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Case prefabbricate, componenti «cuciti su misura» del progetto

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Rebuild

Case prefabbricate, componenti «cuciti su misura» del progetto

Pannelli Stylcomp, che impiega prodotti Italcementi utilizzati per il nuovo complesso didattico espositivo Dallara
Pannelli Stylcomp, che impiega prodotti Italcementi utilizzati per il nuovo complesso didattico espositivo Dallara

Customizzazione, industria e artigianato insieme. Prodotti edilizi personalizzati, a prezzi comparabili con quelli realizzati tradizionalmente. L’architetto Alfonso Femia, ospite della settima edizione di REbuild che si aperta ieri 29 maggio a Riva del Garda, ha raccontato la sua partnership con un’azienda italiana, la Stylcomp, che impiega prodotti Italcementi utilizzati per il nuovo complesso didattico ed espositivo Dallara, in costruzione a Varano de’ Melegari.

Insieme, con un impegno di ricerca e sviluppo da parte del progettista e dell’azienda, è stato messo a punto un sistema costruttivo con pannelli prefabbricati, profondi 38 cm, già coibentati e finiti internamente ed esternamente. «Eelementi unici, al prezzo di 260 euro/mq posati – commenta Femia di Atelier(s) Alfonso Femia – con trame personalizzate, senza ossidi, elementi che lavorano con la pietra, dando un effetto di contestualizzazione naturale». Il pannello prefabbricato, con una carica tecnologica innovativa, senza trascurare l'estetica, diventa in questo caso un prodotto per l’architettura, attento anche ai costi e all'efficienza energetica.

Dopo anni di impegno nella costruzione di una piattaforma per l'innovazione delle costruzioni italiane, promossa da Habitech e Riva del Garda Fierecongressi, con RElab, la kermesse di Riva del Garda spiega attraverso casi concreti, storie e protagonisti che, innovazione tecnologica, qualità del progetto e sostenibilità sono elementi che non vanno disgiunti, e soprattutto che possono essere valori rintracciabili in tutte le iniziative, non solo quelle di alta gamma.

«A REbuild si torna a parlare di qualità del progetto che entra a piè pari nei processi di industrializzazione. Questa è sicuramente la via italiana per la ripresa del settore dell'edilizia», commenta Ezio Micelli, presidente del comitato scientifico.

Economia circolare, manifattura, decarbonizzazione. Queste le tematiche al centro del think tank di REbuild che annualmente si da appuntamento per condividere casi di eccellenza italiani ed internazionali, per sviscerare opportunità e criticità di progetti e cantieri con una forte carica di innovazione, in termini di sostenibilità o digitalizzazione.

Per anni si sono portate all'attenzione di costruttori e developer tecnologie capaci di aumentare produttività e redditività. «Nell’'edizione 2018 si sono attivati anche dei laboratori per verificare, in una modalità di networking – racconta Thomas Miorin, presidente di REbuild – soluzioni possibili per approcciare in modo innovativo il mercato». Se NH hotel ha sondato come affrontare il tema dell’offsite per la rigenerazione di un hotel da riqualificare, Coima si è rivolta alla piattaforma di Rebuild per capire come creare valore prima di andare in cantiere (sempre attraverso processi industrializzati); come generare prodotti circolari che a fine vita non hanno perso valore, ma l’hanno guadagnato; e ancora come realizzare sistemi flessibili capaci di cambiare destinazione d'uso o di essere smontati per parti e riassemblati.

«In questi anni abbiamo assistito ad un cambio di modelli di business da parte del mondo immobiliare. Parte il build to rent, ci sono nuove iniziative legate al social housing – commenta Miorin – i fondi immobiliari internazionali hanno grandi disponibilità per iniziative con rendite minori di lungo periodo garantite, e il tema dell'offsite sta entrando in una coscienza collettiva diffusa».

REbuild si propone come la piazza d'incontro tra domanda e offerta, dove aziende come WoodBeton o Ideal Standard dialogano proprio con Coima o NH, dove si studia come sostenere efficacemente il cambiamento, traducendolo in architetture di qualità e pezzi di città realmente smart.

Nei processi di industrializzazione ecco che l’architetto ha il compito di stimolare quelle capacità di innovazione che le aziende hanno già in sé, ma che spesso lasciano accantonate per privilegiare progetti standard o commesse che prediligono la quantità. Come ribadisce Femia, «il progettista ha il ruolo di regia e può essere il motore del cambiamento». Un’opportunità che deve essere apprezzata però dalla filiera che deve allearsi fin dall'inizio dei processi. «Capita spesso che il 75% dei costi delle operazioni sia nascosto nella fase iniziale e riguardi la gestione – aggiunge Eugenio Cecchin, presidente e ad di Ideal Standard Italia – questo accade per gli hotel, ma anche per gli uffici o per le residenze. Purtroppo spesso le scelte progettuali salvano una quota che pesa sul primo 25% e non sono tese a efficientare il processo in tutto il ciclo di vita».

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