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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2011 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 10 agosto 2011 alle ore 06:41.

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Khaled Fouad Allam (Ansa)Khaled Fouad Allam (Ansa)

Tutto ciò è contraddittorio, perché gli italiani sono capaci di tradurre il sentimento di appartenenza nel volontariato. Nell'ambito politico avviene l'opposto: nelle sedi istituzionali sembra di assistere a una versione politica del Palio di Siena, e questo non giova alla vita di uno Stato. Ho potuto verificare tutto ciò qualche anno dopo, quando fui eletto in Parlamento nel 2006: mi ha insegnato molto sull'Italia. Il giorno in cui entrai per la prima volta nella sede del Parlamento fu per me un grande giorno. Non perché diventavo parlamentare, ma per quel che significava. Fui fiero di essere italiano; per me era un sentimento pieno, perché prima di altri Paesi l'Italia aveva capito che il Parlamento è uno specchio della società, e deve rispecchiare le sue componenti culturali e politiche, le sue sensibilità. L'elezione di un arabo significava che l'identità italiana era compatibile con una diversità delle origini: ciò che importava era sentirsi italiano. L'Italia s'inseriva nella nuova dinamica mondiale, per cui le società del futuro saranno sempre più eterogenee. La legislatura è stata breve: le spinte corporative hanno avuto la meglio. Con amarezza constato che molti dei promotori della diversità e della democrazia attuano comportamenti regressivi che impediscono la costruzione di una società moderna. In questo senso, le recenti rivolte arabe insegnano molto anche a noi.

L'Italia è un Paese sorprendente. Ricordo un passaggio parlamentare svoltosi nel novembre o dicembre 2008. Avevo fatto amicizia con un deputato, il radicale Sergio D'Elia, ex appartenente al gruppo armato Prima Linea, fondatore dell'associazione "Nessuno tocchi Caino" che lotta contro la pena di morte. Grazie a lui e al suo lavoro, con l'allora ministro degli Esteri Massimo D'Alema, l'Italia era riuscita a far votare in Parlamento e all'Onu una moratoria della pena di morte. Fu un momento solenne: l'Italia aveva costuito un elemento della modernità. Per me tutto ciò si coniugava con l'identità italiana, quella del l'Umanesimo; quel passaggio parlamentare riassumeva Leonardo da Vinci, Marsilio da Padova, Giambattista Vico.

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