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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2011 alle ore 09:57.

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La svolta, al contrario, potrebbe arrivare da un esame voce per voce dei capitoli del bilancio degli enti pubblici. Una rivoluzione capillare basata sui criteri di efficienza dei diversi centri di servizio pubblico, dagli uffici alle scuole, dai tribunali agli ospedali. Bisogna insomma scegliere, non penalizzare le amministrazioni più virtuose e non abbattere la leva della spesa in conto capitale. Con i risparmi ottenuti si può contribuire al finanziamento (ecco un altro punto dolente) delle infrastrutture di cui l'Italia ha assoluta necessità.
Non abbiamo di fronte una stagione facile. Al contrario. Se tutto andrà come previsto, se altri oneri potenziali aggiuntivi non dovranno essere finanziati, il Parlamento dovrà approvare entro luglio una manovra correttiva per il biennio 2013-2014 pari nel complesso a 2,3 punti percentuali di Pil. Significa 40 miliardi da mettere sul piatto. D'altra parte, come ricordato da Draghi, non c'è alternativa ad una manovra «tempestiva, strutturale, credibile agli occhi degli investitori internazionali, orientata a favore della crescita».

L'Italia va sbloccata, non si possono ridurre gli investimenti che servono allo sviluppo o aumentare le entrate. La perdita di competività è forte e dura da troppo tempo. Le retribuzioni reali dei lavoratori sono ferme. La riduzione del peso fiscale sulle imprese ed il lavoro è ineludibile: andrebbero ridotte «in misura significativa», ha osservato il Governatore uscente, le aliquote, elevate, sui redditi dei lavoratori e delle imprese.
Si annuncia, per la maggioranza di Governo ancora scossa dai risultati elettorali, una verifica senza esclusione di colpi. Il premier Berlusconi ha già dichiarato di voler accelerare sulla riforma del fisco aprendo "i cordoni della borsa". Tremonti propone ma non decide, ha chiarito. Il ministro dell'Economia, contrario ad ogni forma di crescita finanziata in deficit, rappresenta a sua volta una garanzia per l'Europa, e fin qui ha garantito la tenuta del bilancio pubblico anche grazie ai contestati tagli lineari.
Il fatto è che il Paese deve tornare a crescere, come dice Draghi, usando il bilancio pubblico come fattore di stabilità e insieme come fattore di sviluppo. Sul tavolo del Governo e della maggioranza c'è un grande, grandissimo problema da risolvere.

guido.gentili@ilsole24ore.com

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