Per cercare di mettere fine all'incertezza di sondaggi tanto contrastanti, David Cameron torna al passato. S'adagia sulla formula che aiutò Margaret Thatcher a vincere tre elezioni di fila, lancia messaggi positivi e inneggia al benessere diffuso, in linea con la cultura metodista che permeava il pensiero della signora premier. David Cameron non ha una frazione della forza oratoria di Margaret Thatcher e non è nemmeno metodista, ma per cercare di vincere le più difficili elezioni del Dopoguerra adotta una strategia simile, e politiche identiche, a quella dell'illustre predecessore.
Lo ha confermato a Swindon dove, ieri, il capo del governo conservatore ha svelato il manifesto elettorale del Tory party, per rintuzzare la carica di Ed Miliband che i sondaggi via internet indicano come più probabile vincitore, lasciando a quelli via telefono la prospettiva di una vittoria del partito di governo. In un quadro n un quadro di sostanziale paralisi del consenso, scosso solo dal rapido declinare del sostegno per l'eurofobo Ukip di Nigel Farage, la battaglia elettorale non si vince solo conquistando il ceto medio, ma solleticando anche le lower classes. E a queste s'è rivolto David Cameron con un programma che rilancia quel “right to buy scheme” che significa proprietà immobiliare diffusa e che inventò proprio la signora Thatcher per superare la logica assistenzialista del welfare più caro al Labour party di allora. Si tratta di agevolare la vendita di case popolari agli inquilini con prestiti a fondo (quasi) perduto e che fu un clamoroso successo negli anni Ottanta, portando all'aristocratico e borghese Tory party i voti del ceto di mezzo. Oggi l'operazione, Cameron, la rilancia, puntando sulle classi ancor meno abbienti. Un milione e trecentomila case sono nel mirino del premier che spera di liberare dalla tentazione Ukip o Labour una base elettorale relativamente nuova per i conservatori.
Dire che quello Tory «è il partito della working class», come ha sostenuto ieri, è, a dir poco, una forzatura, ma le promesse che sono seguite al pronunciamento vanno proprio nella direzione dei ceti medio-bassi. La possibilità di riscattare la casa popolare, in primo luogo, ma anche l'assistenza gratuita a favore dei figli di coppie che lavorano è iniziativa molto apprezzata. Piace, non c'è dubbio, la promessa di alzare la soglia di esenzione fiscale totale, tanto da consentire di non pagare imposte sul reddito a coloro che sono assunti col salario minimo. Otto miliardi di più all'anno al servizio sanitario nazionale sono un'altra tessera piazzata dal premier nel mosaico che deve mostrarlo consapevole della “domanda sociale” del Paese. «È ora di trasformare le buone notizieche arrivano sull'economia britannica in buone notizie per le vostre famiglie», ha detto David Cameron, insistendo sulla “bella vita” per tutti. Slogan che scardina i catenacci del rigore e dell'austerità, mantra di questa legislatura a guida Tory appena terminata.
L'esigenza di dare un segnale forte di speranza e prospettiva è stato indicato al partito dal guru della campagna, Lynton Crosby, preoccupato da queste settimane di confronto elettorale. Il leader Labour, Ed Miliband, sta emergendo con maggior forza del previsto grazie anche al messaggio di cambiamento che ha saputo affermare. La spinta sui Tory a rivolgersi alle “working classes” è stata provocata anche dal calo del consenso per l'Ukip di Nigel Farage che attrae tradizionalmente un elettorato poco sofisticato, espressione di ceti socio-culturali meno avvertiti, ma capace di conquistare anche i favori dei conservatori ultranazionalisti più delusi. La prospettiva di una vittoria del Labour sta ora ridistribuendo le carte, indebolendo i populisti e ridando fiato al partito di David Cameron. Per questo il premier ha di colpo deciso di accelerare, sostituendo l'“era dell'austerity” con “l'era dell'abbondanza” per tutti. Resta da vedere se risulterà credibile abbastanza da smuovere gli umori dei ceti più popolari a favore del Tory party.
© Riproduzione riservata