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Questo articolo è stato pubblicato il 04 dicembre 2012 alle ore 08:09.

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Carlo Di Carlo e Onofrio Mongelli, ex segretario e attuale coordinatore del sindacato dei dirigenti regionali pugliesi, parlano «di un sistema di spoil system che formalmente rispetta le regole ma in realtà è tutt'altro che trasparente».
Proprio per legare a doppio filo i direttori d'area agli assessori e al governatore, si è creato un modello organizzativo a cascata, in cui tutte le figure sono legate le une alle altre. Esempio: il governatore sceglie l'assessore, che a sua volta individua il direttore d'area; quest'ultimo seleziona il dirigente di servizio (che ha potere di firma sugli atti, quindi un ruolo strategico) sottoponendo il suo nome al vaglio della Giunta, che generalmente approva. Così di seguito: il numero due della struttura, il dirigente di servizio, coopta e sottopone al dirigente d'area il nome del grado immediatamente inferiore al suo, il dirigente d'ufficio. Insiste Mongelli: «Non abbiamo mai capito quali siano i criteri sulla base dei quali si scelga un dirigente. I bandi sono così vaghi che sembrano fatti apposta per allargarne al massimo la discrezionalità».

Sulla frenesia del reclutamento si è pronunciata anche la Corte dei conti. Che, malgrado la Regione sia in rosso, ha registrato l'assunzione di 125 tra dipendenti e dirigenti a tempo indeterminato e la stipula di contratti di collaborazione del valore di 2,5 milioni.
Tra i fedelissimi direttori d'area c'è Antonello Antonicelli, entrato alla corte del governatore qualche anno dopo la laurea in ingegneria con incarichi in conflitto tra loro: dirigente d'area per l'ambiente, dirigente del servizio Ecologia (ad interim) e presidente del Comitato regionale di valutazione d'impatto ambientale. Il nome di Antonicelli compare anche nell'inchiesta sull'Ilva di Taranto e nelle intercettazioni telefoniche tra il faccendiere ed ex plenipotenziario dell'Ilva, Girolamo Archinà, e il direttore dell'acciaieria.
A giganteggiare è anche l'avvocato Davide Pellegrino, che somma tre ruoli di non poco peso: capo di gabinetto del governatore (e dunque custode dei segreti politici), segretario pro tempore della Giunta regionale e coordinatore della task forse dei fondi Por. I baresi fanno notare il sodalizio matrimoniale di Pellegrino con la presidente dell'Ordine regionale dei giornalisti, protagonista di denunce e controdenunce per aver riconosciuto un praticantato d'ufficio a una collega che lavorava ai piani alti della Regione.

E i burocrati di carriera? Dopo anni di proteste, sono stati accontentati con la nomina di Bernardo Notarangelo a direttore d'area. Notarangelo viene assunto dalla Regione Puglia nel 1976 e un mese dopo diventa assessore (e dieci anni dopo sindaco) di Putignano. Come supermanager, cumula il ruolo di dirigente del servizio Mediterraneo e quello di direttore d'area per l'Organizzazione e la riforma dell'amministrazione. Per non avere comunicato un incarico incompatibile, l'amministrazione regionale gli ha inflitto un mese di sospensione.
Una sanzione che un paio di settimane fa lo ha spinto alle dimissioni (nel 2010 era stato coinvolto in un'inchiesta della Procura dell'Aquila su un programma di cooperazione internazionale). «La sospensione è un atto ingiusto al quale ho opposto ricorso», dice al Sole 24 Ore. Anche Mario Aulenta, dirigente d'area al bilancio regionale, ha fatto un passo indietro annunciando di voler tornare all'Università. Ora è in pole position per diventare revisore dei conti dell'Agenzia regionale per la sanità.
Dal 2008, quando Minervini battezzò i dirigenti d'area, ci sono stati ben nove avvicendamenti e una condanna a un anno di carcere. Quella per turbativa d'asta inflitta all'uomo immagine di Vendola ed ex direttore della comunicazione istituzionale, Eugenio Iorio, la mente organizzativa dell'ultima campagna elettorale del presidente di Sel.
Insomma, una gran confusione sotto il cielo di Puglia. Ecco perché la traversata del Mar Rosso potrebbe essere molto meno Gaia del previsto.

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