
3/7 Chris Ludlam, head of Real estate capital di Schroders: «Investiamo a Berlino, Parigi, Stoccolma, Amburgo e Bruxelles. Usciamo invece dall’Italia»
Schroders è un investitore particolarmente attivo nel real estate europeo. «Già da diversi anni abbiamo adottato un approccio di investimento basato sulle città, piuttosto che sui Paesi, e ci focalizziamo nelle città che dimostrano di avere una crescita di lungo periodo superiore alla media», spiega Chris Ludlam, head of Real estate capital di Schroders.
A che scelte vi porta attualmente questo approccio?
Preferiamo quelle città che evidenziano una crescita del Pil, della popolazione e dell’occupazione, unitamente a miglioramenti continui a livello infrastrutturale e che ospitino anche università in grado di valorizzare i talenti. Investiamo nelle città in cui la gente preferisce vivere, lavorare, divertirsi e con economie diversificate. Preferiamo focalizzarci nei sub-mercati della città maggiori, che offrono migliori opportunità di crescita rispetto alle aree prime delle città secondarie. Ci soffermiamo poi in particolare sulla liquidità dei mercati e prediligiamo quelli più evoluti e trasparenti dell’Europa occidentale.
Quindi, in quali città state investendo attualmente?
A Berlino, Parigi, Stoccolma, Amburgo e Bruxelles.
E l’Italia?
Abbiamo due fondi che sono investiti in asset commerciali in Italia ma li stiamo disinvestendo e restituendo i guadagni agli investitori. Abbiamo in realtà una bassa esposizione sull’Italia, in quanto in questo momento preferiamo mercati più sviluppati, che offrono un migliore profilo di rischio-rendimento. Ma continuiamo a monitorare costantemente Milano e Roma, alla ricerca di asset in grado di assicurare una crescita sostenibile dei rendimeti da locazione.
Qual è il vostro sentiment relativo al post-Brexit?
Avevamo preventivamente ridotto la nostra esposizione nei settori legati ai servizi e alla finanza di Londra e il risultato del referendum ci ha dato ragione, creando una situazione di incertezza nella comunità degli investitori e delle società non inglesi con base a Londra. Ci aspettiamo un impatto negativo sui valori nel Regno Unito nel breve termine, il che significa anche opportunità di investimento nel 2017, accompagnate però da un’elevata volatilità del mercato. C’è comunque ancora forte interesse dei capitali internazionali nei confronti di Londra, specialmente da parte degli investitori di lungo termine che potrebbero volere trarre vantaggio dalla debolezza della sterlina e da eventuali deprezzamenti
E a livello europeo?
Non pensiamo che ci sarà un forte impatto di Brexit in Europa continentale. In un certo senso verrà anzi favorita dalle realtà globali in cerca di rendimenti e in allontanamento dal Regno Unito e di conseguenza ci focalizziamo sugli asset con fondamentali attraenti, quindi in ottime location, ben costruiti e con buone prospettive di crescita degli affitti.
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