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Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2012 alle ore 06:41.

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Per prima cosa bisogna cambiare l'orientamento della politica economica e finanziaria dell'Europa, abbandonando la strada dell'austerità pura e semplice e imboccando quella della crescita. Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna hanno fatto grandi passi avanti nella stabilizzazione dei conti pubblici, ma la situazione economica e politica in questi Paesi dimostra che l'austerità da sola non basta per risolvere la crisi. Al contrario, c'è il rischio di strangolare o quasi le economie nazionali con una rigida politica del rigore: in Grecia sta già succedendo.
Dietro questa linea politica si nascondono pericoli importanti, perché toglie legittimità alla politica democratica negli Stati nazionali, che deve far fronte a proteste violente e alla crescita di partiti populisti ed estremisti. Ma questa politica è anche sbagliata dal punto di vista economico per l'Unione europea nel suo complesso, perché gli sviluppi in questi Stati producono effetti anche su altre economie orientate all'esportazione. La Germania vende più del 60% del suo export all'interno dell'Unione europea: ecco perché la cosa migliore che possiamo fare è bilanciare le severe misure di austerità con programmi per la crescita. I proventi di una tassa sulle transazioni finanziarie, che personalmente caldeggio, potrebbero, ad esempio, essere destinati a questo scopo.
Per seconda cosa abbiamo bisogno di un programma coordinato per la riforma strutturale dell'Europa. Bisogna potenziare di più la competitività internazionale degli Stati della Ue, perché Paesi emergenti come Brasile, Russia, India e Cina stanno recuperando il distacco, ma anche perché le disparità nella Ue sono troppo grandi. Riforme strutturali ambiziose possono stimolare la crescita e creare nuovi posti di lavoro. Questa almeno è stata la nostra esperienza in Germania. Con il programma Agenda 2010 abbiamo promosso riforme dello Stato sociale prima di altri Stati europei. Nel giro di pochi anni la Germania è passata dallo status di "malato dell'Europa" a quello di "locomotiva dell'Europa" agli occhi degli osservatori internazionali.
Questa evoluzione è stata favorita dalla struttura inconsueta dell'economia tedesca, caratterizzata da un forte tessuto industriale e da numerose piccole e medie imprese. Altre economie, come Francia, Italia e Spagna, dovrebbero seguire il nostro esempio applicando riforme analoghe.
Come terza cosa, sono convinto che l'Europa deve rafforzare l'integrazione politica per superare la crisi finanziaria nel lungo termine. La situazione attuale dimostra chiaramente che è impossibile avere un'area valutaria comune senza avere una politica finanziaria, economica e sociale comune. Ecco perché dobbiamo impegnarci per creare una vera unione politica in Europa, con ulteriori trasferimenti di potere dagli Stati nazionali.
Ritengo inoltre che sia necessario, in questo senso, procedere a riforme delle istituzioni europee:
e La Commissione europea deve evolversi ulteriormente, assumendo le caratteristiche di un Governo eletto dal Parlamento europeo.
r Il Consiglio europeo deve cedere poteri ed essere trasformato in una camera alta, con funzioni simili, per esempio, a quelle del Bundesrat in Germania.
t Il Parlamento europeo deve avere più poteri e in futuro dovrà essere eletto attraverso liste di partito paneuropee, con tanto di candidati al ruolo di presidente della Commissione.
Arrivare a una convenzione europea è un elemento chiave di un processo di rinnovamento che riesca ad aprire un dibattito a livello continentale. Quando ero cancelliere la Germania mise in moto l'accordo per elaborare la Carta europea dei diritti fondamentali e la Costituzione europea. Sfortunatamente la Costituzione europea finì nel nulla, ma molti dei suoi elementi sono presenti nel Trattato di Lisbona. Penso che sia giunto il momento che un nocciolo duro di Stati pronti ad avanzare sulla strada dell'integrazione metta in moto una nuova convenzione per il futuro dell'Europa.
Uno sviluppo di questo genere è importante perché ora più che mai abbiamo bisogno di un'Europa integrata. Nella politica e nella competizione economica globali solo un'Europa unita può avere speranze, perché uno Stato nazionale da solo, anche se si chiama Germania, è troppo debole. Potremo sopravvivere come centro di potere - fra gli Stati Uniti e la Cina - solo se continueremo sulla strada dell'integrazione. In questo caso l'Unione europea rimarrà una comunità di successo dal punto di vista sociale, economico, culturale e politico, diventando un modello per altre regioni. L'europeizzazione è una risposta politica razionale alla globalizzazione.
Gerhard Schröder è stato cancelliere
della Repubblica federale tedesca
(Traduzione di Fabio Galimberti)
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