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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2012 alle ore 09:40.
C'era un testo della tradizione ebraica particolarmente caro al Cardinale Martini, al punto di averne fatto il titolo di una delle "Cattedre dei non credenti". È un passo del libro biblico dell'Esodo che suona così: «Chi è come te fra gli Dei?» (15,11). Si tratta di una solenne, potente professione di fede nell'Onnipotente Salvatore. Ebbene, curiosamente il midrash, cioè la resa esplicativa della tradizione giudaica, offre una sorprendente e fin sconcertante variante. Mi kamoka ba-'elim, «chi è come te fra gli Dei?», si trasforma in un mi kamoka ba-'illemim, «chi è come te fra i muti?». Dio conosce anche i silenzi abissali, e Giobbe ne è un testimone attonito e urlante. Martini ha saputo presentare sia il Dio glorioso del Sinai e della Pasqua, ma anche soprattutto con la sua vicenda finale, anche il Dio muto del Calvario che non risponde neppure al Figlio. Ha indicato a uomini e donne di buona volontà il Dio della parola luminosa, e il Dio silenzioso che molti credono sia assente o inesistente, mentre è solo un mistero altissimo da scoprire.
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