Due dei pezzi del Portaluppi, il tavolo e il cabinet provenienti da una dimora privata, sono stati venduti il primo giorno. Protagonisti dell’installazione “Piero!”, l’omaggio all’architetto milanese reso dalla Dimoregallery di Emiliano Salci e Britt Moran – al debutto nella fiera Design Miami/Basel, nella sezione Curio – hanno catturato l’attenzione. «Abbiamo notato un certo stupore nel pubblico nel vedere pezzi italiani di art deco del 1926, in anticipo su quelli francesi. Stupore e curiosità, anche per un altro esempio di quello stile: le lampade di Angelo Lelii del 1959. La nostra scelta di proporre pezzi meno conosciuti è stata premiata. Le vendite sono andate benissimo», raccontano dalla galleria con sede in via Solferino a Milano.
L’edizione che si è chiusa domenica ha visto la partecipazione di 45 gallerie da 12 Paesi, con 14 presentazioni nella sezione Curio, 10 progetti selezionati per la grande esposizione introduttiva “Elements: Earth” (selezionata dal curatorial director Aric Chen), le 11 collaborazioni satellite.
Anche la galleria Giustini / Stagetti di Roma conferma l’apprezzamento verso i maestri italiani: «Il pezzo per il quale abbiamo avuto più richieste è stata la coppia di poltrone di Gio Ponti del 1949: un modello importante, che lui continuava a riprodurre con piccole variazioni. Attenzione anche per Carlo Scarpa, forse in seguito alla mostra alla Fondazione Cini di Venezia, Gino Sarfatti, Carlo De Carli. Il pubblico di Basilea, prevalentemente europeo, è più legato al Novecento che al contemporaneo. Tuttavia la collezione Ore Streams di Formafantasma, presente anche in “Elements: Earth” (e alla Triennale di Milano nella mostra “Broken Nature”, ndr), e Tooth Paste di Anton Alvarez in marmo bianco di Carrara hanno portato ad acquisti».
«La storia italiana ha sempre un grande fascino. Ma abbiamo venduto bene anche il contemporaneo – commenta Patrizia Tenti, direttrice della milanese Erastudio Apartment-Gallery –. Le ceramiche degli anni 60 di Carlo Zauli, che da qualche mese si sta rivalutando, complice anche l’asta da Sotheby's a Milano in aprile, e le teste di Roberta Busato, giovane talento italiano che lavora la terra cruda. Abbiamo riscosso grande attenzione con “Radical Utopia”: i 32 piatti presentati alla Biennale di Venezia da Remo Buti nel 1978 dove è rappresentato il dibattito internazionale promosso dai radicali sulle città utopiche».
La Camp Design Gallery di Milano, nella sezione Curio, al debutto in fiera, ha portato “Three characters in the second act: The Royal Family”, già presentati al Salone: tre pezzi riccamente decorati (e colorati) grazie ai laminati in stampa digitale di un’azienda storica italiana come Abet, opera del giovane Adam Nathaniel Furman. «Abbiamo avuto un ottimo riscontro», racconta la direttrice Beatrice Bianco. «Certo c’è un pubblico molto europeo che viene per Art Basel e ha aspettative per il design storico, di cui le gallerie francesi detengono il primato. Ma il gruppo del contemporaneo sta crescendo, con proposte di altissima qualità. Il lavoro di Furman è estremamente diverso da ciò che si vede in fiera ma non è superficiale, è colto, come questo pubblico. Per questo è stato apprezzato».
La Nilufar Gallery di Milano ha sdoppiato la propria presenza portando dentro Curio una selezione di Far (collettiva di giovani lanciata al Salone) e nello stand pezzi classici con il tocco fresco delle sculture di Jonathan Trayte. «Hanno attirato attenzione il rarissimo divanetto vis-à-vis di Bbpr – dice Nina Yashar, proprietaria della galleria – il grande lampadario di Venini in vetro lattimo, la coppia di poltrone di Franco Albini disegnate per Casa Carati a Milano, il tavolo di Joaquim Tenreiro in giallo pastello nuvolato e naturalmente la poltrona Triennale di Ponti appena rientrata dalla mostra al MAD di Parigi. Di Ponti abbiamo anche venduto la cassettiera proveniente dall’Hotel Royal di Napoli e due appliqués di manifattura Greco. Far ha incuriosito giovani collezionisti che si muovono fra arte e design e che sanno riconoscere il valore di quella che il mercato ormai chiama ufficialmente arte funzionale».
L’apprezzamento per gli italiani sconfina dalle gallerie nazionali, con la celebrazione di Andrea Branzi: inserito in “Elements: Earth” da Aric Chen è anche alla Friedman Benda di New York con “Territories”, la sua ricerca sulle relazioni tra umani e paesaggio, mentre alla Kreo fanno mostra di sé i pezzi di Alessandro Mendini, Gino Sarfatti, Ico Parisi, Bbpr.
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