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Il prof di Berkeley: «La mia Silicon Valley a Milano»

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Il prof di Berkeley: «La mia Silicon Valley a Milano»

Una immensa area costellata di gru e transenne. Si presenta così l’ex area Expo oggi, in attesa di diventare il nuovo distretto dell’innovazione milanese, e italiana.

Un progetto che si articolerà nell’arco di anni, procedendo per fasi, con un’apertura multisettoriale.

Mind, Milano Innovation District, sarà un distretto dell’innovazione in cui istituti di ricerca, imprese, start up, incubatori e acceleratori vivranno in simbiosi e si scambieranno conoscenza e tecnologie. Insieme a chi sceglierà di vivere qui, studenti e lavoratori. La mente che tira le fila dell’innovazione qui è il professor Alberto Sangiovanni Vincentelli, professore di ingegneria elettrica e informatica all’Università di Berkeley in California, co-fondatore di Cadence e Synopsys (due società quotate al Nasdaq), una lunga lista di ruoli di primo piano in grandi gruppi privati e membro del comitato consultivo del Politecnico di Milano. Vincentelli è presidente dell’International Advisory Council del progetto Mind.

Di questo progetto visionario gli artefici in quanto investitori sono il colosso australiano Lendlease, developer che ha in carico anche Santa Giulia, che insieme ad Arexpo (proprietario dell’area data per 99 anni in concessione d’uso) e a una serie di soggetti pubblici cambierà il volto dell’intera zona che nel 2015 ha ospitato l’Expo. Per un investimento complessivo di quattro miliardi di euro.

Tre le ancore previste: l’Ospedale Galeazzi, l’Università degli Studi di Milano e l’Istituto di ricerca Human Technopole. Occuperanno il lato a nord del Decumano, la lunga passeggiata di Expo che diventerà un grande parco verde. Le gru stanno realizzando l’ospedale, in anticipo sui lavori, più avanti Palazzo Italia e il cantiere delle altre strutture per Human Technopole, il cui bando si aprirà entro due mesi, e a seguire il prato sul quale sorgeranno le facoltà scientifiche della Statale.

«La mia idea è portare in questo luogo la visione internazionale, come italiano che da tempo vive vicino alla Silicon Valley. La contaminazione è il primo fattore di sviluppo di un polo dell’innovazione - dice in esclusiva al Sole24Ore il professor Vincentelli, appena arrivato a Milano da Singapore, dove si reca come consulente del governo sempre in tema di innovazione -. I progetti di innovazione nati facendo calare dall’alto le direttive non hanno mai avuto successo. In Italia, la ricerca è stata troppo a lungo chiusa tra le mura delle Università. L’intento di questo progetto è di permettere ad aziende e settore pubblico, a start up e studenti di vivere, lavorare e studiare a stretto contatto perché innovazione, esperienza, idee e ricerca possano circolare. In altre parole, creare un ecosistema». Vincentelli paragona l’innovazione al tartufo. «Cresce dove ci sono le condizioni, non si pianta» dice.

In fase di bando sono arrivate manifestazioni di interesse da grandi aziende, adesso è il momento di stringere sulle trattative. Perché qui il mix di destinazioni d’uso, fino a un massimo di circa 480mila mq di Slp, prevede uffici, headquarter e centri di ricerca, residenze (circa mille appartamenti e 1.100 posti letto in student housing), ma anche aree per il commerciale e la ristorazione. Tutto intorno 440mila mq di verde, perché un tema che verrà declinato nel nuovo quartiere sarà quello del benessere, insieme al food.

«Due i primi progetti in partenza, per i quali stiamo scegliendo i partner - dice Vincentelli -, un palazzo, chiamato 386, che ci permette di sperimentare nuove tecnologie di progettazione e costruzione che ho mutuato dalle mie scoperte in termini di circuiti integrati, e un edificio ove l’agricoltura sarà integrata all’architettura».

I primi cantieri privati apriranno a inizio 2020, dei vecchi padiglioni resterà anche l’edificio realizzato per Intesa Sanpaolo, dedicato ad accogliere le prime start up. «Abbiamo stretto un accordo con Skytech, acceleratore a Berkeley, per portare in California fino a otto start up all’anno per fare prendere direttamente conoscenza dell’ecosistema della Silicon Valley e per proporsi ai Venture Capital locali. Faremo poi da ponte per l’ingresso in Europa di start up dagli Stati Uniti - continua il professore -. Non solo. Per creare un progetto di respiro internazionale abbiamo voluto invitare personalità del calibro del premio Nobel per la fisica Barry Barish, Laura Tyson (membro del gabinetto del governo Clinton e professoressa di economia alla Haas School) e Greg Papadopoulos, in passato professore al Mit e ai vertici di Sun Microsystems e oggi venture partner di Nea, il più grande fondo al mondo di Venture capital. Oltre ad Alexandre De Rothschild per l’Impact and Sustainable Finance. Menti che daranno un contributo alle idee e ci aiuteranno ad ampliare il network internazionale di riferimento».

Chi arriverà qui tra 10 o 20 anni potrà scegliere di farsi consegnare un pacco con un drone, usare veicoli a guida autonoma e a fine giornata visualizzare su una App tutti i dati che lo riguardano, da quanto ha camminato a cosa ha mangiato e così via. «Un tema importante, che deve però tenere conto della privacy» conclude Vincentelli. Ma questa è un’altra storia.

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