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Quando l’arredo assorbe i rumori

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Quando l’arredo assorbe i rumori

  • –di Antonella Galli

Chiunque lavori in un open space conosce bene la difficoltà di mantenere la concentrazione nel flusso continuo di informazioni, suoni, voci che contraddistingue questa tipologia di uffici; ugualmente stancante lo sforzo di alzare la voce mentre si cena in un ristorante dove il rimbombo è alto. Il problema dell’inquinamento acustico è tra i più sofferti sia negli ambienti pubblici e di lavoro, sia in quelli domestici, e fino a oggi forse non sufficientemente considerato da progettisti e produttori di arredi.

Ma l’attenzione verso questo tipo di esigenza si sta alzando, come dimostrano alcune soluzioni interessanti – non solo per le specifiche qualità tecniche, ma anche per la gradevolezza estetica – presentate al Salone del Mobile da poco concluso. Il progetto più creativo, adatto anche agli ambienti domestici, è la scultura sospesa Screen System firmata per Cappellini dal duo di designer GamFratesi (la danese Stine Gam e l’italiano Enrico Fratesi, con base a Copenhagen). Screen System è una composizione mobile di petali in tessuto con cornice metallica, congiunti tra loro e sospesi al soffitto attraverso un sistema bilanciato. Richiamano esplicitamente le sculture mobili di Alexander Calder, ma oltre ad abbellire un ambiente, animandolo con il colore e il movimento, i pannelli di Screen System rispondono anche alla funzione di divisorio e a quella di assorbimento dei rumori, spezzando le onde sonore che attraversano l’ambiente. Al Salone hanno debuttato anche i pannelli fonoassorbenti Parentesit presentati da Arper e progettati dallo studio spagnolo Lievore Altherr Molina: ideali per gli uffici, gli studi e i luoghi pubblici, si adattano con grande facilità anche a quegli ambienti domestici in cui l’isolamento dai rumori si rivela indispensabile (ad esempio nello studio, o nelle camere dei ragazzi, se condivise) o in ambienti dai volumi continui come i loft. La serie Parentesit prevede tre forme – la tonda, la quadrata e l’ovale – valorizzate dai colori, in campitura unica o in una doppia tinta che taglia graficamente a metà i pannelli. Questa varietà consente eleganti composizioni da sovrapporre alla parete o da utilizzare come partizioni, in sequenze grafiche di grande effetto. Un ulteriore livello di personalizzazione di Parentesit è dato dalla possibilità di inserire casse acustiche e soluzioni per l’illuminazione, facendone un elemento di arredo a tutto tondo. Anche l’azienda svizzera Usm, campione degli arredi modulari per ufficio, quest’anno al 50° anniversario, ha lanciato in Fiera il progetto dei Privacy Panels, firmato dal rinomato studio di design Atelier Oï: è un sistema di pannelli rettangolari in poliestere pressato e riciclabile con un’anima di tubolare metallico e con connettori che consentono di collegarli tra loro per costruire pareti divisorie modificabili ed espandibili. Disponibili in due misure e diversi colori, grazie alla loro anima autoportante i Privacy Panels possono delimitare spazi, anche in configurazioni ad angolo; oppure, fissati sulla scrivania con gli appositi supporti, comporre schermature visive e acustiche.

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