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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2011 alle ore 08:14.

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Emettere eurobond vorrebbe dire sostituire l'attuale strategia dell'Eurozona del tipo "ognuno pensi per sé" con una strategia basata sul principio "tutti per uno e uno per tutti", che permetterebbe ai Paesi dell'euro di contrarre prestiti congiunti. Ogni Stato membro trarrebbe giovamento dalla garanzia di tutti i partner, e a contare sarebbe solo la situazione complessiva dell'Eurozona, che è significativamente migliore di quella di Usa, Giappone e Regno Unito.
L'idea è allettante, ma bisogna riconoscere che, a fronte di una garanzia congiunta, tutti i contribuenti europei sarebbero chiamati a soccorrere un partner debitore in default. Questo accordo è impensabile senza una controparte estremamente robusta, ad esempio senza un'attenta disamina dei bilanci nazionali. In pratica, ogni Paese dovrebbe scegliere tra revocare la legge finanziaria adottata dal proprio parlamento ma rifiutata dai partner dell'Eurozona e perdere la garanzia congiunta.
Le decisioni di questo tipo non possono essere lasciate a una commissione di tecnocrati o a una conclave di ministri; dovrebbero essere prese da un organismo con legittimità democratica analoga a quella di un parlamento nazionale. L'emissione di eurobond implica quindi la creazione di un sistema federale di governo che sia riconosciuto come tale dagli Stati e dalle popolazioni europee.
Merkel e Sarkozy trovano certamente poco allettante questa prospettiva. Ma la loro proposta potrebbe in pratica dividersi in due atti. Nel breve periodo, sostenere la governance europea, nominando Hermann Van Rompuy presidente permanente dell'Eurozona trasmette un segnale di coesione dell'area, destinato a tranquillizzare i mercati e a sostenere la strategia adottata il 21 luglio. Ma se questo non bastasse e servisse un approccio più ambizioso, la presenza di una struttura di governance, o almeno le basi di un governo comune, sarebbero il primo pilastro di una macchina istituzionale più elaborata.
Con un pizzico di fortuna, il primo atto sarà sufficiente, perché il secondo potrebbe essere politicamente inaccettabile. Ma la decisione spetta solo in parte ai Governi stessi. Dallo scoppio della crisi, i Governi sono stati sistematicamente trascinati dagli eventi nelle scelte volte a spingere l'integrazione europea oltre i limiti inizialmente previsti. Forse, in un futuro non troppo distante, questi piccoli passi per l'Eurozona si tradurranno in un grande balzo in avanti per tutta l'Europa.
Jean Pisani-Ferry è direttore di Bruegel
e consulente del primo ministro francese
(Traduzione di Simona Polverino)
© PROJECT SYNDICATE, 2011

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