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L’archistar ritorna all’arredo di design

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L’archistar ritorna all’arredo di design

  • –di Antonella Galli

C’è stato un tempo non lontano in cui l’architetto elaborava progetti a tutto campo «dal cucchiaio alla città», secondo la celebre espressione di Ernesto Nathan Rogers (1952). Nel nuovo millennio, invece, in tutte le discipline del progetto predominano le specializzazioni, per cui spesso accade che designer e architetti, urbanisti e interior designer lavorino quasi “reclusi” nella propria sfera di competenza. Ciò non impedisce, comunque, che il progetto d’arredo rimanga uno degli esercizi creativi prediletti anche dai professionisti impegnati su progetti di grande scala, dai grattacieli alle residenze, ai piani urbanistici. Lo confermano i numerosi arredi, firmati dai migliori architetti, tra le novità del Salone, tutti caratterizzati da un impianto compositivo di grande respiro, quasi sempre privo di decori, concentrato su forme e materiali.

Arredi iconici, come piccole architetture domestiche, di cui ha lasciato splendida testimonianza Zaha Hadid con il Mew Table-Desk, il tavolo progettato per Sawaya & Moroni a pochi giorni dalla sua scomparsa. Realizzato in poliuretano ad alta densità a stampo, è concepito per essere utilizzato sia in ambito domestico, come una scultura futuristica, sia in uno spazio di lavoro, come solida scrivania. Come tutti i progetti dell’architetto anglo-irachena, il Mew Table-Desk ha una configurazione fluida e curvilinea, con il piano rettangolare segnato da un solco che lo attraversa longitudinalmente e discende nei due supporti del piano, leggermente inclinati, uniti ad esso senza interruzione.

Altra mano femminile nel mondo dell’architettura è quella di Patricia Urquiola, che ha sempre dimostrato grande attitudine ai progetti di arredo, in cui esprime chiaramente la sua formazione di architetto. Nominata da pochi mesi art director di Cassina, Urquiola ha presentato per l’azienda la poltrona Gender, un prodotto fuori dagli schemi, in cui gli elementi strutturali e materici giocano un ruolo decisivo. Gender nasce come una seduta trasversale, in grado di definire il proprio carattere in base alla composizione di colori e materiali: la struttura, in cui le forme lineari di seduta e schienale sono quasi giustapposte, è imbottita in poliuretano, rivestita in pelle all’esterno e tessuto all’interno. Tale “guscio” contiene un secondo strato di imbottitura, in colori e materiali differenti, che definisce lo spazio interno della seduta. L’alternanza tra strati e materiali, tra colori sgargianti e naturali, è declinata in cinque varianti fisse e determina il carattere della seduta: maschile o femminile, grintosa o sobria, potente o delicata.

Daniel Libeskind è tra i grandi progettisti contemporanei che meglio sanno muoversi tra le varie scale del progetto. Al Salone del Mobile ha presentato per Moroso l’ampliamento della collezione di imbottiti Gemma, in cui alla poltrona “capostipite” sono stati aggiunti un divano e una serie di sedute per spazi pubblici. Il divano è un arredo-scultura che riproduce le forme sfaccettate e asimmetriche di un cristallo, elemento ispiratore di tutta la collezione. Il contrasto tra l’aspetto geometrico e rigido del divano e la sua reale consistenza, morbida e accogliente, è di grande efficacia; vi contribuisce anche il rivestimento in tessuto Blur, una maglia morbida ad effetto sfumato che accentua la somiglianza con una pietra preziosa.

Anche Mario Bellini ha presentato un ampliamento di collezione, quello di Opera per Meritalia, composta da tavoli e tavolini con la struttura in centine in legno massello, tagliate ad arco e incastrate in solide griglie romboidali. Con lo stesso metodo l’architetto milanese ha disegnato la poltroncina Seat Opera, che così descrive: «Il caratteristico cesto a costole incrociate abbraccia, contiene e sostiene una seduta monoscocca trasparente. I due elementi così uniti si valorizzano l’un l’altro in una nuova, sorprendente simbiosi estetica». Seat Opera è un concentrato di maestria progettuale e realizzativa, che svela ancora una volta come la sinergia tra i migliori progettisti internazionali e le aziende italiane sia il segreto vincente del design Made in Italy.

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