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efficienza energetica

Fotovoltaico: operatori contro le regole «restrittive» del Gse per il mantenimento degli incentivi

  • –di Dario Aquaro

Le “Regole per il mantenimento degli incentivi in Conto Energia”, pubblicate un mese fa sul sito del Gse, accendono le proteste degli operatori delle rinnovabili. Tra segnalazioni al ministero dello Sviluppo economico, reclami allo stesso Gestore dei servizi energetici, e annunci di ricorso al Tar. Al centro del contendere quella parte di regole che – in sostanza – prevedono che in caso di miglioramento della produttività di un “vecchio” impianto, il Gse non garantirà tariffe agevolate direttamente proporzionali al miglioramento.

Il Documento tecnico di riferimento (Dtr), pubblicato circa un mese fa ed elaborato anche a seguito di una consultazione pubblica, «definisce le regole per garantire la corretta gestione in efficienza degli impianti incentivati, nel rispetto della normativa vigente – scrive il Gse - e illustra le modalità che gli operatori sono tenuti a seguire per salvaguardare il diritto agli incentivi». Spiega cioè in quali casi, dopo le modifiche fatte agli impianti, tale diritto si perde, e in quali invece lo si conserva.

La principale criticità riguarda il limite (2% in più rispetto al valore massimo di energia prodotta negli ultimi tre anni incentivati) oltre il quale, in caso di miglioramento dell'efficienza dell’impianto, la maggior energia prodotta non sarà più incentivata. Questa potrà solo esser valorizzata attraverso ritiro dedicato, scambio sul posto, o vendita sul mercato libero. Si tratta tra l'altro – sottolineano alcuni operatori – di un limite più basso di quello previsto nel documento di consultazione pubblica.

Modifiche e soglie
Durante il periodo di incentivazione può subentrare l'esigenza di apportare alcune modifiche agli impianti fotovoltaici ammessi alle tariffe del Conto energia (dal primo al quinto). Modifiche che possono essere di carattere tecnico-progettuale (come spostamenti o sostituzione di componenti), giuridico (ad esempio, cambi di titolarità dell'impianto), commerciale (cambi di regime per la valorizzazione dell'energia immessa in rete), amministrativo (cambi di iban, rettifica di dati anagrafici dell'impianto, eccetera).
Ma per non superare la soglia prevista di 6,7 miliardi annui, raggiunta il 6 luglio 2013, il documento del Gse arriva a definire «un valore limite degli incentivi attribuibili a ciascun impianto che durante il periodo di incentivazione sia interessato da modifiche che comportino un incremento di producibilità, ferma restando la valorizzazione di tutta l'energia elettrica immessa in rete a condizioni di mercato».

Dopo la pubblicazione delle nuove regole, già Assorinnovabili ha manifestato il proprio “stupore” per i criteri «stringenti e diversi da quanto pattuito originariamente in merito al valore limite degli incentivi assegnabili a ciascun impianto su cui siano stati effettuati interventi di efficientamento». Marcando «l'assoluta contrarietà all'adozione di qualsiasi atto che, in assenza di una precisa norma, pretenda di fissare, con efficacia retroattiva, un limite massimo alla quantità di energia incentivabile prodotta dal singolo impianto». E così scagliandosi contro un provvedimento «che, di fatto, punisce gli operatori che effettuano interventi di efficientamento o anche solo di manutenzione del loro impianto».

Le contestazioni di Anie Rinnovabili
Se Assorinnovabili ha quindi inviato al Mise una segnalazione con richiesta di intervento, anche Anie Rinnovabili comunica ora le sue mosse. L'Associazione ha predisposto una lettera-reclamo al Gse, chiedendo al più presto la correzione di vari passaggi del documento. E preannuncia che «se tale strada bonaria non produrrà l'effetto sperato, un ricorso al Tar sarà inevitabile», perché il Dtr «rischia di essere l'ennesimo provvedimento penalizzante per il settore delle energie rinnovabili».
Due, in particolare, gli aspetti contestati: l'impossibilità di incrementare oltre il 2% la producibilità degli impianti, e gli eccessivi costi di istruttoria.
Sul primo punto, secondo le nuove regole, la soglia di energia massima per kW di potenza installata incentivabile viene infatti calcolata in base al quantitativo massimo di energia (su base annua) che un impianto ha prodotto negli ultimi tre anni, maggiorato del 2 per cento. Significa che se – ipotizziamo - effettuo un intervento per correggere un malfunzionamento, magari presente negli ultimi tre anni, la maggior producibilità incentivata (2%) può esser calcolata sulla base di un periodo in cui l'impianto non lavorava nel pieno delle sue potenzialità.
Per l'Associazione, si tratta di un disincentivo all'obiettivo della massima resa degli impianti: si chiede perciò che resti comunque valida la base del contratto espressa in kW (potenza), potendo migliorare la producibilità (kWh) degli impianti e quindi l'efficienza degli stessi anche oltre la soglia indicata. «Non dobbiamo dimenticare, infatti, che migliorare le prestazioni degli impianti fotovoltaici significa contribuire alla buona salute del comparto nel suo complesso, nonché la sua capacità di attrarre investimenti», commenta il presidente di Anie Rinnovabili, Emilio Cremona. «Non si tratta di salvaguardare un singolo segmento del manifatturiero, ma piuttosto l'intero sistema energetico del Paese».

Più burocrazia
Quanto al secondo punto d'attrito, il Dtr carica di una serie di obblighi aggiuntivi i soggetti responsabili degli impianti interessati da modifiche. In caso di sostituzione dei componenti (sia principali, come inverter e moduli, che altri, come contatori, trasformatori, dispositivo d'interfaccia, strutture di sostegno dei moduli) si devono comunicare al Gse inizio e fine dei lavori e la motivazione alla base dell'intervento. Ma occorre anche pagare ogni volta un corrispettivo fisso (pari a 50 euro) e uno variabile (2 euro per i primi 20 kW di potenza incentivata, 1 euro per ogni kW di potenza eccedente). «Questi nuovi oneri non fanno altro che burocratizzare sempre più il rapporto tra i proprietari degli impianti e il Gse, andando in direzione decisamente contraria alle esigenze di semplificazione delle procedure fino ad ora richieste», afferma Cremona. «Con queste nuove disposizioni si disincentivano di fatto gli operatori del settore ad effettuare eventuali interventi di manutenzione o efficientamento del loro impianto».

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