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L’evoluzione sociale delle smart city

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urbanistica

L’evoluzione sociale delle smart city

  • –di Paola Pierotti

Le smart city di nuova generazione non si limitano a immettere tecnologia e informazione nelle città tradizionali, ma forniscono nuove risposte a nuove domande: di assistenza, sicurezza, bellezza, qualità, felicità, innovazione, partecipazione e democrazia. Per 5-6 anni in Italia si è parlato con sempre maggiore frequenza di smart citiy, soprattutto aderendo alle iniziative proposte dalle grandi multinazionali della tecnologia; da qualche anno si guarda con interesse anche alla trasformazione fisica della città e all’innovazione sociale; ma l’orizzonte che si delinea oggi punta a far dialogare i due mondi, investendo sulla digitalizzazione dei processi e sull’utilizzo efficace degli open data. Mettendo al centro l’uomo.

Dal 14 al 16 ottobre a Bologna torna Smart city exhibition, la manifestazione sulle tematiche dell’innovazione nelle città e nelle comunità intelligenti, e nella sua quarta edizione diventa Citizen Data Festival. In Italia hanno lavorato con successo su questi temi alcune città come Torino, Milano e Bologna, ma nessuna è smart nel senso “olistico” del termine. Il comune di Firenze ha appena vinto il bando europeo “Replicate” potendo spendere una somma di 10 milioni di euro (7 pubblici e 3 privati) per rendere più smart tre aree della città, Novoli, Cascine e Piagge, con progetti che riguardano l’efficientamento energetico, la mobilità sostenibile e l’innovazione.

Per trovare le buone pratiche all’estero bisogna invece andare a Barcellona (la cosiddetta Smart City 5.0 che sta intervenendo sui nuovi quartieri intelligenti), Helsinki, Copenhagen e Amsterdam (attiva nella smart governance) o arrivare negli Usa a San Francisco, New York e Boston (che hanno lanciato Urban Mechanics attraverso cui i cittadini diventano protagonisti digitali della manutenzione urbana).

Dopo anni di sperimentazioni parziali, oggi, grazie alla programmazione europea e ai bandi Horizon2020, sono disponibili anche in Italia delle risorse. Secondo le norme Ue il 5% dei fondi Fers devono essere destinati ai programmi di sviluppo urbano. «Anzi, questa quota – spiega Carlo Mochi Sismondi, ad di Smart City Exhibition e presidente di Forum Pa – è stata ampiamente superata nel caso di alcune regioni del Sud: ad esempio la Campania da sola ha stanziato oltre 700mila euro per lo sviluppo urbano con una percentuale che supera il 17% dell’intero ammontare dei fondi. È rimasta invariata anche la cifra di 892 milioni per il Pon Metro che, dopo un lungo negoziato con la Commissione, è stato definitivamente approvato lo scorso 14 luglio. Il problema ora non è la misura dei fondi, ma l’effettiva partenza dei progetti che risentono tutti della difficile fase di approvazione della programmazione nel suo complesso». Ad oggi si stanno mettendo ancora a punto i piani per le 14 città metropolitane a cui andranno circa 40 milioni l’una per le città del centro nord (Genova, Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma) e circa 90 milioni per le città del Sud (Napoli, Bari, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo, Cagliari). A fine settembre al ministero dello Sviluppo economico è stata istituita una task force guidata da Simona Vicari che punta «a rivoluzionare urbanistica e servizi, coordinando le misure di politica industriale per promuovere città e comuni intelligenti».

«Le città sono un concentrato di informazioni, da quelle istituzionali a quelle che riguardano il bilancio o il livello di inquinamento, aggiungendo quelle offerte dai sensori distribuiti in qualsiasi dispositivo, dagli edifici ai semafori, fino ai telefonini», spiega Gianni Dominici, direttore di Forum Pa, che organizza l’evento insieme a BolognaFiere. L’informazione è centrale per conoscere la città, e la conoscenza è propedeutica alle decisioni.

Per anni si è associato il concetto di smart city ai temi dell’ambiente, più recentemente si è iniziato a concentrarsi sui bisogni dei cittadini, considerati produttori di informazioni, e sulla policy degli amministratori. Maurizio Carta, ordinario di Urbanistica all’Università di Palermo, attivo sul tema dell’augmented city e coordinatore del tavolo sulle smart citiy promosso da Start Magazine, parla di una nuova generazione di città intelligenti, le “Human smart cities”: «I cittadini sono attivi e devono essere agevolati per investire in atelier creativi e produrre iniziative attraverso il crowdfunding. Gli agricoltori devono tornare ad animare parti di città dismesse e i gestori di teatri, biblioteche e attività creative devono potersi associare. Bisogna promuovere l’autoproduzione di energia rinnovabile per condividerla con il quartiere realizzando comunità energetiche, incentivare la rivoluzione digitale, innescare un processo di sviluppo attraverso le varie forme di contributo all’economia circolare e alla sharing society».

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