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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2011 alle ore 08:55.
L'ultima modifica è del 06 giugno 2011 alle ore 08:55.

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Nella realtà i tagli sono poi diventati selettivi. Una selettività, però, guidata non dalle scelte politiche, bensì dalla capacità di pressione di soggetti organizzati e lobby. I tagli sono stati portati avanti, infatti, solo laddove non si sono incontrate resistenze abbastanza forti. A volte sono stati esclusi a priori, come per le pensioni, efficacemente protette dai sindacati, e altre sono scomparsi durante la negoziazione degli interventi, come per la sanità, impediti dalle Regioni poiché questo settore rappresenta il cuore del loro potere.

Lo stesso è capitato con i successivi reintegri. Sono stati compiuti perché danneggiavano l'immagine del Governo: è il caso dell'incisiva campagna contro i tagli condotta dagli esponenti della cultura e dello spettacolo, che hanno accesso privilegiato ai media. Oppure perché l'Esecutivo aveva bisogno di accordarsi con un soggetto influente, come le Regioni, che hanno ottenuto il reintegro dei tagli ai trasporti locali in cambio del loro sostegno al federalismo.
Sulla scena politica nazionale non esistono forti soggetti organizzati attivi a favore del welfare comunale. Mancano incisivi gruppi di pressione per le principali categorie di utenti (a partire da povertà e asili) e le rappresentanze istituzionali dei Comuni incontrano di solito difficoltà a far valere le loro ragioni nell'interazione con lo Stato.

L'opinione pubblica
In altri Paesi Ue i media forniscono ai cittadini gli strumenti adeguati per farsi un'opinione riguardante le scelte di chi governa, basata su elementi di realtà, mentre ciò accade poco in Italia. Allo stesso modo, molti esponenti politici dispongono di conoscenze limitate sul welfare e incontrano difficoltà nel mettere a fuoco le conseguenze che ci si può attendere dalle loro decisioni.

La crisi della politica
La politica servirebbe, in teoria, a definire le priorità per la società e ad assegnare conseguentemente gli stanziamenti pubblici. Invece, i servizi comunali sono rimasti vittime di un Esecutivo che prende decisioni sui tagli senza governarle, bensì secondo la capacità d'influenza dei diversi gruppi organizzati, in un contesto dove tanto i soggetti coinvolti quanto l'opinione pubblica hanno scarse informazioni sulle conseguenze delle scelte. L'esito è che, di tutto il welfare, si tagliano le sole politiche sociali comunali, massimizzando i danni per i cittadini e minimizzando il contributo al risanamento del bilancio.

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