art week di Basilea, ma nel frattempo a festeggiare è il galleristaFrancois Ghebali che durante June ha venduto quattro dipinti figurativi di Marius Barcea (1979) a 50mila dollari ciascuno.

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