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Questo articolo è stato pubblicato il 17 gennaio 2012 alle ore 07:46.
L'ultima modifica è del 17 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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A scoperchiare i dissidi è stata la recente indagine della Procura di Perugia per presunto voto di scambio, peculato e abuso d'ufficio. La Lorenzetti è indagata con il suo ex capo di gabinetto, Sandra Santoni, l'ex direttore generale della Asl 3 di Foligno, Gigliola Rosignoli, e l'ex assessore alla Sanità, Vincenzo Riommi, trasferito tempestivamente all'Economia non appena è esploso lo scandalo. Le intercettazioni telefoniche hanno rivelato promesse di posti di lavoro e pressioni sui partecipanti ai concorsi delle aziende sanitarie e ospedaliere in cambio di voti. La Santoni è stata sistemata alla Asl 3, con un concorso ad hoc, nel ruolo di dirigente generale. Annotano gli investigatori: «È emerso un quadro ben consolidato di gestione del potere finalizzata al clientelismo».

Non sono pochi coloro che attribuiscono questa degenerazione alla monocultura politica, all'assenza di ricambio. I passi falsi nella gestione si moltiplicano. Spiega il consigliere regionale Franco Zaffini, ex esponente di An passato dal Pdl a Fare Italia, che presiede il Comitato di monitoraggio e vigilanza del consiglio regionale: «Nell'indagine che abbiamo svolto sull'Agenzia umbra della Sanità (Aus) è emerso che il collegio dei revisori non aveva mai approvato il bilancio negli ultimi tre anni. Abbiamo scoperto che l'Agenzia prorogava e spezzettava gli affidamenti diretti ai vecchi fornitori per non indire le gare d'appalto».
Il successore di Riommi alla Sanità, Franco Tomassoni, democratico proveniente dalla Margherita, sta lavorando alla riorganizzazione della Aus, all'accorpamento delle quattro Asl, che dovrebbero diventare due, e all'integrazione degli ospedali di Perugia e Terni.

Razionalizzazioni per raschiare risorse che, con ogni probabilità, andavano pensate prima, quando l'Umbria con i suoi 900mila abitanti si cullava su un modello di efficienza sopravvissuto fino al 2011: la Regione è finanziariamente solida, non ha contratto nuovi debiti, genera 350 milioni di cassa, ha la Sanità in attivo e distribuisce servizi di buon livello qualitativo.
I problemi verranno con i tagli del 2012 anche a causa di un apparato pubblico cresciuto a dismisura. Una ricerca del professor Gianfranco Cavazzoni, ordinario di Economia dell'Università di Perugia, certifica che, tra le Regioni a statuto ordinario del Centro-Nord (fatta eccezione per la Liguria), l'Umbria ha l'incidenza più alta di spesa pubblica.
I numeri vanno di conseguenza. Al 31 dicembre 2011 gli impiegati regionali in servizio erano 1.185 e costavano 68 milioni, senza contare i 929 dipendenti delle disciolte comunità montane trasferiti all'Agenzia regionale di forestazione e quelli delle partecipate e degli enti.

Ad altri 13 milioni ammontavano le spese di funzionamento, per affitti, manutenzioni, assicurazioni, pulizie e così via. Sono ancora sostenibili queste spese di fronte al crollo dei trasferimenti dal centro e all'azzeramento degli investimenti per opere pubbliche, viabilità, agricoltura, politiche abitative, edilizia sanitaria, già programmati in 46 milioni l'anno tra il 2012 e il 2014? Qui sta il nodo. Per l'avvocato Fiammetta Modena, consigliere del Pdl e sfidante della Marini alle passate elezioni, «il sistema, per come è strutturato oggi, non è più sostenibile».
In Umbria tutti aspirano ad avere un posto pubblico. Il confronto con le Marche, regione limitrofa che soffre della stessa perifericità, non regge. Le Marche sono la seconda regione manifatturiera d'Italia per densità.

Le aziende private umbre che competono con successo sui mercati internazionali, e ce ne sono parecchie, sono talvolta ignorate dalla Regione. La storiella che raccontano gli industriali perugini è quella di Umbra group, una delle aziende umbre del settore aerospaziale, tra i più apprezzati fornitori della Boeing di Seattle. Quando, una decina di anni fa, l'impresa chiese alla società regionale Sviluppumbria di rilevarne temporaneamente una quota di minoranza per finanziare l'impetuosa crescita delle commesse, si sentì opporre un netto rifiuto.

Di altri appuntamenti mancati è lastricata la storia della verde Umbria, terra di San Francesco d'Assisi, come quello sulla politica ambientale: tre discariche di rifiuti continuamente ampliate con provvedimenti d'urgenza (l'ultimo prevede una capienza aggiuntiva di 2,3 milioni di tonnellate) e la raccolta differenziata inchiodata per troppi anni, quelli della Lorenzetti, al 30 per cento. Oggi è al 40 per cento. Fratello Sole, sorella discarica.

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