L’agente immobiliare deve tutelare in egual misura sia gli interessi del venditore sia quelli dell’acquirente – lo prevede la normativa italiana – ponendosi come un mediatore tra le parti che garantisca la regolarità della transazione. Ma emerge la necessità da parte di chi compra o vende un casa di avvalersi della consulenza di un professionista di parte, che agisca esclusivamente in sua tutela. Almeno secondo un’indagine condotta da Doxa per conto di Sigest – società operante nel real estate milanese da oltre 30 anni – che partendo dalla attuale percezione sulle agenzie ha voluto sondare «interesse e propensione verso nuove forme di consulenza».
Tra l’81% del campione (535 soggetti che hanno comprato o venduto una casa a Milano di valore superiore a 300mila euro, o che si accingono a farlo) che dichiara di affidarsi a un’agenzia immobiliare il 47% è composto da “sostenitori” e il 34% da “titubanti”. Le ragioni che spingono le persone a scegliere una agenzia sono: evitare errori gravi o rischi (acquirenti 68%; venditori 75%), districarsi nella burocrazia (acquirenti 65%; venditori 77%) e risparmiare tempo (acquirenti 67%; venditori 70%).
«Facendo un focus sugli acquirenti – si legge in una nota – le criticità si rivelano quando si parla di compenso, servizi di consulenza e trasparenza: non tutti gli intervistati, infatti, sono convinti che il compenso delle agenzie sia adeguato al servizio offerto, che il servizio di consulenza sia attento a chi compra o vende, e che le agenzie siano del tutto chiare e trasparenti nelle loro operazioni».
Ma se da un lato non manca una certa diffidenza nei confronti delle agenzie immobiliari, dall’altro emerge la necessità di
un professionista che rappresenti un “riferimento”, e che «associ l’elevata qualità della consulenza all’accessibilità e trasparenza
dei costi».
Peculiarità di questa figura «è che deve necessariamente lavorare nell’esclusivo interesse del compratore o del venditore
– continua la nota – non contemporaneamente per entrambi, rappresentando quindi un vero e proprio “consulente di parte”».
I dati dello studio sono molto evidenti: un professionista con questo profilo piace sia agli acquirenti (88%) che ai venditori
(83%).
«Abbiamo lavorato molti mesi a questa ricerca, per cercare di cogliere le sfumature del mercato, e soprattutto per analizzare luci e ombre della nostra professione – commenta Vincenzo Albanese, fondatore e Ceo di Sigest –. Dallo studio emerge un quadro veramente articolato e complesso, che mostra ancora una volta la grande necessità di un’evoluzione della figura dell’agente immobiliare. I tempi sono maturi per avviare, come filiera, una profonda riflessione sul ruolo strategico del consulente immobiliare, al fine di mettere a punto una nuova serie di servizi e costruire un nuovo approccio al mercato capace di soddisfare una domanda sempre più esigente, veloce e competente».
«Le nuove tecnologie digitali rappresentano un mezzo straordinario per gestire la complessità delle informazioni, che costituiscono uno degli asset più importanti per essere competitivi a livello di mercato. È fondamentale anche per il settore immobiliare compiere il salto culturale già maturato in altri settori, acquisendo una completa consapevolezza dell’importanza delle innovazioni a livello professionale».
Va in questa direzione la creazione dell'Osservatorio permanente sul proptech, nuova divisione del Centro Studi di Sigest, costituita per individuare in anticipo le idee con maggior potenzialità di innovazione e trasformarle in realtà per i nostri clienti.
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