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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2013 alle ore 12:27.

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Abramson, prima donna a dirigere il New York Times, ha dato la sua ricetta: utilizzo delle nuove tecnologie, contaminazione tra generi (letteratura, cinema, giornalismo), interattività, importanza dei dettagli nel raccontare la cronaca, capacità di analisi e di approfondimento dei fatti, notizie a pagamento anche sul web. «L'iniziale diffidenza dei giornalisti nei confronti della mutimedialità è ormai superarata e in futuro nel mestiere non ci sarà più la "media", ma solo la qualità o le cose scadenti - aggiunge -. Il progetto del Quotidiano in classe, simile a ciò che noi facciamo a New York, è un'esperienza ottima per avvicinare i giovani alla lettura e aiutarli nella loro crescita come cittadini».

Per Cucchiani, le nuove generazioni «è bene che si abituino a prendere le opportunità di lavoro e di vita là dove ci sono, in Italia come all'estero», ha spiegato ricordando che mentre l'Europa arranca, alcune aree del mondo crescono in maniera importante. «La mia preoccupazione riguarda soprattutto chi, pur volendo, non riesce a fare esperienze fuori d'Italia - sottolinea il manager di Intesa Sanpaolo - e penso che la cosa importante sia rendere attrattivo il nostro Paese, perchè anche chi va possa tornare: in questa ottica, come gruppo, abbiamo lanciato un programma di supporto alle startup tecnologiche».

Guzzetti, numero uno dell'Acri, l'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria, 30 delle quali sono sponsor dell'Osservatorio Giovani-Editori, sostiene l'esigenza di «rilanciare un modello di welfare locale, o di comunità, attraverso il volontariato soprattutto giovanile, come risposta al progressivo disimpegno dello Stato e a garanzia della coesione sociale. Sono convinto - dice - che i soldi pubblici che sono finiti non torneranno più: al loro posto vedo l'impegno delle imprese e dei cittadini, che vanno educati fin dalla scuola, anche attraverso la lettura dei quotidiani». Giornalismo come formazione civile, dunque. Lo ha ricordato il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, citando tra gli altri esempi quello di Walter Tobagi, ucciso dai terroristi nel 1980. Ma per avvicinare i giovani «servono giornali meno lenti e più rock, meno giurassici e più cool», dice Ceccherini, che «non lascino soli i ragazzi nel mare magnum della rete» e offrano loro dei «porti sicuri dove capire i fatti». A loro volta, per il presidente dell'Osservatorio, «i giovani devono impegnarsi a essere spine nel fianco del conformismo che, come disse John Fitzgerald Kennedy, è il nemico della libertà e il carceriere della crescita».

Agli editori, Ceccherini chiede «di rimboccarsi le maniche e giocare in attacco»; ai direttori dei grandi quotidiani «di avere più coraggio, puntando alla qualità». L'unica che può portare al successo. «I contenuti sono per un giornale come il cibo per un ristorante», è il commento del premio Pulitzer Kann. Difficile dargli torto.

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