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Da capannone in disuso a mini appartamenti low cost per genitori separati e…

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in germania

Da capannone in disuso a mini appartamenti low cost per genitori separati e studenti

  • –di Simone Fratta

La possibilità di trasformare la considerevole quantità di manufatti e superfici delle aree produttive in disuso è certamente un’occasione straordinaria per sperimentare forme insediative nuove e flessibili, modi di costruire maggiormente sostenibili e dunque di basso impatto ambientale.
Un’interpretazione critica dell'esistente dà la possibilità di donare nuova vita a questi edifici e attribuirgli funzioni estremamente diversificate rispetto a quelle per cui sono stati costruiti. Dunque progettare oggi significa inesorabilmente cercare un giusto equilibrio tra la conservazione della memoria, la riconversione delle funzioni e l' innovazione delle tecniche sostenibili.

È in quest' ottica, in questa ricerca del giusto equilibrio, che nasce l'approccio al progetto di riuso dell’edificio industriale che mi è stato proposto.
La struttura – che occupa una piccolissima parte di un grande lotto ad uso industriale della Siemens, presente al centro di un'area produttiva attualmente ancora in attività ad Essen, in una delle zone più industrializzate della Germania, la regione della Ruhr – ospitava apparati per la variazione della corrente dalla media alla bassa tensione al fine di permettere la distribuzione dell'energia elettrica alla città ed è stata dismessa 4 anni fa dalla RWE, in seguito alla scelta della società elettrica stessa di ridurre i costi vendendo il fabbricato e delocalizzando in altra sede i macchinari.

Si presenta come un volume semplice, regolare, un parallelepipedo realizzato in mattoncini “facciavista” con copertura a mansarda, e si sviluppa su due livelli: un piano terra con altezza interna di 3 metri ed un primo piano, un unico grande vano di 1.800 metri cubi, con altezza media di 7 metri.
Anselmo Perrotta, imprenditore italiano che lavora in Germania nel campo immobiliare, ha acquistato dalla RWE lo stabile con l’idea di trasformarlo in un residence per un target specifico di clientela, ovvero per lavoratori fuorisede che, inseguendo l'evoluzione del mondo del lavoro, devono rassegnarsi a una logica di mercato che porta ad essere sempre meno stanziali e sempre più aperti al cambiamento, per single o per una sempre più diffusa categoria di committenza, ovvero quella dei genitori separati, che hanno bisogno di un luogo dove ritrovare spazi propri per ricominciare una nuova esperienza di vita.

Target di fruitori, questo, per il quale si è scelto di optare per alloggi minimi, in modo da poter avere un affitto, possibilmente calmierato a medio e lungo termine, in spazi di qualità che abbiano si dimensioni di stanza d'albergo, ma con un'idea di casa per quanto possibile calda e accogliente.

Per rispondere alle esigenze della proprietà, quindi, ho posto l'attenzione al tema del recupero dell'involucro edilizio dismesso e a quello dell' alloggio minimo di qualità in maniera distinta e separata; questa operazione si è rivelata vincente poiché, mettendo insieme i due progetti, il risultato è stato esattamente la sintesi tra spazio moderno e funzionale e rispetto per la tipicità dell'oggetto.

Andando nello specifico, la possibilità di recupero nel rispetto del fabbricato è facilmente raggiungibile, grazie sia all'ottimo stato di conservazione del manufatto che alla buona costruzione dell'opera; è possibile mantenere la struttura preesistente il più inalterata possibile, proponendo solo la demolizione dei tamponamenti in cemento che hanno sostituito le vecchie specchiature vetrate in fase di smobilitazione dei macchinari, riaprendo così la facciata su strada, da sempre unica fonte di luce e aria; gli interni possono essere riqualificati esclusivamente rinnovando i materiali sulle pareti, attraverso l'uso del colore e pensando per la pavimentazione dell'intero piano ad una superficie inerbita, una sorta di giardino interno.

Per il modulo abitativo si è ipotizzata la realizzazione di una cellula autoportante in xlam, per la gran parte già preassemblata. La scelta dell'utilizzo della prefabbricazione in legno è sembrata, fin dalla prima osservazione dell' edificio, il mezzo più idoneo a velocizzare i tempi di realizzazione dei lavori, a rendere gli alloggi più performanti a livello di dispersione energetica, già cablati e provvisti di impianti solo da collegare alla rete elettrica e al riscaldamento; inoltre questa scelta consente una notevole flessibilità per un'eventuale riconversione d'uso del fabbricato semplicemente rimuovendo e riciclando i moduli abitativi,lasciando così inalterata la struttura preesistente.

All'interno di ciascun modulo trovano posto una camera da letto con armadiature annesse, un bagno completo, un piccolo ripostiglio e una zona giorno vetrata con balconcino aggettante che, sporgendo, crea un gioco di volumi rispetto alla rigidità della facciata principale.

Dove prima erano posizionati accumulatori, trasformatori e cavi elettrici, ora troviamo, su un pavimento inerbito, 18 mini appartamenti da 20 mq sovrapposti l'uno all'altro su tre file, con ballatoio in struttura metallica che distribuisce gli alloggi e ricuce la struttura esistente agli appartamenti.

Nella logica di una nuova vita del manufatto, una grande attenzione è stata posta anche nel riuso del piano terra, per il quale è stata pensata una funzione di socializzazione e condivisione con due grandi cucine, una palestra e una zona welness, un'area proiezione tv e book shering, ovvero spazi comuni a servizio degli appartamenti e dei loro ospiti, utili alla socializzazione, alla condivisione e, perché no, anche all'integrazione culturale.

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