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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 07:12.

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All'Agenzia regionale dei trapianti hanno cercato di piazzare come presidente un dentista, Gaetano Marcello, ex sindaco di Viticuso (Frosinone) legato alla Lista Polverini, e come vicepresidenti altri due raccomandati, Pietro Alimonti e Aldo D'Avach. Il presidente del Consiglio regionale uscente, Mario Abbruzzese, aveva già firmato il decreto nel febbraio 2012. Dall'accesso agli atti è emerso che i candidati idonei erano parecchi, ma che su quella triade c'era un'intesa bipartisan. Il fatto singolare è che sui curricula di questi tre signori non figuravano né timbro di consegna né numero di protocollo. Risultato: le nomine sono state revocate. Ancora oggi l'Agenzia è senza un presidente. Per di più sul curriculum di D'Avach, ex segretario della Cgil Trasporti del Lazio, era annotata a penna la sigla "Pd". A spendersi per lui è stato Esterino Montino, il capogruppo uscente dei democratici, del quale un autorevole esponente del Pd, Giovanna Melandri, ebbe a lamentarsi per l'atteggiamento poco vigile che avrebbe avuto sul "piano casa" della Polverini in cambio di posti di sottogoverno.

Il consociativismo è il cancro della Regione. Il coinvolgimento dell'opposizione nella gestione del potere avviene a tutti i livelli, a cominciare dall'ufficio di presidenza, dove i rappresentanti della maggioranza siedono accanto a quelli di Pd e Italia dei valori. E i burocrati vanno a nozze con il consociativismo. Fegatelli all'inizio era agganciato ai Verdi, nell'era Polverini s'è avvicinato all'Udc e ora il suo segretario dà una mano al comitato elettorale di Nicola Zingaretti, candidato del Pd alle prossime elezioni. Guido Magrini, responsabile del dipartimento per la programmazione economica e sociale, è considerato l'incarnazione del consociativismo. Inizialmente organico al Pci e poi ai Ds, è diventato dirigente della Regione a metà anni 90, è stato promosso direttore del bilancio dalla giunta Badaloni ed ha continuato a mantenere l'incarico sia durante la presidenza Storace sia nel primo anno di presidenza Marrazzo. Quindi è andato a dirigere il dipartimento economico. È stato lui a gestire i conti dell'amministrazione in questo lungo arco temporale. Ed anche negli anni della Polverini la sua stella non è tramontata. Racconta Luigi Nieri, capogruppo di Sel alla Pisana, che fu assessore al Bilancio con Marrazzo: «Trovammo 10 miliardi di debiti fuori bilancio, tra cui fatture da pagare per 3,7 miliardi delle quali non si conosceva l'esistenza. Su queste fatture, che erano finite in mano a importanti operatori della Sanità, la Regione corrispondeva il 10% di interesse. Ne siamo usciti con un piano di rientro ed un prestito del ministero dell'Economia che ci costa tuttora una rata annua di 310 milioni».

Si parla tanto di spoils system, ma le logiche consociative fanno sì che certe figure di vertice siano inamovibili a prescindere dalle maggioranze. Fino al settembre scorso i massimi dirigenti della Pisana erano ancora quelli nominati da Storace tra il 2000 e il 2005 - Cecinelli, Vespasiano, Onoratino Orticello e Vincenzo Ialongo - e tutti provenienti dalla provincia di Latina, come l'allora presidente del Consiglio regionale, Claudio Fazzone, ras del Pdl di Fondi. Anche Orticello è di Fondi, ne è stato il sindaco. Guadagna oltre 180mila euro l'anno, è stato nominato senza concorso. E nella sua scheda di valutazione leggiamo che «non risulta in possesso delle capacità di controllo delle risorse economiche e di adozione di soluzioni che permettano risparmi di tempo e di spesa». Ialongo è di Itri, è sulla stessa fascia di stipendio di Orticello, e gestisce il servizio tecnico strumentale: 46 milioni spesi dal 2008 a oggi per imbiancare e fare manutenzioni alla Pisana. E adesso che Storace si è ricandidato alla carica di governatore ritorna a galla la storia dei 480 funzionari da lui promossi dirigenti senza concorso e senza controllo sul titolo di studio. L'operazione, annullata da Tar e Consiglio di Stato, fu sanata dalla Regione con una leggina dichiarata poi incostituzionale. Solo che nel frattempo molti di quei dirigenti avevano ricevuto incentivi all'esodo o erano andati in pensione.«È il consociativismo a rendere possibili operazioni del genere», dice Ferdinando Bonessio, capo della segreteria del gruppo Verdi nonché presidente degli ambientalisti del Lazio. E conclude: «Non si possono assumere 480 persone se l'opposizione non vuole. Quando si creano legami occulti per governare insieme i risultati sono questi».

Quarta puntata di una serie Le precedenti puntate della serie Regioburocrati sono state pubblicate sul Sole 24 Ore del 4 dicembre (Lombardia e Puglia), dell' 11 dicembre (Basilicata) e del 15 dicembre (Emilia).

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