Le famiglie detengono oltre il 92% del patrimonio residenziale italiano: l’81% del totale è costituito abitazioni principali o seconde case, l’11% è invece posseduto «a scopo di investimento e di attività di locazione». È la fotografia scattata dall’Istat sul patrimonio del 2017 e diffusa oggi 1° febbraio.
Il valore dello stock di attività non finanziarie (quindi non solo immobili, pari però all’84% del totale) è pari a circa 9.505 miliardi di euro. Le famiglie detengono in pratica la metà (per la precisione il 49%) di questa ricchezza. Lo stock è costituto per il 60% da immobili residenziali (come detto, 9 su 10 in mano alle famiglie) e per il 24% da immobili non residenziali (detenuto per circa il 55% da società non finanziarie, per il 30% dalle famiglie produttrici e per l'11% dalle amministrazioni pubbliche). Gli altri beni «di capitale fisso, materiale e immateriale, rappresentano meno del 10%. Le scorte pesano circa il 4%, i terreni coltivati meno del 3% del totale».
«La discesa dei prezzi sul mercato immobiliare residenziale – nota l’Istat – che prosegue dal 2012, ha indotto una ulteriore contrazione del valore della ricchezza abitativa (-1,4% in media annua nel periodo 2011-2017). Tale dinamica risulta tuttavia in rallentamento con un 0,8% nel 2017, dal -1,3% nel 2016».
Lo stock degli altri beni di capitale fisso diversi dagli immobili nel 2017 era detenuto «per circa il 76% dalle Società non finanziarie, per quasi il 14% dalle Amministrazioni pubbliche e per il 10% dalle famiglie». Le Società non finanziarie sono anche proprietarie del 93% delle scorte. Lo stock di terreni coltivati è per quasi il 90% di proprietà delle famiglie.
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