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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2012 alle ore 08:06.

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A chiarire quest'ultimo punto è la ricerca "Soft skills in action. Halls of residence as centre for life and learning", presentata recentemente all'Assemblea generale di Euca, a Bruxelles. L'indagine ha messo in evidenza come il modello formativo dei collegi di merito favorisca particolarmente lo sviluppo di competenze trasversali, in un contesto relazionale dinamico e internazionale, basato sul dialogo continuo con il mondo del lavoro e delle università. In particolare è stato rilevato che in ognuno degli otto Paesi partecipanti – Belgio, Francia, Italia, Germania, Polonia, Regno Unito, Spagna, Ungheria – lo sviluppo delle soft skills segue percorsi più o meno analoghi, ma con tratti peculiari. Ad esempio, i corsi congiunti con le università sono più numerosi in Spagna (16,7%) rispetto all'Italia (8,7%). Viceversa, le percentuali relative alle partnership con le aziende sono analoghe, con il 47,3% dell'Italia che si confronta con il 47,8% della Spagna. Qui, tuttavia, è più stretto il legame con le Camere di commercio (50% contro il 21,2% dell'Italia), che offrono certificazioni per le attività svolte nei collegi. Rispetto al riconoscimento dei crediti, in Spagna un corso su quattro ottiene l'accredito. In Italia circa uno su sette.

Le percentuali di job placement degli ex residenti dei college italiani sembrano così dare ragione dell'impegno profuso da anni nella sfida, fotografato da "Soft skills in action". Secondo la Conferenza dei collegi universitari di merito – l'associazione che riunisce in Italia e all'estero i 14 enti che gestiscono 47 collegi di merito su tutto il territorio nazionale e che fa parte di Euca – la percentuale di laureati che a un anno dalla laurea lavorano si attesta sul 66 per cento.
Tornando all'indagine è interessante rilevare che è stato costruito un elenco dettagliato delle abilità. "Soft skills in action", spiega la curatrice del volume, Maria Cinque, ricercatrice della Fondazione Rui e docente del Campus Bio-medico, rappresenta l'anticipazione dei risultati di un progetto più ampio – ModES (Modernising higher education through soft skills accreditation) – finanziato nell'ambito del programma europeo Lifelong learning Erasmus.

Mirato a creare un punto d'incontro tra soft skills, tecnologie, istruzione universitaria e accesso al mondo del lavoro, attraverso il confronto fra le competenze richieste dal mondo delle aziende (lato domanda) e le best practices realizzate in alcuni atenei e collegi di merito (lato offerta), ModES è iniziato nel 2009 e si concluderà a settembre 2012. Al progetto hanno partecipato 16 partner (fra cui l'Università di Vienna e il Politecnico di Varsavia) di 10 Paesi europei (Italia, Spagna, Belgio, Gran Bretagna, Polonia, Malta, Lituania, Slovenia, Germania, Austria) impegnati nell'elaborazione di linee guida per il raggiungimento sia di un curriculum di soft skills unificato e riconosciuto a livello europeo all'interno del percorso universitario, sia di una maggiore corrispondenza tra i profili dei laureati e le richieste del mercato del lavoro.

È stata dapprima condotta un'analisi mirata a definire e circoscrivere l'ambito delle cosiddette soft skills. In seguito, è stata realizzata un'indagine quali-quantitativa su un campione di 264 aziende in 5 Paesi – Italia, Spagna, Lituania, Slovenia e Malta – con un'adesione massiccia dell'Italia, presente con 125 aziende provenienti da 24 settori industriali. Dall'indagine effettuata presso le industrie dei settori più disparati sono scaturite 21 soft skills, richieste dal mondo aziendale, raggruppate successivamente in tre categorie: personali, interpersonali e metodologiche. La parte finale del progetto, che sarà presentato il prossimo 27 settembre al Parlamento Europeo, a Bruxelles, mostrerà quanto le soft skills individuate dalle aziende coincidano con l'offerta messa in campo da università e altri enti.

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