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Questo articolo è stato pubblicato il 13 gennaio 2012 alle ore 08:34.

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L'attenzione degli investigatori si è concentrata sulle attività di sei società responsabili di centinaia di transazioni legate a vendita di armi: Tegep, Immersion Hi Tech Ltd, Airtech Services, Scorpio Trading LTtd, Vvs Engineering and Sage Consultants Ltd. La prima di queste, Tegep, è risultata legata a Semion Mogilevich, un criminale di portata internazionale con interessi in Ucraina, Russia e la stessa Ungheria. Classificato come latitante dalla giustizia americana, nell'aprile 2003 Mogilevich è stato rinviato a giudizio dalla procura federale di Philadelphia per criminalità organizzata, frode societaria e riciclaggio di denaro. Ma a dare un'idea della sua statura criminale è il fatto che negli ultimi due decenni era stato ricercato o bandito dalla Repubblica Ceca e dalla Gran Bretagna, mentre lo stesso governo ungherese lo ha dichiarato persona non gradita. Jon Winer, che è stato coordinatore nazionale nella lotta alla criminalità organizzata durante l'amministrazione Clinton lo ha definito «un esponente della criminalità organizzata dei più pericolosi che abbia conosciuto», dicendo di essere «convinto che sia responsabile di vari omicidi su commissione».

La seconda ditta citata da Promontory, High Immersion Ltd, è una società registrata a Cipro e amministrata da un altro trafficante d'armi ucraino, Sergei Shumov. Apparentemente coinvolto in un'operazione di vendita di missili bulgari allo Zambia, Shumov è sospettato di essere stato in affari con Viktor Bout, considerato il più pericoloso mercante d'armi dell'ultimo decennio, ora sotto processo a New York. «Le risultanze bancarie della nostra inchiesta e quelle emerse adesso dimostrano che Cib ha una storia di transazioni legate al traffico di armi. Non si può far pensare a un'occasionale disfunzione nelle procedure di compliance o a qualche impiegato infedele. È evidente che si trattava di un modus operandi», osserva Brugnoni.

L'inchiesta della procura di Monza nacque il 5 agosto 2000 da un blitz della polizia di Cinisello Balsamo in una stanza dell'Hotel Europa, la numero 341. L'ospite era Leonid Minin, identificato da una rapporto del Servizio centrale operativo della Polizia come il capo di un'organizzazione criminale di origine ucraina collegata alla cosiddetta "Mafia Russa" e coinvolta in traffici internazionale di armi e droga, riciclaggio di denaro, estorsione e altri reati. Nella stanza di Minin, la polizia trovò anche quattro prostitute di varie etnie e nazionalità, 58 grammi di cocaina purissima, diamanti semigrezzi del valore stimato a 900 milioni di vecchie lire, decine di migliaia di euro attuali in valuta americana, italiana, ungherese e mauritiana e 1.500 pagine di documenti scritti in una mezza dozzina di lingue. Il processo si concluse con una condanna a due anni per detenzione di droga. Ma il 2 giugno del 2001, Leonid Minin venne riarrestato con la ben più grave accusa di traffico internazionale di armi.

Quella montagna di documenti sequestrati un anno prima nella stanza 341 dell'Hotel Europa dimostravano infatti il suo coinvolgimento in almeno due spedizioni di armi – 131 tonnellate in missili, razzi, fucili mitragliatori e munizioni – in violazione di un embargo dell'Onu. Destinatario di quell'arsenale: il Revolutionary United Front, un gruppo di ribelli della Sierra Leone sostenuto dal sanguinario dittatore della Liberia Charles Taylor. Il primo carico – 68 tonnellate – fu trasportato nel marzo del 1999, quando il Ruf era nel mezzo della "Operazione Nessun Organismo Vivente", una campagna di massacri durata quattro mesi in cui si stima siano state uccise 15mila persone e molte di più abbiano subito amputazioni di mani, braccia, piedi e orecchie.

«Nel corso degli interrogatori svolti a seguito dell'arresto del 21/6/2001, Minin ha ammesso il suo ruolo nella fornitura delle armi e ha fornito dettagli per la ricostruzione dei fatti», si legge nella rogatoria inviata all'autorità giudiziaria ungherese dal sostituto procuratore di Monza Walter Mapelli. «In particolare, Minin ha dichiarato che il carico del marzo 1999 è stato pagato su uno o più dei seguenti conti bancari accesi presso... Central-European International Bank, intestate a Marketing & Engineering Co Ltd… Technical & Consult Co. Ltd… Engineering & Technical Co Ltd». «Nella rogatoria chiedemmo conto a Cib della movimentazione di quei tre conti e trovammo transazioni in entrata e in uscita con società legate a traffico di armi», ricorda Brugnoni. «Individuammo poi versamenti per un totale di circa 3,5 milioni di dollari da parte dell'ente militare Zimbabwe Defense Industries, e successivi bonifici per quasi 300mila dollari in uscita su un conto intestato a T.J. Dube, il colonnello che dirigeva la stessa Zdi. Lo interpretammo come un retropagamento su un acquisto di armi».

Poiché tutte le informazioni vennero dalla stessa Cib, Brugnoni è convinto che «il management della banca non poteva essere inconsapevole del ruolo che l'istituzione stava giocando fornendo servizi finanziari a criminali dell'Europa dell'Est coinvolti in traffici di armi e atti di corruzione». Il vertice di Intesa-Sanpaolo ha evidentemente raggiunto la stessa conclusione. E il 3 marzo 2009 ha “rescisso per comune accordo ” il mandato di László Török, amministratore delegato di Cib.
cgatti@ilsole24ore.us

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