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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2012 alle ore 06:39.

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A fronte di ciascun lotto la società emette obbligazioni garantite dai beni e diritti che compongono il lotto. Essendo emesse da un soggetto privato, tali obbligazioni non entrano nel computo del debito pubblico.
Le caratteristiche delle emissioni obbligazionarie sono: durata 5/10 anni, una opzione (warrant) negoziabile sui mercati regolamentati separatamente dal titolo obbligazionario; tasso di interesse inferiore a quello dei titoli di Stato di eguale durata in ragione della garanzia che tali obbligazioni hanno sui beni e diritti del relativo lotto e del valore del warrant che può essere negoziato sul mercato.
Lo Stato incassa il corrispettivo e lo porta direttamente a riduzione del debito pubblico con l'obiettivo del 100% del Pil, con conseguente risparmio di interessi ad ulteriore beneficio per lo Stato. Negli anni di vita del prestito obbligazionario la società procede alla valorizzazione ed incremento della redditività dei beni e diritti acquistati in modo da aumentarne il valore.
Alla scadenza dei singoli lotti del prestito obbligazionario, ovvero anche prima a scadenze predeterminate, il soggetto che avrà proceduto all'acquisto di opzioni (warrant) avrà diritto all'acquisto dei beni e diritti costituenti il lotto di riferimento ed il prezzo per tale acquisto sarà utilizzato per il rimborso delle obbligazioni. L'eventuale mancato acquisto dei beni e diritti avrà come effetto la nuova emissione delle obbligazioni per un ulteriore periodo ed i portatori delle opzioni saranno privilegiati nella relativa sottoscrizione.
Inoltre è prevista la facoltà, per i detentori istituzionali e privati di titoli del debito pubblico italiano, di concambiare questi ultimi con le nuove obbligazioni con warrant, a condizioni più favorevoli rispetto al corso di mercato.
La tempistica delle emissioni segue un criterio modulare, per cui si preparano di volta in volta le varie tranche (lotti) e si lasciano in stand-by, in attesa che sul mercati si creino spazi ottimali di recettività (scadenze e rinnovi di titoli pubblici, condizioni di mercato favorevoli).
Conclusioni
La nuova strategia di politica economica non deve essere solo di ingegneria finanziaria, ma deve avere in sé tutta la forza, tutta l'etica, di un cambio di passo, di uno shock economico finanziario finalizzato alla crescita e alla credibilità della nostra finanza pubblica. Perché attraverso meno debito si realizza più mercato, minore pressione fiscale, nuovi investimenti, più capitalismo, più competitività, più occupazione, emersione del sommerso, più responsabilità, più credibilità.
Questo è l'unico scudo anti-spread in grado di funzionare da subito, su nostra decisione e responsabilità. Diventare europei nel debito significa diventare europei a 360 gradi. Nei mercati, nelle banche, nella finanza, nelle relazioni industriali, nella giustizia, nella politica. Insomma, mettere fine al non più sopportabile compromesso consociativo che dal dopoguerra ha soffocato e soffoca il nostro Paese. Compromesso diventato incompatibile tanto rispetto alla finanza globale quanto rispetto a questa Europa dell'euro che mal ci sopporta.
Renato Brunetta è coordinatore dei Dipartimenti del Pdl
L'analisi in pagina è un ampio stralcio del Rapporto
di sintesi di un lavoro dei Dipartimenti del Pdl cui hanno collaborato Paolo Romani, Luigi Casero e Guido Crosetto.
Si ringraziano i professori Francesco Forte, Rainer Masera
e Paolo Savona per i loro fondamentali contributi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

www.ilsole24ore.com
La versione integrale del Rapporto
LA PROPOSTA DEL PDL

La riduzione del rapporto debito/Pil
Non basta la crescita del Pil. Servono contestualmente una riduzione strutturale del debito pubblico per almeno 400 miliardi di euro (circa 20-25 punti di Pil) come valore obiettivo, così da portare sotto il 100% il rapporto rispetto al Pil in 5 anni.
Il dimezzamento del servizio del debito
Nello stesso arco temporale, dai 75-82 miliardi attuali a 35-40 miliardi (circa 2 punti di Pil), che deriva dall'intervento sullo stock del debito, dalla riduzione dei tassi di interesse/rendimento e da azioni mirate di riduzione selettiva del costo del debito stesso
Operazioni one-off
Servono convenzioni fiscali con la Svizzera, sul modello di quelle già stipulate con il Paese elvetico da Germania e Inghilterra, per un totale di 30-40 miliardi subito e ulteriori 5-7 miliardi negli anni successivi.
La pressione fiscale
Queste operazioni mirano a ridurre, in 5 anni, la pressione fiscale di un punto percentuale all'anno (dal 45% attuale al 40%), rilanciare gli investimenti, soprattutto facendo ricorso al project financing, alla partnership pubblico-privata e al finanziamento del credito agevolato con effetti leva di 5 volte l'apporto pubblico annuo.
Dove destinare le risorse
Il piano prevede che per la quota one-off (30-40 miliardi dalle convenzioni fiscali con la Svizzera) allo stimolo immediato degli investimenti su due o tre anni; per la quota strutturale (35-40 miliardi annui dal tendenziale dimezzamento del servizio del debito) alla progressiva riduzione della pressione fiscale.
I tre interventi urgenti
RIFORME STRUTTURALI
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