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Questo articolo è stato pubblicato il 29 ottobre 2011 alle ore 08:20.

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Nel capitolo dei costi della politica regionale rientrano anche i pingui budget per il funzionamento dei gruppi. Al 31 dicembre 2010 il Pd, il partito di maggioranza relativa, aveva ricevuto quasi due milioni di euro, il Pdl 982mila euro, Idv e Lega Nord 438mila ciascuno, Sel-Verdi e Federazione della sinistra 312mila ciascuno e Udc 229mila. A questi si sommano i rimborsi di partito, sui quali, a differenza degli altri, non risultano controlli. Nel periodo 2010-2015 sono previsti 6,5 milioni al Pd, quasi 4 al Pdl, 2,2 alla Lega Nord, oltre 1 a Idv, 605mila euro all'Udc, 452 mila alla Federazione della sinistra, 288mila a Sel-Verdi. Su questi fondi tutti tacciono, grillini a parte, nonostante i tagli imposti dal governo ai conti regionali.

Dice Simonetta Saliera, assessore del Pd al Bilancio e vicepresidente della giunta: «Le manovre del governo ci hanno sottratto 340 milioni nel 2011 e 500 a valere dall'anno prossimo. Ci sono rimaste le competenze trasferite alla Regione con la riforma del titolo V della Costituzione, ma senza i trasferimenti». A farne le spese sono anche i fondi per il programma triennale di politica industriale per il 2012-2015, ormai ridotti al lumicino.

Anche la sanità, tra i settori più efficienti del modello emiliano, deve adattarsi alla carenza di risorse dello Stato. L'assessore alle Politiche per la salute, Carlo Lusenti, urologo ed ex leader del sindacato dei medici, racconta il piano di riduzione dei costi: «Abbiamo realizzato tutte le efficienze possibili. Le aziende sanitarie comperano i farmaci o attraverso Intercenter, la centrale unica di acquisto, o associate in tre aree vaste: un sistema che ci ha fatto risparmiare 70 milioni in tre anni. Non solo: tutta la Romagna ha un laboratorio unico per le analisi chimico-cliniche, tra i più grandi d'Europa. Nello stesso luogo abbiamo concentrato l'officina trasfusionale per tutta la regione e stiamo per creare un magazzino centralizzato di prodotti farmaceutici e sanitari che servirà le Ausl e gli ospedali». Gli sforzi logistici e organizzativi nulla possono, però, contro l'esplosione del consumismo sanitario, una sorta di ipocondria di massa che ha determinato, tra il 2005 e il 2010, un aumento da 50 a 75 milioni l'anno delle prestazioni ambulatoriali a parità di popolazione (eccetto i ricoveri e il ricorso al medico di base). Lusenti è preoccupato: «Questi livelli di crescita, contemporaneamente al calo dei trasferimenti, non sono più sostenibili». L'assessore si congeda sfoderando il suo orgoglio reggiano: «Questa è una Regione leader nel mondo. La nostra sanità compete con lo Stato di Alberta, in Canada, la Catalogna e la Scozia».

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