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Questo articolo è stato pubblicato il 21 ottobre 2012 alle ore 16:58.

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Oggi le oligarchie, soprattutto quelle finanziarie, e quelle del Leviatano tecno-burocratico, stanno provocando la crisi dello Stato moderno. La tendenza di una serie grandissima di gruppi sociali è quella di costituirsi ciascuno una cerchia giuridica indipendente, mentre il diritto statuale cerca invano di inglobarne le regole o, quando considera illegali i loro comportamenti, di sanzionarli, riuscendoci con sempre più scarso successo, a causa della confusionaria alluvione legislativa e della inefficienza della giustizia. Legge e giustizia rincorrono l'illegalità come Achille la tartaruga, nel noto paradosso di Zenone. Difficile è negare che anche organizzazioni criminali come la mafia, la camorra, l'andrangheta non costituiscano, come correttamente sosteneva Santi Romano, ordinamenti giuridici, ciascuno nella propria orbita, anche se sono antigiuridici rispetto al diritto dello Stato che li esclude dalla sua sfera, anzi li combatte.

Ma come non definire oligarchie e quindi istituzioni e ordinamenti giuridici le varie organizzazioni dello Stato, dal quale pur sono indipendenti, quali le varie autorità di settore, fenomeno in aumento, a cui sempre più spesso sono delegate funzioni legislative vere e proprie? Ed è questo l'ambito della cosiddetta normazione secondaria, che sovente diventa primaria. E si potrebbe via via parlare degli Enti locali, dalle Regioni, alle Province, ai Comuni, delle associazioni sindacali e dei partiti politici e le loro autonome modalità di elezione, come le primarie, anch'esse poi singolarmente strutturate in sotto-oligarchie.
La caratteristica principale di queste oligarchie è il regime di segretezza. Esse sono soprattutto quelle globalizzate che dominano i mercati finanziari e dettano, direttamente o indirettamente, regole e sanzioni ai vari Paesi.

È questo regime di segretezza che pretende criteri fideistici di appartenenza e meritocrazia, e che trova esempi non indifferenti nelle vicende che hanno coinvolto recentemente anche il Vaticano, e la stranezza delle sue procedure giudiziarie.

La conclusione di un'esemplificazione che potrebbe continuare a lungo, è che al di là e al di fuori di altre norme imperative il rimedio per lo Stato e per la democrazia nei confronti dei poteri, anche interni delle oligarchie dominanti, è quello di pretendere per chiunque e a tutti i livelli, al di là di ogni arrogante autoesaltazione, comportamenti ispirati a trasparenza. La trasparenza e la cultura della vergogna paiono l'unica arma contro la prepotenza delle oligarchie palesi o simulate, che hanno definitivamente corrotto il concetto fondamentale di Stato, coltivato da Hegel e da Kelsen.

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