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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2012 alle ore 08:00.

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Lari spiega la genesi delle indagini: «A fine giugno 2008 mi arriva una nota del Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, con cui mi viene trasmessa copia del verbale di un colloquio investigativo di Gaspare Spatuzza, all'ergastolo per le stragi del '93 e autore di una quarantina di omicidi, il quale si autoaccusa e accusa altri di essere stato lui l'artefice del furto della 126 usata in Via D'Amelio.

La versione che Spatuzza fornisce del segmento preparatorio della strage confligge con quella che era stata operata sulla base delle dichiarazioni di Scarantino, a sua volta arrestato per le false dichiarazioni di Candura».
Il Procuratore capo di Caltanissetta corre a interrogare Spatuzza per trasformare il colloquio investigativo in un verbale processualmente utilizzabile. Il pentito veste di nero, a lutto; piange per le vittime innocenti uccise. Spiega la sua collaborazione come il risultato di una conversione religiosa che trova conferma nella testimonianza del cappellano del carcere. All'inizio i magistrati sono scettici. L'idea che i tre processi già celebrati su Via D'Amelio poggino su accuse false appare inverosimile. Eppure il racconto di Spatuzza regge a ogni riscontro investigativo.

Aggiunge Lari: «Cominciai a convincermi che diceva la verità dopo il sopralluogo nella via in cui era stata rubata la 126 in uso a Pietrina Valenti». A nessuno era venuto in mente in vent'anni di compiere questa banale operazione. Prosegue Lari: «Sono andato a recuperare la proprietaria dell'auto per farmi mostrare il punto esatto della strada dove la macchina era parcheggiata prima del furto. Ho ripetuto l'operazione con Candura, che mi ha indicato un posto diverso. Poi ho fatto venire Spatuzza, che senza esitare mi ha additato lo stesso luogo indicatomi dalla Valenti».
Lo stesso Spatuzza riferisce di aver fatto cambiare prima dell'attentato le ganasce dei freni dell'auto: circostanza verificata grazie al ritrovamento del tamburo tra i resti della vettura.

La pista Scarantino si scioglie come neve al sole. Candura è un balordo che conduce un'esistenza sordida, vivendo di spaccio e furti d'auto. È sposato, ha una figlia, ma intrattiene una relazione omosessuale con una persona dalla quale si fa mantenere. È amico del fratello di Pietrina Valenti, Luciano (un seminfermo di mente, come del resto la sorella e gli altri fratelli), del quale si serve come attore per girare filmini porno.
È stato dunque un clamoroso errore investigativo e giudiziario il "pentimento" di Scarantino o un colossale depistaggio? Quale il movente della strage? «Questo dovranno deciderlo i giudici», dice Lari. Il rinvio a giudizio è previsto per l'autunno. Diversi fatti sono però emersi nel frattempo. L'ipotesi che il capo dei capi, Totò Riina, avesse concepito la strage di Via D'Amelio per ostacolare l'introduzione definitiva del carcere duro ai mafiosi è debole, perché in quel momento in Parlamento s'era costituito uno schieramento trasversale ai partiti che era favorevole all'abolizione del 41 bis.

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