«Oggi non guardiamo più al singolo oggetto, siamo focalizzati sull’ambiente nel suo insieme», spiega Naoto Fukasawa, il designer giapponese che della semplicità e dell’armonia ha fatto una missione. Una visione che Fukasawa porta in tutti i suoi progetti, dal pluripremiato lettore CD da parete per Muji alla celebre sedia pieghevole Hiroshima disegnata per Maruni, brand di cui è art director dal 2010.
Ha spesso dichiarato di volersi dimenticare della mente delle persone per focalizzarsi sull’essere umano come corpo naturale
per riuscire a comprendere quali siano i suoi reali bisogni. Può spiegare questo concetto?
Noi condividiamo la vita e l’ambiente, sappiamo quello che vogliamo anche se siamo persone diverse. Io ho la capacità di guardare
le persone, da qualsiasi parte provengano, come se fossero animali e osservando la loro interazione con l’ambiente riseco
a prevedere le loro necessità. Penso per esempio alla Roundish Chair che Maruni presenta anche quest’anno al Salone. Ti ci
siedi sopra e sostiene in modo naturale il tuo corpo. È la risposta semplice a un’esigenza che lo è altrettanto.
Ha lavorato per importanti brand italiani, da B&B Italia a Driade, a Boffi. Che tipo di scambio avete avuto?
Sia il Giappone sia l’Italia prestano una particolare attenzione alla qualità della vita. Quando lavoro per un brand, è come
se avessi il compito di cucinare una buona zuppa, così nel mio brodo aggiungo ingredienti particolari e saporiti che arrivano
dalle aziende italiane e porto nel lavoro una cultura differente dai sapori forse meno forti, ma che vengono apprezzati. Quello
che mi piace delle aziende italiane è che cercano sempre la persona giusta con cui lavorare, di me apprezzano la ricerca della
bellezza puntando sempre sulla qualità.
Ultimamente si parla molto di artigianato anche in relazione al design. Che cosa ne pensa?
Certo, è una tendenza molto attuale. Tutti guardano indietro, ma l’artigianato di oggi passa attraverso le tecnologie e l’innovazione
con l’uso, per esempio, di computer e fresatrici CNC.
A proposito di artigianato, ha recentemente collaborato con Bottega Ghianda. Che tipo di esperienza è stata?
Sono rimasto molto impressionato dal loro lavoro. Se utilizzano una macchina, poi usano sempre le mani, c’è sempre un segno
umano nei loro pezzi. I prodotti, gli oggetti non sono mai esattamente come nei disegni, sembrano vivi e questo fa sì che
nessun pezzo risulti freddo.
Ritiene che il design possa influire sui comportamenti virtuosi dei consumatori e in che modo può essere sostenibile?
Quando disegniamo mobili destinati a durare siamo già sostenibili. Il buon design non crea rifiuti. Certo, dobbiamo pensare
di utilizzare i materiali giusti.
Tra i designer italiani, c’è qualcuno che ama in particolare?
Ho lavorato a lungo con B&B Italia e ho un grandissimo rispetto per Antonio Citterio, un designer sempre capace di trovare
la giusta soluzione. Amo molto anche Michele De Lucchi, che sa portare la sua filosofia in architettura e nel design.
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