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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2012 alle ore 06:39.

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A questa delicatissima rotta volta a tenere il Partito unito e traghettarlo verso il futuro lavora l'attuale dirigenza. Proprio per l'importanza del processo in corso, i restauratori accusano oggi Deng, prima santificato, di avere rovinato il Paese e arrivano a sostenere che senza le riforme di Deng e con il regime di Mao oggi la Cina sarebbe più ricca e potente.
Con alle spalle questo acceso dibattito non c'è chiarezza sui nomi o le competenze che potranno avere i membri del futuro politburo. La prima incertezza riguarda il presidente attuale Hu Jintao. Non è chiaro se lascerà tutte le cariche o manterrà quella cruciale di presidente della commissione militare centrale, ultimo garante del potere cinese. Nel congresso del 2002, che portò al potere Hu, il presidente precedente Jiang Zemin mantenne la guida dei militari per altri due anni. Hu, sul modello di Jiang, potrebbe conservare il potere per un paio di anni. O forse di più, visto che a novembre non avrà compiuto 70 anni, mentre Jiang si ritirò completamente a 78 anni. Voci però raccontano che Hu potrebbe lasciare completamente, e in questo marcare una cesura netta con il passato. Inoltre sul politburo c'è ancora grande confusione. I pochi dati certi paiono essere che Xi avrà la presidenza dello Stato e Li Keqiang sarà il suo numero 2 nel Partito. Ma non è scontato che Li sarà il primo ministro. Potrebbe ottenere la presidenza del parlamento, lo Npc (Il congresso nazionale del popolo). Per sciogliere il dilemma bisognerà aspettare marzo del 2013, prossima sessione del Npc.
Sembra poi esserci consenso sul fatto che il politburo sarà ridotto di numero, dagli attuali nove membri a sette. Ma neanche su questo non vi è una strada tracciata: ogni decisione può essere ribaltata fino all'ultimo momento.
Infine vi è incertezza sugli altri cinque promossi. Voci danno per certa la promozione nell'empireo del potere di Li Yuanchao, attuale capo dell'ufficio organizzazione del Partito, ma non si sa bene con quale incarico. Incerto il destino di Zhang Dejiang, attuale segretario del Partito nella mega metropoli di Chongqing, mandato a rimettere ordine dopo la purga del deposto e neo-maoista Bo Xilai, e poi anche di Wang Yang, segretario della provincia meridionale del Guangdong, rivale del modello politico di Bo.
L'elemento di maggiore novità sarebbe rappresentato dall'arrivo nel politburo di Hu Chunhua, classe 1960. Hu potrebbe essere il presidente della Cina nel 2022. Che riesca ad approdare direttamente al vertice o meno Hu è il futuro. Attualmente segretario del Partito in Mongolia interna Hu ha vissuto in Tibet per “duecento mesi”. La sua promozione e il suo corso di carriera indicano come l'attuale leadership pensi sia essenziale concentrarsi sulla questione delle minoranze etniche e in particolare su quella tibetana. Questo è il tema di lungo termine del futuro, sembra dire il Partito. Alla riforma politica e istituzionale invece penseranno Hu e il suo successore Xi.
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