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Edilizia 4.0 cruciale per la crescita ma frenata dalle difficoltà delle piccole imprese

È un mix di antichi saperi e tecnologie 4.0 quello che da ieri (19 ottobre) è in scena nei dieci padiglioni del quartiere fieristico bolognese per la 52esima edizione di Saie – iniziata con il convegno inaugurale dedicato a Casa Italia e che dalla prossima edizione del 2018 sarà biennale – dove economia circolare e digitalizzazione fanno da fil rouge del nuovo capitolo della quarta rivoluzione in edilizia. Canapa e cocci triturati convivono con nanomateriali, simulatori 3D e Iot in un mercato dove l’innovazione si fa, e molta, ma fa fatica a propagarsi. «Il Saie si conferma un appuntamento fondamentale per il sistema dell’edilizia, un’occasione unica di confronto e dialogo tra tutti gli operatori per individuare soluzioni e strategie in grado di rilanciare l’industria delle costruzioni dopo anni di crisi», ha sottolineato al taglio del nastro il vicepresidente Ance, Gabriele Buia. «Ci sono timidi segnali di ripresa, ma serve la molla di forti investimenti pubblici per rilanciare un comparto cruciale per il Pil», ha aggiunto il presidente di BolognaFiere, Franco Boni.

Vetrina d’eccellenza di questa innovazione è “The best of Saie Innovation”, la selezione di 28 soluzioni all’avanguardia (dai materiali alle macchine in cantiere fino ai software di progettazione, vedi schede in alto) che premiano sostenibilità ambientale, efficienza energetica, risparmio economico, sicurezza antisismica. «Sono quasi tutte soluzioni all’avanguardia prodotte da aziende italiane e questo ha un duplice significato – spiega Massimo Rossetti, docente di Tecnologia dell’architettura allo Iuav di Venezia. – Da un lato ci dicono che nel nostro Paese si fa innovazione, e dal basso, anche nell’industria delle costruzioni. Dall’altro lato raccontano però di un ritardo nella trasmissione di questa innovazione fino nei cantieri e di una bassa predisposizione alla contaminazione internazionale. Il technology watching è fondamentale per l’evoluzione dell’edilizia, sia guardando dentro agli altri settori industriali sia alle novità in giro per il mondo. Ma il monitoraggio sistematico, di innovazione e tecnologie, richiede investimenti di uomini e risorse che le Pmi non si possono permettere».

La polverizzazione della filiera edilizia dominata da microimprese e l’attuale focalizzazione del settore nei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria (il 73% del valore delle costruzioni è in riqualificazioni e perlopiù si tratta di piccoli cantieri, rileva il Cresme) non aiuta certo a esplodere la portata innovativa che gemma nell’industria dei prodotti e dei servizi. «Il problema è che questa innovazione che nasce dal basso si confronta con normative, regolamenti e standard prestazionali richiesti dai legislatori e dai clienti, che arrivano dall’alto, e l’area grigia nel mezzo è schiacciata, impermeabile e restia ad accettare novità che scardinano pratiche di lavoro radicate», aggiunge Rossetti.

Ma l’edilizia non è più un mondo di semplici mattoni e il Saie ne è la conferma evidente. «Siamo all’inizio di una rivoluzione 4.0 con potenzialità enormi – afferma il direttore del Cresme, Lorenzo Bellicini – che si scontra con una filiera edilizia lenta al cambiamento. Ma nei cantieri austriaci e australiani i robot che posano mattoni al posto degli operai sono già realtà. Amazon negli Stati Uniti sta aggregando la platea di ditte offrendo ai clienti servizi industriali chiavi in mano venduti online. E la piattaforma Bim (vedi articolo a lato, ndr) azzera le asimmetrie informative, fin qui assai redditizie per gli operatori del settore, con risparmi di costi del 30% grazie all’informazione condivisa lungo tutta la filiera».

Resterà sul mercato uno zoccolo di aziende tradizionali a bassa innovazione, ma si faranno largo non solo gli innovatori incrementali ma imprese rivoluzionarie tra nano ed enery tech, robotica, Iot.

«La parola chiave per leggere la trasformazione in atto nelle costruzioni è integrazione, ossia il crossover e l’implementazione di tecnologie diverse, che arrivano anche da altri comparti, applicate all’edilizia. E il driver che spinge il cambiamento è l’efficienza energetica, verso il nearly zero energy building, non solo per il dettato delle norme Ue ma anche per una crescente consapevolezza di chi acquista e ristruttura casa, che vuole la targhetta migliore e la garanzia di alte prestazioni e risparmi sui consumi», afferma Domenico Pepe, consulente esperto di Casa Clima, che come Rossetti fa parte della Giuria che ha valutato le 164 candidature del Saie Innovation Award. Il problema è che l’accesso all’innovazione costa tempo e denaro e l’approccio dei piccoli imprenditori è di diffidenza e resistenza. Ciò spiega la lentezza con cui l’innovazione – che pur c'è – arriva poi in cantiere, quando si tratta di piccoli interventi e non di sviluppi dai sette zeri in su.

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