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Questo articolo è stato pubblicato il 19 novembre 2011 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 19 novembre 2011 alle ore 09:25.

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Nel luglio 2008 Igm era tornata a considerare di investire con Micalizzi. Anche perché lui non aveva mai smesso di mandare i risultati dei fondi. Ma agli amministratori non era piaciuto il fatto che i suoi fondi fossero delle Cayman, e quindi non soggetti alla vigilanza delle autorità italiane o a limiti di concentrazione degli investimenti. Avevano dunque rinunciato a investirvi. Anche perché, come si leggerà in una delibera della Consob, «nel corso del primo semestre 2008 la Sgr aveva già liquidato ampia parte dei propri attivi in hedge fund, per un controvalore complessivo di circa 33,5 milioni di euro». Nell'autunno del 2008 si prospetta però uno scenario alternativo: Igm avrebbe potuto veicolare capitali in Dynamic attraverso un fondo di fondi che un'altra Sgr milanese avrebbe messo a disposizione. È l'uovo di Colombo: Igm avrebbe potuto offrire ai propri investori i risultati di un fondo delle Cayman con le garanzie di uno di diritto italiano.

A fornire questo servizio sarebbe stata la Helm Finance Srl, un'altra Sgr di Milano fondata l'anno precedente dall'ex banchiere di Chase-JP Morgan Alessandro Rombelli assieme a Maurizio Dallocchio, il mentore di Micalizzi, e due altri nomi noti della finanza milanese, Alberto Albertini e Alfredo Piacentini. E nel cui consiglio siedeva anche Giulia Ligresti, figlia di Salvatore.

Helm aveva in pancia un fondo dormente perché rimasto senza sottoscrittori. In accordo con Micalizzi, gli avrebbe cambiato nome e regolamento e lo avrebbe messo a disposizione per veicolare i denari di Igm nel master fund delle Cayman. Ma con il marchio di garanzia di una Sgr italiana che nelle sue pagine web diceva: «Diversamente da quanto avviene normalmente per il settore degli hedge fund, Helm Finance ha scelto di... essere soggetta alla supervisione di Banca d'Italia e Consob. Questo significa offrirvi una maggiore trasparenza: una scelta che dà spessore ai nostri prodotti e solidità ai vostri investimenti».

Con questa garanzia, Igm dà mandato alla propria banca, Ubs, di acquistare la prima tranche di quote di Helm Growth Premium, il fondo di fondi appositamente creato da Helm. È il 30 ottobre 2008, lo stesso giorno in cui Micalizzi firma l'accordo di acquisto dei primi 200 milioni di dollari degli Asseterra, i bond-bidone.

I prodotti spazzatura
Ma a Micalizzi non basta. E propone a Igm una transazione alquanto anomala che verrà poi ricostruita così della Consob: «Il 21 novembre 2008, (Alberto Micalizzi, ndr) ha proposto a Independent Global Managers un investimento nelle quote dei fondi off-shore che contestualmente venivano scambiate con un'obbligazione da rivendere nel successivo mese di gennaio a un prezzo tale da avere un rendimento del 5% da fine novembre a fine gennaio». In inglese si chiama repo, ed è una transazione di vendita con riacquisto incorporato, in cui si ricevono soldi per un determinato periodo di tempo a un determinato tasso offrendo in garanzia dei titoli. In questo caso, la garanzia era costituita dai bond Asseterra. Igm rigetta l'offerta, ma una settimana dopo Micalizzi riesce a trovare altri investitori a Milano, dai quali ottiene oltre 20 milioni di euro (mai restituiti) per lo stesso genere di operazione.

Senza neppure sapere che quei bond erano del tutto privi di valore, la Consob definisce la proposta di Micalizzi "elemento sintomatico delle criticità che stavano caratterizzando i citati fondi off-shore con riguardo al loro stato di liquidità".

In altre parole è chiaro che in quel momento Micalizzi è con l'acqua alla gola. Motivo: le crescenti richieste di riscatto dei sottoscrittori. Che quei prestiti-ponte gli servissero per rimborsare chi voleva disinvestire, lo ha stabilito una sentenza del tribunale di Dublino al quale si è rivolto un investitore inglese, HeadStart. Ecco cosa ha scritto il giudice Frank Clarke: «I fondi Dynamic Decisions erano sempre stati presentati come altamente liquidi. Era parte della loro attrattiva. Un investitore avrebbe potuto riavere i propri soldi senza problemi o ritardi. Ma i fondi avevano subito gravi perdite e sembra chiaro che gli investitori non ne erano stati informati. Invece le prove mi portano a concludere che Micalizzi abbia continuato a dire che rimanevano liquidi... In sostanza, il grosso di fondi che avrebbero dovuto essere investiti in borsa erano finiti in obbligazioni di natura non chiara (gli Asseterra, ndr) e non c'è dubbio che agli inizi del 2009 Micalizzi consapevolmente fornì false informazioni ai suoi investitori.... Anzi le prove mi portano a concludere che... studiò quell'operazione fraudolenta per ottenere 5 milioni da Headstart allo scopo di utilizzarli per pagare altri investitori». Il giudice Clarke non ha avuto dubbi: è stata "una truffa". In stile Madoff: prima si sono date informazioni false agli investitori, poi si sono chiesti soldi ai nuovi per pagare i vecchi.

Gli acquirenti improbabili
Neppure la liquidazione imposta nella primavera del 2009 dalla Grand Court delle Isole Cayman convince però il professore a defilarsi e lasciare ai liquidatori la patata bollente dei bond. Anzi, comincia a proporre loro una serie di potenziali acquirenti. Uno più improbabile dell'altro. Il primo è Golden Eagle Investment Corporation, che emerge già nella primavera del 2009. A settembre si fa avanti la società turca Moboil. Poi Infinity Inc, quindi Diplomatic Group Ltd. Ogni volta è la stessa storia: come scrive Micalizzi a un investitore, «stanno lavorando», «non ci sono problemi», «la cosa è in via di completamento». Ma per un motivo o per un altro non si riesce mai a concludere.

Aggiornamenti del 13 marzo 2018 e del 13 luglio 2022, qui riepilogati l’8 settembre 2023:
1) Il procedimento penale per truffa aggravata, nei confronti di Alberto Micalizzi, avente ad oggetto la gestione dei fondi inglesi Dynamic Decisions, già pendente davanti alla Procura di Milano, che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, si è definito con sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, pronunciata in data 7 novembre 2017 dal Gup, Dott. Fanales.
2) In data 21 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha prosciolto definitivamente il dott. Alberto Micalizzi anche dall’accusa residua di associazione per delinquere.

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