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A Londra l’immobiliare resiste all’effetto Brexit

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A Londra l’immobiliare resiste all’effetto Brexit

Brexit, ovvero business as usual. Superato la contrazione iniziale dovuta al risultato a sorpresa, il mercato immobiliare britannico sembra avere recuperato vigore dopo il referendum di giugno che ha sancito l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Le previsioni di un crollo non si sono materializzate, prezzi e affitti resistono, e il calo della sterlina ha incoraggiato molti acquirenti a cercare l’affare. Resta forte perfino il settore uffici, che si temeva sarebbe stato il più colpito dalla temuta fuga di banche, compagnie di assicurazioni e studi legali dalla City verso città europee come Francoforte, Parigi, Amsterdam o Dublino. La domanda resta alta e la percentuale di uffici sfitti a Londra è al minimo storico del 2,5% o 3% secondo le zone.

«Lo shock iniziale si è placato e così anche la tentazione della fuga, che è stata una reazione immediata e comprensibile ma di breve durata – spiega David Paine, responsabile del Real Estate di Standard Life Investments –. Il problema adesso è l’incertezza sul futuro, perché è difficile fare previsioni non sapendo cosa comporterà Brexit». Il settore immobiliare negli ultimi mesi è stato uno specchio fedele dell’economia britannica: non c’è stato crollo dei prezzi delle case e lo spettro della recessione si è decisamente allontanato dopo una serie di dati positivi. Entrambi potrebbero però virare in negativo o ripartire con slancio a seconda della soluzione post-Brexit che verrà concordata. I negoziati non partiranno prima del prossimo anno e per ora il Governo di Londra ha dato poche indicazioni sulla strategia che intende adottare, quindi regna l’incertezza. Una Gran Bretagna fuori dal mercato unico e “chiusa” all’Europa sarebbe negativa anche per il mercato immobiliare.

Nonostante questo cruciale punto interrogativo, il mercato mantiene il suo entusiasmo, spinto soprattutto dagli investitori stranieri. Visto come un cataclisma in Europa, Brexit invece ha un’importanza relativa agli occhi degli investitori americani o asiatici che guardano soprattutto alla stabilità dell’economia e che considerano la Gran Bretagna un porto sicuro per i loro soldi. Inoltre con i rendimenti dei bond ai minimi storici e la volatilità sui mercati azionari, il settore immobiliare resta un investimento appetibile.

A fare acquisti a Londra e in Gran Bretagna però sono anche gli europei, italiani compresi. La ragione è che il prezzo medio di un immobile a Londra è sceso di 50mila euro dopo il voto, passando dalla cifra record di 630mila nel novembre 2015 ai 579mila attuali. «Gli acquirenti europei possono fare davvero degli affari adesso, spendendo meno euro per comprare una casa in qualsiasi quartiere di Londra», afferma Andrew Bridges, managing director dell’agenzia londinese Stirling Ackroyd. Secondo Guy Gittens, direttore vendite di Chestertons, «un altro fattore che spinge gli europei a investire in Gran Bretagna è il timore sulla stabilità dell’eurozona e il desiderio di puntare su un’altra valuta, proprio come era successo nel 2008».

Gli acquirenti in cerca di case nel centro di Londra sono aumentati del 22,1% e il numero di immobili visti è salito del 49% in agosto rispetto allo stesso mese del 2015, secondo dati Knight Frank: «Siamo cautamente ottimisti sul fatto che l’interesse continuerà e le compravendite aumenteranno nei prossimi mesi, - afferma Tom Bill, responsabile della London Residential Research di Knight Frank ». I prezzi in centro sono scesi dell'1,8% nell’ultimo anno, con cali particolarmente pronunciati in quartieri chic come Kensington & Chelsea (-8,9%) e Westminster (-13%). Il calo però, secondo Bill, non è dovuto a Brexit ma agli aumenti delle imposte degli ultimi due anni, che hanno penalizzato soprattutto le case più costose e hanno scoraggiato gli investitori.

Il fatto che Brexit non è responsabile del calo dei prezzi è dimostrato dal trend delle quotazioni nei quartieri meno centrali di Londra: sono aumentate dell’1,4% nell’ultimo anno e la domanda resta elevata, mentre lontano dalla capitale il mercato regionale continua la sua ascesa, con prezzi che registrano un +5,6% a livello nazionale. Grandi città come Manchester o Birmingham, viste come alternative a Londra a costi molto inferiori, continuano ad attrarre banche e imprese, rilanciando il mercato del lavoro che a sua volta fa da volano all’immobiliare. Per la Gran Bretagna c’è un'altra possibilità di riscossa post-Brexit, secondo Walter Boettcher, capo economista e responsabile della ricerca europea di Colliers International a Londra: «Se Donald Trump vincerà le elezioni presidenziali – argomenta – ci potrebbe essere una massiccia fuga di capitali dagli Usa e la Gran Bretagna potrebbe tornare a essere il rifugio sicuro preferito per gli investitori internazionali. Non sarebbero solo gli americani, ma anche mediorientali che lascerebbero gli Stati Uniti a tutto vantaggio della Gran Bretagna».

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