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Questo articolo è stato pubblicato il 20 gennaio 2012 alle ore 07:42.
L'ultima modifica è del 20 gennaio 2012 alle ore 06:40.

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Molti sostengono che la dotazione potrebbe essere più ampia e consistente. E, soprattutto, con criteri concertati prima della call. «Bisogna essere realisti e concreti – ragiona il ministro Profumo –. Le risorse finanziarie sono quasi doppie rispetto all'ultimo bando Prin. Lo sforzo di sintonizzarci con le priorità di "Horizon 2020" – nei settori in cui ciò è possibile – ci potrà consentire di essere più competitivi nell'intercettare i fondi della ricerca europea, riportando a casa una parte rilevante degli investimenti dell'Italia nel prossimo Programma quadro. Si parla di circa 1,7 miliardi all'anno, una cifra dieci volte superiore alle risorse stanziate per i Prin».

Nell'ultimo Prin (anno 2009) la percentuale dei progetti accolti e finanziati – rispetto a quelli presentati – è bassa: tra i primi 20 atenei italiani per numero di progetti (si veda tabella in pagina, ndr) si va del 22% della Sapienza (62 su 276) al 7% dell'Università di Palermo (6 su 91). «Il punto, adesso, è la rigidità dei vincoli introdotti – interviene Guido Barbujani, docente di Genetica all'Università di Ferrara e presidente della Associazione genetica italiana –; con i nuovi bandi, per esempio, si mantiene il vincolo di cinque gruppi per le scienze biochimiche che debbono concorrere a un progetto. In questo modo si favoriscono operazioni che non hanno a che fare con il merito. I pool che hanno vinto i Nobel non hanno queste dimensioni». Ma l'idea di fare "massa critica" sulla ricerca non è sensata? «D'accordo con l'idea della squadra – ribatte Barbujani –, ma la valutazione del merito deve premiare chi vale, non chi si sa muovere bene nei meandri della burocrazia.

E per i giovani ricercatori non può valere il numero delle pubblicazioni: qualità, non quantità. Risorse esigue? È vero, però con i criteri degli scorsi anni riuscivamo a tenerci in piedi. Se pensiamo poi che l'attuale bando Prin si riferisce a fondi del 2010 che vedremo nel 2013... Insomma, spero che ci possano essere altri correttivi». Tra i genetisti sta circolando una lettera per Monti e Profumo che vogliono sottoscrivere centinaia di docenti, adesso all'attenzione anche della Federazione scienze della vita (Fisv): puntano a un incontro al Miur.
Favorevole al nuovo corso impresso dal ministero, invece, si dice Maria Ludovica Gullino, ordinario di Patologia vegetale, vicerettore dell'Università di Torino con delega all'internazionalizzazione, nonché presidente dell'International Society of Plant Pathology: «L'esigenza di una selezione preliminare dei progetti – spiega – era stata avanzata più volte. Averla affidata agli atenei, dovrebbe garantire la selezione dei migliori, in base alla qualità, non a semplici equilibri politici.

Di fronte a finanziamenti piuttosto limitati, è assurdo mettere in atto lunghi e complessi sistemi di valutazione per un numero molto alto di progetti. Il Prin, pur con tutti i suoi limiti, ci può aiutare a fare sistema, imparando ad allargare i nostri orizzonti e a lavorare in modo più interdisciplinare. E poi – conclude Gullino – lasciamo tempo a Profumo: la sua competenza, come la sua capacità di ascolto, non possono essere messe in discussione».

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