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Il crowdfunding immobiliare non decolla e tenta la strada delle formule «ibride»

  • –di Adriano Lovera

Sembrava la promessa capace di smuovere il settore, ma il crowdfunding nel real estate italiano stenta a partire. Troppo rigida la legislazione e ancora troppo debole il mercato. Ecco, allora, che c'è chi ha pensato di superare almeno il primo degli ostacoli coniando la definizione di crowdfunding “ibrido”. Sta raccogliendo interesse l'iniziativa dell'imprenditore Augusto Vecchi, che dalla Svizzera opera tramite la società di cui è presidente Abacus International SA, che a fine dicembre ha lanciato www.swiss-crowd.ch e ora, da mercoledi 14 gennaio, porta in rete il gemello www.italy-crowd.com.

Ma che significa ibrido? Nel crowdfunding tradizionale una società si occupa di raccogliere denaro a distanza da tanti investitori, piccoli o grandi che siano, assegnando a ciascuno una quota di un progetto in fase di costruzione o di una proprietà esistente. Negli Usa portali come Prodigynetwork.com, Fundrise.com o Crowdstreet.com sono già una realtà consolidata. In Italia, invece, le fonti normative che regolano la raccolta di capitali di rischio frenano il settore (D.L. 18 ottobre 2012 n. 179 - Decreto crescita bis e il Regolamento Consob attuato con delibera n. 18592). Tra i tanti “paletti”, il crowdfunding è ammesso solo per sostenere delle start up; chi fa la raccolta deve essere per forza un soggetto sottoposto alla vigilanza Consob; per investire oltre 500 euro, quindi una quota piccolissima, bisogna effettuare l'esame di adeguatezza Mifid sulla conoscenza degli strumenti finanziari e almeno il 5% di ogni progetto deve essere sottoscritto da investitori professionali. Insomma, il risultato è che il crowdfunding per gli immobili non è mai partito.

I siti promossi da Abacus Sa, invece, funzionano solo come vetrine e permettono di opzionare quote per i vari progetti, ma la società non fa direttamente la raccolta del denaro. Ed è per questo che riesce a svincolarsi dalle rigidità della legge, tra cui la vigilanza Consob. «Diamo l'opportunità a un massimo di 20 finanziatori di opzionare, senza alcun vincolo e senza inviare denaro, quote dei progetti da noi selezionati e posti in crowdfunding sulle due piattaforme. Quando il tempo del round termina, anche senza raggiungere il 100% dell’obiettivo, gli investitori sono convocati da un notaio e insieme alla proprietà decideranno il da farsi, supportati da un team di professionisti, come avvocati e commercialisti, che possiamo mettere a disposizione». In quella fase, in pratica, i potenziali acquirenti scelgono il veicolo da sfruttare, che può essere una srl o anche un fondo immobiliare, a cui assegnano la rispettive quote. Attualmente il progetto più avanzato riguarda un ex hotel in Valle d'Aosta, a Courmayeur, che sarà trasformato in 20 appartamenti di lusso. Sono già stati raccolti 6 milioni di euro e bisogna arrivare a 13 per coprire l'intero costo della ristrutturazione. Al termine lavori la residenza avrà un valore commerciale stimato di circa 30 milioni.

«Italy-Crowd.com si rivolge soltanto a un target di investitori italiani o stranieri di alto profilo - conclude Vecchi - sia per l'entità degli investimenti, sia per la qualità dei progetti proposti, tra cui c'è anche un porto turistico in Luguria, a Sarzana, con annesso un parco vacanze. Ma è un progetto adatto a chi ha già dimestichezza con la gestione di società e che cerca un'attività su cui investire». Finché la legislazione rimane questa, piattaforme come quella di Italy-Crowd potrebbero moltiplicarsi per dare vita a investimenti collettivi nell'immobiliare. Ma il crowdfunding propriamente detto resta limitato a siti come Assiteca Crowd, Unicaseed o Starsup, che propongono diverse idee per investire, ma quasi tutte legate a startup tecnologiche. Niente a che vedere con il mattone.

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