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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2011 alle ore 08:18.
L'ultima modifica è del 08 luglio 2011 alle ore 06:39.

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Da una parte Elena Croce restava convinta che Alessandra Wolff, vedova Tomasi, avesse adoperato il nome del padre per la promozione del romanzo, dall'altro la Principessa addebitava alla Croce di non aver letto per tempo e con cura il dattiloscritto, ed a questa negligenza imputava che il marito fosse morto senza la speranza che un editore avrebbe accettato il romanzo.

In effetti la Principessa aveva consegnato nel gennaio del 1957 il dattiloscritto all'ing. Giorgio Giargia, il quale si era offerto di recapitarlo alla Croce. Ma questa vi aveva dato un'occhiata soltanto quando Bassani si era rivolto a lei per il suo nuovo lavoro di curatore di una collana di narrativa contemporanea. Erano passati molti mesi, tredici almeno, e nel frattempo l'autore era morto. Ed era spirato amareggiato dal rifiuto della Mondadori pervenutogli nel 1956 e dal rifiuto della Einaudi comunicatogli per lettera da Elio Vittorini pochi giorni prima della morte.
Le vicende avevano privato l'autore di trovare nella sua tarda foga di scrittore una ricompensa ad una vita grigia e, come per molti palermitani della sua classe, svoltasi sotto l'insegna della decadenza.
Ma se l'autore era morto, con l'intervento di Bassani il romanzo era vivo. La prima edizione del novembre 1958 era già esaurita per le vendite di Natale. Nel frattempo erano apparse le recensioni di Carlo Bo, di Paolo Milano, di Eugenio Montale, di Geno Pampaloni che avevano innescato il caso Gattopardo. Sono gli stessi che porteranno sette mesi più tardi Il Gattopardo alla vittoria dello Strega e sono anche coetanei di Lampedusa. L'accoglienza dei coetanei risultò difatti compatta e determinante. Di quella cerchia l'unica voce dissenziente fu quella di Enrico Falqui che intitolò la sua recensione sul “Tempo” “Il gattomorto”, con grande dolore della vedova Lampedusa.

Il romanzo ricomparve in libreria a fine gennaio 1959. Bassani ritoccò la prefazione e attribuì alla Croce la scoperta del romanzo. La prima edizione del Gattopardo (3000 copie) con l'originaria prefazione di Bassani è difatti una rarità per bibliofili.
Giorgio Bassani era entrato per la prima volta in contatto con la vedova nel febbraio del 1958. Oltre al manoscritto aveva da lei ricevuto una copia dattiloscritta del sesto capitolo “Il ballo” e su questi materiali aveva fatto avviare la composizione del libro. Nel maggio 1958 Bassani decise di venire a Palermo. Cercava altri materiali e gli consegnai il dattiloscritto redatto dall'autore nel gennaio del 1957 e che questi nella sua lettera testamento indicherà come il testo definitivo. Il testo composto fu allora integrato con il testo manoscritto e fu inserito nel romanzo anche il capitolo quinto, “Le vacanze di padre Pirrone”, presente nel manoscritto, e che la Principessa avrebbe desiderato fosse pubblicato come una novella separata, non tanto per motivi letterari quanto per avere a disposizione un materiale sufficiente per la raccolta di “Racconti” che aveva già in animo di pubblicare.

Assente per un mese dalle librerie Il Gattopardo vi ritornerà come si è detto a fine gennaio 1959, in un susseguirsi di edizioni per cui Feltrinelli nella promozione successiva al premio Strega poté apporre la fascetta 280.000 copie vendute. L'ultimo scoglio prima del premio era costituito dalla promessa interna al mondo letterario di premiare La casa della vita di Mario Praz. Ma l'outsider era eccezionale, vinse e vince ancora.

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