Le vie per ricostruire una vera società della conoscenza

Beniamino Andrea Piccone

La cultura non è un lusso
Aderisco al vostro Manifesto, perché pone, in maniera pragmatica, l'attenzione sul “come” far sì che le risorse culturali e le energie personali, che in questo paese sicuramente non mancano, possano effettivamente essere messe al centro del nostro progetto di società. In presenza di un sistema-cultura che consenta una proficua interazione tra istituzioni pubbliche e soggetti privati, si potrebbero cogliere notevoli opportuni con ricadute assai positive in termini di crescita personale e, in definitiva, di miglior tenore di vita per le generazioni future. La cultura non può essere un lusso per pochi, ma merita di essere una risorsa effettivamente accessibile a tutti.
Dimitri Marcolongo

Più risorse a musei e scuola
Auspico che in Italia si svecchi il dibattito pubblico su questi temi, incentrato quasi esclusivamente sui comparti dei beni culturali e dello spettacolo e si parli anche di una filiera, quella dell'industria dei contenuti, che presa nel suo complesso può avere un impatto sulla crescita economica ben più importante di quello solitamente immaginato. Se ne parli e si aiuti, per esempio agevolandone l'accesso al credito, correggendo quelle asimmetrie informative che tipicamente caratterizzano rapporto impresa creativa-banca. Il che non significa dimenticarci dei beni culturali stessi, che stanno alle content industries come la ricerca di base sta all'industria tradizionale. Ma basta con questa insistenza con il binomio beni culturali/turismo! Si rischia di legittimare la rincorsa, da parte dell'assessore alla cultura di turno, della mostra block buster fine a se stessa. Si spendano invece più risorse per una maggiore integrazione tra musei, scuola e università; perché i primi siano veramente centri di produzione e divulgazione del sapere.
Chiara Dalle Nogare
Docente di Economia dei Beni Culturali Brescia

In questi giorni parole minacciose come spread, bund e rating rimbalzano dalle pagine dei quotidiani e dagli schermi televisivi fin dentro le nostre case. Ma c'è uno spread che presenta indicatori a noi costantemente favorevoli: lo spread culturale. I nostri titoli culturali, al contrario di quelli finanziari, non temono confronti. Nessun altro Paese, infatti, può fregiarsi di una così vasta costellazione di città, borghi, castelli, palazzi, chiese, monumenti, opere d'arte, tradizioni e paesaggi. Capolavori dell'uomo e della natura che rappresentano «la risorsa di cui l'Italia è più ricca», per usare le parole del presidente Napolitano. D'altronde, un Paese come il nostro, senza fonti energetiche e materie prime, come può pensare di riprendere la strada per la crescita e lo sviluppo senza riconoscere e valorizzare le potenzialità di quell'immenso patrimonio culturale e paesaggistico che con tanta generosità la storia e la natura ci hanno lasciato?
Fausto Natali
Direttore rivista SITI Unesc

Il sostegno delle reti associative
Aderisco al Manifesto per la Cultura ringraziando il Sole 24 Ore di essere portavoce delle tante energie che in questi ultimi anni hanno promosso la cultura come elemento essenziale per la crescita delle persone, per il rafforzamento del dialogo tra culture diverse, per il rafforzamento della coesione sociale, per il miglioramento del benessere dei territori e delle comunità. Le grandi reti sociali ed associative di promozione culturale che hanno a cuore lo sviluppo del nostro Paese registrano finalmente un importante cambiamento di politica ed istituzioni nell'affrontare le politiche per la cultura riconoscendone il ruolo straordinario per il rafforzamento della nostra democrazia e per lo sviluppo economico e sociale.
Carlo Testini
Responsabile nazionale Politiche culturali dell'Arci

Formare le teste
Intendo aderire e firmare il manifesto per la cultura. Scriveva Montaigne che è meglio avere teste formate che Teste piene. Oggi la tendenza sembra essere quella di avere Teste piene. Bisogna reagire e battersi perché aumentino le teste Formate.