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Case a prova di ambiente e futuro, senza allacci per luce e acqua: in Italia lo standard Living building challenge

  • –di Maria Chiara Voci

L'obiettivo è immaginare case future-proof, a prova di futuro. Abitazioni non solo efficienti, secondo gli standard conosciuti in Italia, ma immobili del tutto autonomi, capaci di reperire ogni risorsa necessaria al proprio funzionamento nel luogo in cui si trovano e senza alcun tipo di allaccio a luce, acqua o gas. Che “vivono” come gli alberi e i fiori, traendo dall'ambiente il proprio “nutrimento” e riciclando tutto ciò che è possibile riciclare.

Il protocollo di certificazione, che accompagna la costruzione di questi edifici integrati al 100% con la natura, esiste e arriva da Seattle, negli Stati Uniti. Si chiama Living Building Challenge, è nato da una decina di anni, ma operativo dal 2008 ed è stato utilizzato nel mondo per circa 300 progetti (certificati o registrati). Nessuno di questi è in Italia.

Tuttavia, è in Provincia di Trento che lo standard, una vera e propria filosofia, si appresta a muovere i primi passi nel nostro Paese: l'iniziativa è di una società di consulenza nella sostenibilità in edilizia, la Macro Design Studio, cresciuta all'interno dell'hub della green economy del Progetto Manifattura. La modalità, scelta per diffondere i principi della sfida “living building” (come recita il nome della certificazione), è quella del «bottom up, della spinta dal basso», spiega Carlo Battisti, di Macro Design Studio. Attraverso il secondo bando Regeneration, che è già stato sperimentato con successo nel 2015 e che seleziona giovani professionisti under 35 da tutta Europa e li invita a riprogettare, secondo i principi del Living Building Challenge, edifici pubblici esistenti, messi a “disposizione” da amministrazioni virtuose.

La seconda edizione della singolare “gara” si sta svolgendo a Centrale Fies del Comune di Dro. Quindici giovani progettisti sono al lavoro (suddivisi in tre team) per ripensare “in modo autonomo” l'edificio storico, in stile liberty, della vecchia stazione delle corriere di Arco, utilizzata dalla compagnia di tpl Trentino Trasporti (lo scorso anno, l'immobile in esame era la biblioteca del Comune di Dro).

Sabato 16 aprile sarà premiato il progetto vincitore (il premio è di 3mila euro, grazie anche al sostegno di sponsor privati), che verrà donato all'amministrazione (con l'impegno di provare a cercare le risorse per trasformare il tutto in realtà): ospite di onore sarà Amanda Sturgeon, designata da Hillary Clinton come una delle “10 donne più importanti nella sostenibilità”, membro di spicco della comunità Leed e dell'American Institute of Architects e, da quest'anno, presidente e amministratore delegato dell'International Living Future Institute.

«Siamo convinti – prosegue Battisti – che oggi sia necessario fare un passo in più per la sostenibilità. In questo senso, il protocollo Lbc si rivolge a progetti che vogliono andare oltre l'essere semplicemente “meno dannosi”, per diventare veramente “rigenerativi”. I 20 imperativi, suddivisi in sette aree, ricalcano solo in parte i requisiti dei protocolli più famosi nel mondo, come ad esempio il Leed, ma aggiunge anche concetti del tutto nuovi e mai presi in esame, come i criteri dell'equità dei progetti, della bellezza intesa anche come inserimento nel contesto e della felicità di chi vive nella casa».
Lo standard, che fra le altre attenzioni, anche sotto l'aspetto dei materiali, bandisce una serie di prodotti dal noto piombo fino al diffuso pvc, contiene già tutti i principi della progettazione Nzeb (edifici a impatto quasi zero), traguardo per tutte le nuove costruzioni fissato dalla Comunità europea.

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