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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2011 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 21 maggio 2011 alle ore 13:01.

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Lettera firmata
Un articolo predicatorio
I liberisti come Roberto Perotti sono soli perché la gente ha capito che fare la morale agli altri non paga. Ho trovato il suo articolo predicatorio e irrispettoso verso chi, con fatica, ha provato e cerca tuttora di fare funzionare una città difficile come Milano.Ci provi lui, se crede: si candidi. Vedremo quanti voti saprà raccogliere.
Roberto Rangheri
Criticare è troppo facile
Da emigrato a Londra con moglie filippina e liberista da sempre, dico: tutto vero, giusto e sacrosanto nell'articolo di ieri. Poi chiedo: e il professore chi voterebbe? Quelli che fanno le guerre di religione sull'articolo 18? O che occupano le regioni del Centro Italia con un sistema da camorra politica? Quelli che hanno rifilato agli italiani una patrimoniale (Amato '92, Eurotassa '97) ogni volta che hanno governato? Quelli che occupano lo Stato impedendo qualunque riforma? Per lo meno il Berlusca: ha impedito che facessimo la fine della Grecia; qualche riforma l'ha fatta (scuola, università); qualche infrastruttura l'ha costruita; avrebbe fatto sicuramente di più se lo Stato italiano non fosse occupato dai paladini della conservazione e non avesse 10 Procure della Repubblica in servizio permanente effettivo occupate a inventarsi processi per distruggerlo. Criticare è facile; fare, molto meno, ma purtroppo il professore scrive su un giornale che della sinistra ha un sacro terrore e che ha rinunciato ai principi liberisti da tempo immemorabile
Federico Salerno
L'orgoglio della minoranza
La solitudine è una condizione "esistenziale" del liberista, intrinsecamente legata al proprio stile di vita e di pensiero. Un liberale, che mi pare una rappresentazione più ampia (e forse più fedele) del concetto che Perotti ha in mente, è un "individualista" senza che questa parola abbia alcunché di negativo. Quindi è naturaliter, "geneticamente", scettico nei riguardi degli assembramenti e delle chiamate a raccolta, perché sa che all'interno dei gruppi si nascondono sempre coloro che si intrufolano per trarne un qualche vantaggio personale. Pur condividendo non solo l'articolo, ma anche quanto Perotti scrive nei libri e in altre sedi, alla fine mi sono fatto l'idea (forse solo perché sono più vecchio, 54 anni) che il liberale fa parte, strutturalmente, di una minoranza e che un liberalismo "di massa" è una contradictio in adjecto; e che quindi non resta che rassegnarsi. D'altronde bisogna anche pensare che per essere liberali veramente bisogna avere delle idee ben minoritarie sulla responsabilità personale, sull'idea di libertà, sui trade off fra libertà e sicurezza, insomma, se si vuole, avere anche un approccio elitistico al mondo (anche se non si fa parte di nessuna élite, né di censo né di potere). Non invidio Perotti a dover scegliere fra Pisapia e Moratti. Comunque fa benissimo a insistere; magari non passiamo in maggioranza, ma contiamo qualcosa di più.
Manfredi Manfrin
Viva la chiarezza
Ho letto sia il libro di Perotti sull'università sia quello più "vecchio" sul welfare. L'articolo di ieri sul Sole 24 Ore è molto incisivo ed esprime con chiarezza concetti che nessuno ha il coraggio di dire pubblicamente.
Paolo Bergonzini
Diamoci da fare
Bellissimo l'articolo di Perotti di ieri! Non si riesce ad aggregare un po' di gente su questi temi?
Alessandro Pegoraro
Gli esempi degli altri
Inseguire il liberismo è troppo difficile. È meglio copiare i piccoli dettagli degli altri Paesi europei: alla fine i passi avanti saranno più concreti! Un esempio: il Piano regolatore generale (il mitico Prg su cui litigano gli amministratori comunali italiani) non esiste oltre le Alpi da almeno 40 anni. Da noi ci si scanna su uno strumento obsoleto. E non mi si dica che Parigi, Lione, Barcellona, Francoforte e Londra sono il regno del disordine urbanistico.
Lettera firmata
Più si è meglio è
Mi compiaccio e congratulo con il professor Perotti per il nettissimo e preciso articolo di ieri. Lo sottoscrivo in pieno e spero che molte altre voci si possano aggiungere alla sua.
Giuseppe Ambrosini

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