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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2011 alle ore 08:03.

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Le armi spuntate della Bce sul debito UeLe armi spuntate della Bce sul debito Ue

Il motivo di questo timore è facile da capire: più la Banca centrale acquista titoli di Stato dei Paesi in crisi, più incamera rischi nel proprio bilancio. E dato che i suoi «azionisti» sono le Banche centrali dei singoli Stati europei, le eventuali perdite in fin dei conti vengono ripartite su di loro in base alle quote azionarie. La Bundesbank, che è la prima socia della Bce con il 27% del capitale, ha nel suo bilancio un rischio potenziale di 46,6 miliardi, pari all'1,8% del Pil tedesco. La Banca d'Italia, terza azionista con il 17,9% del capitale, ha un rischio potenziale di 30,7 miliardi. La Bce, invece, ha solo un rischio dell'8%, pari a 15 miliardi.

Questo significa che, qualora dai titoli di Stato la Bce incassasse perdite tali da erodere il patrimonio, sarebbe necessario un aumento di capitale. E chi lo paga? Gli stessi Stati europei. Insomma: i contribuenti. Il rischio è certamente remoto, se si considera che anche nel caso della Grecia (che ha già annunciato un taglio del proprio debito del 50%) la ristrutturazione non intaccherà il bilancio della Bce e delle Banche centrali europee: per il semplice motivo che, essendo l'operazione Grecia volontaria, loro non aderiranno.

Il mercato si aspetta che Francoforte non partecipi anche ad eventuali ristrutturazioni dei debiti di altri Stati in difficoltà: cosa che forse la mette al riparo da sorprese, ma che a sua volta contribuisce a mettere ancora più sotto pressione i titoli sovrani in crisi. Ciò che più interessa, e che potrebbe fare la differenza, è però la percezione degli investitori: ormai inizia a diffondersi il sospetto che lo spazio di intervento, anche per la stessa Bce, non sia illimitato. Che anche quest'arma sia spuntata.

Un bilancio in peggioramento
È comunque certo che nel frattempo, con i continui acquisti di titoli, il bilancio dell'Eurotower si stia appesantendo: nella settimana del 18 novembre le attività totali in bilancio hanno raggiunto la cifra record di 2.393 miliardi di euro. Considerato che l'ammontare di capitale e riserve è di 81,5 miliardi, la leva finanziaria (cioè il rapporto tra attivi e capitale) sarebbe pari a 29 volte: numeri importanti, al livello di un istituto di credito commerciale europeo. E, soprattutto, in crescita rispetto a fine 2010, quando il bilancio era inferiore ai 2mila miliardi e il rapporto soltanto a quota 25. Se però si guarda alla Federal Reserve, che per molti è in questo momento il paradigma da imitare, si scopre che i titoli riacquistati hanno superato i 2mila miliardi di dollari (quasi 8 volte l'ammontare rastrellato dalla Bce) e che la leva viaggia verso 53 (era 41 a fine 2010). Nonostante i timori del mercato, dunque, lo spazio per agire potrebbe non mancare: il problema è di convincere gli investitori. Di ripristinare la fiducia prima che sia troppo tardi. Prima che anche la Bce, ultimo baluardo dell'Europa unita ancora non scalfito dalla speculazione, perda la sua credibilità.

m.cellino@ilsole24ore.com

m.longo@ilsole24ore.com

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