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Questo articolo è stato pubblicato il 30 dicembre 2012 alle ore 14:33.

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Se la democrazia non deve perdersi, i popoli europei, e in particolare quello italiano in vista delle vicine elezioni, debbono cercare il bene comune di "pari passo" nel loro Stato e in Europa. Insomma, una democrazia politica, sia in Italia, sia in Europa, voluta dal popolo e non imposta da élite tecnocratiche non elette, ma nominate o cooptate.

È perciò che sia Barbara Spinelli sia l'Economist correttamente hanno scritto che per l'Europa, è arrivato il "momento Hamilton", uno degli autori del The Federalist, che costituì la base ideologica della federazione americana. Dopo la vittoriosa rivoluzione molti Stati erano gravemente indebitati ed Hamilton, quale segretario del Tesoro, nel Rapporto presentato al Congresso nel gennaio 1790, spinse il nuovo governo federale ad assumersi interamente quei debiti. Il risultato fu sorprendente: i debiti furono regolarmente ripagati e il surplus redistribuito tra gli Stati. Attualmente il governo federale americano sopporta quasi due terzi delle spese totali e ha certamente un vantaggio comparativo nell'indebitamento a tassi inferiori sia sul mercato interno, sia su quello internazionale. La semplice conclusione è che se il governo federale americano sospendesse i finanziamenti, i singoli Stati dovrebbero aumentare le tasse, operare tagli e indebitarsi ancora di più o dichiarare default. Da Hamilton, e più che mai, come sosteneva Benedetto Croce, poiché ogni vera storia è storia attuale, arriva l'ispirazione per il programma politico europeo e italiano. Agende diverse rispecchiano solo ambizioni elitarie e non fanno altro che rammentare le vicende descritte da Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo.