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Invimit, fondo da 500 milioni per vendere asset di pregio

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Mondo immobiliare

Invimit, fondo da 500 milioni per vendere asset di pregio

Si delineano i contorni della maxi operazione immobiliare che il governo intende realizzare in tempi brevi. Un’operazione che deve portare nelle casse dello Stato 950 milioni di euro quest’anno, mentre nel triennio 2019-21 l’obiettivo è di ricavare dai beni pubblici 1,25 miliardi.

Invimit, la Sgr del ministero dell’Economia e delle Finanze, sarà parte dell’operazione. Con una strategia di cambiamento strutturale che metterà le basi per la procedura da adottare in generale in futuro.

Verso metà giugno partirà il primo step: le vendite di case. Si tratta di un centinaio di immobili per un totale di qualche migliaia di unità residenziali. Online si troveranno tutti i dati per fare le offerte, in trasparenza. Tra gli edifici oggetto della vendita ci sono palazzi a Roma, sulla Circonvallazione Appia e in zona villa Pamphilj, a Palermo in via del Fante, a Firenze (via della Scala) e a Bologna (via Amendola) per citarne alcuni.

Il valore di questo segmento è contenuto rispetto al totale, nel complesso circa 85 milioni di euro le vendite nel triennio. Invimit ha in portafoglio 1,5 miliardi di euro di immobili, di cui solo 500 milioni in uso governativo, e pertanto esclusi dall’operazione. Il valore del patrimonio immobiliare pubblico si aggira su 285 miliardi di euro per 340 milioni di mq, sulla base di quanto risulta dall’ultimo Rapporto sui beni immobili detenuti dalle Amministrazioni Pubbliche.

«L’operazione è strutturale e segna un cambio di passo nella gestione e valorizzazione degli immobili pubblici. Il piano includerà anche un processo di dismissioni, perché si valorizza anche quando si dismette» spiega in esclusiva al Sole24 Ore Giovanna Della Posta, ad di Invimit, un passato con incarichi manageriali nelle assicurazioni e nella finanza, un master in Economia e Finanza e con una formazione in General Management alla università di Harvard. Il suo ruolo in Invimit è quello di portare un’anima finanziaria per definire un processo di maggiore trasparenza per le valorizzazioni e le dismissioni, che sia anche in linea con le aspettative del mercato.

Quattro i pilastri sui quali si fonda la strategia, partendo dalla gestione degli asset in portafoglio, collocamento sul mercato delle quote del fondo “prime”, vendita di portafogli di immobili e vendite al mercato retail, tutti con un fil rouge in comune. «L’operazione ci impone un ripensamento nel breve, medio e lungo termine - continua -. Nel breve traguardando gli obiettivi della legge di bilancio, ma nel medio e nel lungo periodo con la consapevolezza di come possiamo cambiare i nostri territori grazie alla rigenerazione urbana e alla finanza di impatto».

E per arrivare all’obiettivo della legge di bilancio si pensa alla costituzione di un fondo immobiliare con asset di pregio. «La creazione di un veicolo con oltre 50 beni (al massimo cento) di particolare pregio è una delle modalità per centrare l’obiettivo della legge di bilancio - continua -. Collocheremo sul mercato le quote del fondo, che punta a 500 milioni di portafoglio. Si tratta di un prodotto appealing per i rendimenti, dato che il portafoglio sarà costituito da immobili posti in zone molto centrali delle principali città italiane, e via via che aderiranno gli enti territoriali si completerà con beni di sicuro interesse per il mercato immobiliare». Tra gli immobili di assoluto pregio che faranno parte del fondo ci sono tra gli altri due edifici a Roma, in via Nazionale e Largo Arenula, a Venezia in Calle Emo, a Padova in Piazza delle Erbe e a Genova in corso Italia.

Ma uno dei pilastri sarà anche la vendita diretta di immobili su tutto il territorio che possono essere interessanti per investitori nazionali e non. Saranno questi ultimi a occuparsi della valorizzazione. «Stiamo valutando anche progetti di valorizzazione di beni pubblici, in cui investire su proposta di Sgr private» spiega ancora.

Il ruolo, ambizioso, che Invimit si propone è di diventare un hub per investitori che vorranno acquistare in Italia, senza dover interagire con tutti i Comuni. Un progetto che si affianca a quelli di Demanio e Difesa.

E che ci si augura che tagli con un passato che in questo campo ha avuto scarso successo.

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