All’Ikea Tillsammans, il centro culturale della multinazionale svedese ad Älmhult, c’è una cosa che non si ferma mai: è il contatore di Billy che, in tempo reale, indica in che Paese e in quale quantità vengono acquistate le famose librerie, che nel 2018 compiono 40 anni. Vennero progettate nel 1978 dal designer di Ikea Gillis Lundgren. Da allora ne sono state vendute ben 60 milioni, quasi una ogni 100 persone, una ogni 10 secondi. Una fedeltà al prodotto che è solo pari a quella che intercorre tra Ikea e il più grande produttore di questa fortunatissima famiglia di librerie, Gyllensvaans Möbler.
Mårten e Erik Gyllensvaan, figli del fondatore Nils, mostrano con orgoglio la prima lettera scritta da Ingvar Kamprad nel 1952 al padre con la richiesta di comprare mobili. «Allora Ikea aveva solo due impiegati – raccontano – era un’azienda decisamente più piccola della nostra . Abbiamo fatto tutto il contrario di quello che si insegna nei libri: produciamo un solo prodotto per un solo cliente». Sembrerebbe una follia, ma gli 85 milioni di fatturato e i 4,5 milioni di librerie che ogni anno lasciano la fabbrica per arrivare nelle nostre case sembrano dire il contrario. La chiave del successo di questa realtà persa nei boschi della Svezia centrale è stata l’automazione, iniziata nel 1984 con un robot a cui se ne sono aggiunti negli anni altri 69.
«Ma è anche il senso della comunità che ci ha stimolati a fare sempre meglio». Quasi tutti gli abitanti del piccolo e isolato villaggio di Kättilstorp infatti lavorano o hanno a che fare in qualche modo con Gyllensvaans Möbler che, oltre a garantire posti di lavoro, mette a disposizione un pub, una piscina coperta e una palestra. Il segreto, invece, di un rapporto tanto duraturo, dice Mårten è «cercare di produrre sempre più pezzi, senza abbassare la qualità e riuscire così a tenere il prezzo sempre più basso. Così, grazie all’automazione, siamo passati da 12mila mobili all’anno prodotti per operaio nel 2001 ai 33mila del 2015».
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